Quando l’interesse generale diventa motore di partecipazione, creatività e sviluppo sostenibile

La cultura come orizzonte di senso

La trasformazione culturale non è il semplice esito di politiche settoriali ma un processo che riguarda il modo in cui una comunità interpreta il cambiamento, lo discute e lo traduce in pratiche condivise. In questa prospettiva, cultura non vuol dire decorazione del reale, intrattenimento, bensì capacità di attribuire senso, di dare nomi comuni ai problemi e ai desideri, di rinegoziare priorità nel tempo medio-lungo. La trasformazione culturale, dunque, è un lavoro di cura sugli orizzonti: connette la dimensione materiale dei luoghi alla qualità delle relazioni, alla fiducia, alla possibilità di immaginare futuri desiderabili e praticabili.
Occuparsi di trasformazione culturale significa, per Hangar, agenzia pubblica di trasformazione culturale, innanzitutto riconoscere la complessità dei processi che attraversano i territori e, di conseguenza, la necessità di comporre un approccio integrato per poterli leggere e di conseguenza gestire.
Questo articolo intende presentare tale approccio, esplicitando le logiche e le connessioni tra i diversi ambiti disciplinari che lo compongono e determinano.

Un approccio place-based ai territori

Per leggere tale complessità, Hangar adotta il Place-Based Approach (Barca, McCann, & Rodríguez-Pose, 2012): partire dai luoghi concreti, dai loro attori, dal patrimonio materiale e immateriale, dai conflitti e dalle risorse presenti. Un approccio place-based non calcola soluzioni standard e non cerca scorciatoie universalistiche; costruisce invece cornici di apprendimento adattivo, in cui istituzioni, organizzazioni culturali, imprese, scuole e cittadinanza possano sperimentare insieme.
L’intento di questo articolo è di condividere alcune logiche dell’approccio integrato, ricercato e sperimentato da Hangar in questi ultimi quattro anni 2022-2025, per supportare i processi di trasformazione culturale di luoghi e territori. L’obiettivo è di trovare nuove interlocuzioni che permettano di approfondire, di chiarire, di connettere altre riflessioni opportune e strategiche e di proseguire il cammino nel dialogo per mantenere viva e leggibile una direzione di senso comune.

Evento “Oltre il malinteso”, Museo del Risorgimento, maggio 2025

Interesse generale come strumento di dialogo

Ed è proprio grazie al dialogo e alla collaborazione con Labsus, che Hangar ha potuto indossare la lente dell’interesse generale per riconoscersi nel suo operare, uno strumento di dialogo continuo: tra territorio e istituzioni, tra operatori culturali, sociali ed economici, e tra le stesse istituzioni. Affrontarlo non significa cercare una sua definizione esaustiva, ma piuttosto aprire un campo di ricerca operativa sul senso comune. Come ricorda Bobbio (1984), il bene pubblico e l’interesse generale sono concetti che vivono solo nelle pratiche democratiche, continuamente ridefiniti attraverso il confronto tra cittadini e istituzioni (Bobbio, 1984).
L’opportunità concettuale che offre il tema dell’interesse generale è proprio quella di diventare uno spazio di convergenza transdisciplinare e transettoriale. Non si tratta di sovrapporre visioni già definite, ma di creare un campo comune in cui attori diversi possano confrontarsi intorno ai beni comuni e alla ricerca di una transizione giusta.

Cultura e Sviluppo Sostenibile

Se l’interesse generale resta un concetto aperto e in continua ridefinizione, la sua concretezza emerge nei momenti storici in cui la collettività si confronta con problemi che travalicano i confini individuali o settoriali. È proprio dalla consapevolezza dei limiti ambientali, delle diseguaglianze sociali e delle interdipendenze economiche globali che, a partire dagli anni Ottanta, si è sviluppata l’idea di sviluppo sostenibile come campo privilegiato in cui l’interesse generale può trovare espressione e gestione condivisa. Già il Rapporto Brundtland (1987) lo definiva come la capacità di rispondere ai bisogni del presente senza compromettere quelli delle generazioni future, evidenziando la responsabilità comune verso beni collettivi come l’ambiente, la salute e la qualità della vita.
L’Agenda 2030 traduce questa visione in obiettivi concreti e interconnessi, che chiamano governi, comunità e istituzioni a collaborare su un piano globale. Come sottolinea Jeffrey Sachs (2015), essa non è soltanto un insieme di indicatori da monitorare, ma una vera e propria agenda etica per il XXI secolo, in cui le priorità planetarie diventano bussola per politiche pubbliche e pratiche locali.
In questo quadro, la cultura assume un ruolo decisivo: non solo come settore tra gli altri, ma come dimensione capace di dare senso e orientamento. Come dice la filosofa Martha Nussbaum, lo sviluppo umano richiede sensibilità estetiche, etiche e relazionali, oltre che risorse materiali. La capacità di immaginare collettivamente il futuro, come sottolinea l’antropologo culturale e sociale Arjun Appadurai, è uno degli elementi essenziali della cittadinanza democratica.

