L'evento è stato occasione per esprimere la volontà di giungere ad un programma futuro condiviso con le istituzioni, “piccolo, ma concreto”, con cui darsi un nuovo appuntamento di approfondimento

Si è svolto giovedì 18 giugno presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana un convegno sul tema delle CdC (Case di comunità): secondo il DM 77/2022, questi saranno luoghi privilegiati per la progettazione di interventi di carattere sanitario, sociale e di integrazione sociosanitaria, ma anche luoghi di “co-produzione” di servizi con le comunità locali. L’iniziativa è stata realizzata da Labsus in collaborazione con l’Alleanza delle case della comunità (rete nazionale costituita da di 11 associazioni del Terzo Settore nazionali sorta nel giugno del 2024) e RiD (Rimediare in dialogo), col patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Firenze. Hanno partecipato rappresentanti di Comuni e aziende sanitarie della Toscana e del mondo del terzo settore.
Il convegno è stato aperto da S. Spinelli, Ass. alle politiche sociali della Regione Toscana e da N. Paulesu, Ass. al Welfare e integrazione sociale del Comune di Firenze: con entrambi gli organizzatori del convegno hanno sviluppato un programma condiviso articolato in tre panel ognuno finalizzato a tre specifici obiettivi convergenti, come evidenziato anche da R. Caselli (Labsus):

  1. Avviare un dialogo congiunto fra istituzioni, cittadini (singoli o organizzati) ed Enti del Terzo Settore basato sulle concrete esperienze della Toscana, evidenziando percorsi di amministrazione condivisa verso le CdC, la cui realizzazione è prevista nel 2026;
  2. Collegare le diverse esperienze valorizzando il necessario ruolo attivo delle istituzioni nel “fare comunità” e favorendo scambi di pratiche che possono costituire anche opportunità formative;
  3. Individuare alcune linee di lavoro comune e condivise per il futuro, anche in riferimento alla realtà dei patti di collaborazione e della stessa LRT 71/20 relativa all’amministrazione condivisa dei beni comuni.

Alcune esperienze emblematiche toscane

Nel primo panel, coordinato da R. Caselli, si è posta l’attenzione su due diverse esperienze concrete toscane che sono sembrate emblematiche: S. Chienni, Sindaco di Terranuova ha introdotto i tratti essenziali dell’esperienza realizzata in Valdarno, in cui si è previlegiata anche una salute relazionale, ossia in cui la promozione di stili di vita sani, sussidiarietà e prossimità sono stati centrali avvalendosi anche di strumenti quali i patti di collaborazione.
Dormentoni e E. Rolle hanno poi evidenziato come una biblioteca possa diventare centro di promozione e cultura della salute in un territorio caratterizzato da una forte e attiva comunità, qual è quella dell’Isolotto, nel quartiere 4 di Firenze.
M. Nerattini, Direttore della Società della salute di Firenze, ha ricordato in proposito il protocollo d’intesa sottoscritto il 22 ottobre 2024 fra Quartiere 4, Azienda Usl Toscana Centro e Comune di Firenze che formalizza una collaborazione nata spontaneamente e che diventa un importante tassello per le future CdC.
Del resto la Biblioteca all’Isolotto ha sempre prodotto benessere sociale come componente della salute, sviluppando progetti di accompagnamento alla genitorialità, la Casa Parkinson (laboratori artistici con SDS e Fondazione Fresco), il Caffè Alzheimer con AIMA, Cocoon – ginnastica dolce per anziani – il gruppo di volontari “Nonni Leggendari” che leggono nelle RSA, le “Letture nell’orto” per educare i bambini all’alimentazione, “Nati per Leggere”, e iniziative come “Pillole di benessere” e molto altro. La biblioteca – con cui è stato siglato uno dei primi patti di collaborazione di Firenze – è quindi un presidio flessibile, che ha dimostrato di sapersi adattare ai bisogni del territorio e offrire alle associazioni un luogo di coordinamento e di attrazione: è quindi oggi una delle esperienze per la Casa della Comunità che è “davvero di comunità”, come ha affermato Nerattini.

Alleanze per costruire comunità

Nel secondo panel, N. Garuglieri ha evidenziato come le relazioni sociali siano sempre più rarefatte, i contesti sempre più liquidi ed anche il volontariato fatica ad innovarsi. Dunque, le istituzioni pubbliche devono assumere un ruolo proattivo e propulsivo: non solo accogliere la comunità, ma esserne costruttrici. I Comuni, le ASL, non possono limitarsi all’erogazione di servizi ma diventare sempre più costruttori di comunità. E le Case della Comunità diventano quindi una grossa opportunità per questo ruolo, innanzitutto dei Comuni.
Francesco De Biase di Rimediare in Dialogo, dopo aver ribadito che la cerniera fondamentale delle CdC sono i Comuni, ha affermato che “i centri culturali, luoghi di cura, biblioteche, teatri, ecc. sono tutti tasselli che possono dimostrare che non c’è una soluzione puramente verticale verso le CdC. La medicina, da sola, non risolve tutto: serve un’alleanza vera fra cultura, sanità, sociale, economia civile. E servono quindi anche “dispositivi permanenti: non semplici tavoli ad hoc, ma organismi stabili che generino continuità, stabilità di relazioni per lavorare insieme, in modo continuativo, dentro i luoghi della cura e sui territori”.
Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo Settore, ha evidenziato anche le difficoltà che a volte hanno le diverse componenti del Terzo Settore a sviluppare sinergie per essere loro stesse promotrici di una sussidiarietà orizzontale che valorizzi il coinvolgimento diretto e la co-produzione delle comunità locali, che vada ben oltre l’art 55 e 56 del CTS.
Carlo Beraldo di Alleanza per le Case della Comunità, ha ricordato infine che non mancano i riferimenti normativi a livello regionale sulla partecipazione, intesa come strumento importante anche di co-produzione nelle CdC. Ciò che manca è la loro reale attuazione e, in mancanza di questo, le CdC rischiano di diventare solo un cambio di etichetta rispetto alle precedenti società della salute.

Quali prospettive e conclusioni

Anche il Sindaco di Reggello, P. Giunti, ha ribadito che le Case della Comunità sono una grande sfida: “i processi vanno gestiti, non subiti”. Ma il Comune da solo non basta; c’è bisogno di Regione, ma anche di Asl, Terzo Settore, Associazioni. Solo una rete forte può fare in modo che i cittadini non si sentano utenti di una “scatola vuota”, ma parte viva di una comunità che si prende cura di e con loro stessi.
Matteo Francesconi, a nome di ANCI Toscana, ha ribadito anche l’opportunità di promuovere ad autunno attività formative sul tema dell’amministrazione condivisa per i più giovani amministratori ANCI Toscana, ma anche di promuovere territori sperimentali dei percorsi verso le CdC con approccio di costruzione di comunità e amministrazione condivisa, partendo anche da un territorio come quello di Capannori di cui è vicesindaco.
Luca Caterino di Federsanità Toscana ha poi ricordato l’esperienza dei Cantieri della Salute e delle esperienze promosse sui territori, affermando che se sino ad ora si è lavorato per costruire le CdC, adesso si tratterà di lavorare per la costruzione delle comunità stesse: comunità che assumono significati molti diversi in ogni luogo. Ha inoltre illustrato le sperimentazioni realizzate con i Cantieri, soffermandosi in particolare sull’esempio di San Leonardo in Treponzio nel comune di Capannori.

Gregorio Arena, fondatore di Labsus, nel coordinare e concludere questo terzo panel, ha ricordato che il tema delle CdC si intreccia con tre articoli della nostra Costituzione, tre “promesse” della Repubblica:

  1. art. 3, secondo comma – la Repubblica rimuove gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza delle persone;
  2. art. 32 – la Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività;
  3. art. 118, ultimo comma – Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini per attività di interesse generale;

L’art. 118, ultimo comma, introduce in particolare un paradigma sussidiario e paritario: per tutelare la salute come bene comune possono intervenire sia la Repubblica sia i cittadini. E gli strumenti sono due:

  • Patti di collaborazione – aperti a Enti del Terzo Settore iscritti o meno al RUNTS, gruppi informali, singoli cittadini, fondazioni, imprese e stipulabili da Comuni, Regioni, scuole, università, musei, aziende sanitarie;
  • Co-programmazione e co-progettazione (55 CTS) – riservate ai rapporti tra pubbliche amministrazioni ed enti del Terzo settore iscritti.

Sono modelli complementari. Il problema nasce quando si riduce l’amministrazione condivisa ai soli procedimenti dell’art. 55: ma non è così. I Patti di collaborazione coprono una gamma molto più ampia di relazioni ed hanno il pregio di far emergere le energie nascoste della comunità. “Per questo ritengo – ha affermato G. Arena – che i Patti di collaborazione possano garantire una governance pluralista e partecipata alle Case della Comunità e sarebbe interessante sperimentarlo in Toscana con il laboratorio di amministrazione condivisa, facendo dei Patti la sua infrastruttura sociale.”
Questi temi sono stati poi ripresi da E. Manzini nelle conclusioni: “Vorremmo – ha affermato come portavoce dei promotori dell’iniziativa – che l’incontro di oggi fosse l’assaggio di una possibile Alleanza Toscana per le Case della Comunità. L’Alleanza a livello nazionale esiste già, ma occorrono articolazioni regionali. E noi potremmo iniziare a lavorare su questo, iniziando a definire insieme un percorso basato su tre punti:

  1. Incontrarci di nuovo dopo l’estate per un seminario o riunione operativa;
  2. Portare altri casi concreti, confrontarli, fare emergere in particolare i casi emblematici che diventino faro: energie convergenti, comunità costruite attorno alla CdC;
  3. Creare un osservatorio diffuso, non un centro‐torre che “vede tutto”, ma un connettore orizzontale che ci permetta di mettere in rete casi importanti, far circolare competenze, conoscenze, mobilitare altre comunità.

In conclusione, gli organizzatori hanno sottolineato la volontà di giungere ad un programma futuro condiviso con le istituzioni, “piccolo, ma concreto”, con cui darsi un nuovo appuntamento di approfondimento programmato sin da ora per l’8 ottobre.

Immagine di copertina: Ringrazia kasabubu