Il Cambio Passo di Hangar

Su tutti questi presupposti si struttura il nuovo approccio integrato di Hangar, un “Cambio Passo” sperimentato e modellizzato da Hangar, un percorso di ricerca e analisi per comprendere come la cultura possa incidere concretamente nei processi di trasformazione dei territori. Non solo teoria, dunque, ma pratiche, esperienze e sperimentazioni che hanno mostrato come la cultura possa diventare una tecnologia sociale.
Che cosa significa? Significa che la cultura non agisce solo nei musei o nei teatri, ma entra nei luoghi della vita quotidiana e li trasforma:

  • come cura, perché promuove benessere, ascolto e attenzione alle emozioni;
  • come conoscenza condivisa, perché attiva apprendimenti orizzontali e nuovi sguardi sui contesti;
  • come potere civico, perché rende gli spazi culturali piattaforme di partecipazione e cittadinanza attiva;
  • come capacità organizzativa, perché sviluppa creatività, soft skills e collaborazione;
  • come responsabilità, perché insegna a valutare, rendere conto, misurare gli impatti;
  • come alleanza, perché crea connessioni tra mondi diversi, mettendo in rete competenze e risorse.

In questa visione, l’interesse generale non resta un principio astratto, ma si incarna in un ecosistema responsabile, dinamico e generativo: un insieme di attori che cooperano nel riconoscere le sfide comuni, nel costruire strumenti condivisi e nel dare forma a processi di transizione giusta.

Evento “Oltre il malinteso”, Museo del Risorgimento, maggio 2025

Le sperimentazioni per il Salone del Libro 2025

La collaborazione e la sperimentazione condotta insieme a Labsus nell’ambito del progetto Art for Change hanno avuto un ruolo decisivo: non solo hanno offerto occasioni di confronto, ma hanno permesso a Hangar di crescere come progetto. Proprio attraverso questo percorso, Hangar ha potuto acquisire un vocabolario e un sistema di contenuti che rendono più chiaro e coerente il proprio mandato: progettare e realizzare azioni strategiche di interesse generale per supportare i processi di trasformazione culturale di luoghi e territori. Uno strumento di dialogo continuo: tra territorio e istituzioni, tra operatori culturali, sociali ed economici, e tra le stesse istituzioni.
Al Salone del Libro 2025, Hangar ha aperto due spazi di sperimentazione sull’interesse generale. Con l’incontro “È tutto un malinteso”, filosofi, economisti e operatori culturali hanno mostrato come l’equivoco possa trasformarsi da ostacolo a risorsa, stimolando nuovi linguaggi e possibilità di dialogo. Nei giorni successivi, con Dialogramma, opera dell’artista Jaime Serra, 61 partecipanti provenienti da istituzioni, cultura, impresa e sociale hanno giocato intorno agli obiettivi dell’Agenda 2030. Costretti spesso a confrontarsi su priorità non proprie, hanno scoperto la forza del dialogo intersettoriale: faticoso ma fertile. Un terzo dei partecipanti ha cambiato la propria idea di interesse generale, passata da visione aggregativa a spazio dinamico di progettazione comune. Gli obiettivi ONU — disuguaglianze, benessere, città sostenibili, istruzione e partnership — oggetto del dialogo sono diventati terreno condiviso, tradotto in patti inclusivi, welfare culturale, rigenerazione urbana, comunità educanti e reti di cooperazione. Arte e parola, come ricorda Serra hanno così rivelato la loro capacità di costruire realtà collettive e politiche.

Conclusioni

La trasformazione culturale non riguarda solo le istituzioni, ma l’intero ecosistema sociale. Le sfide contemporanee richiedono strumenti capaci di attraversare i confini disciplinari e settoriali. L’esperienza del Salone del Libro conferma che l’interesse generale non sia un concetto fissato una volta per tutte, ma un processo in continuo movimento. È uno spazio aperto, che vive di dialogo e di contaminazioni.
Per concludere, in queste ultime righe, condividerei un desiderio di un inizio: una strada che si apre al riconoscimento e alla conoscenza di interlocutori artistici, economici e sociali interessati non solo ad approfondire e riflettere insieme, ma anche a sperimentare azioni concrete capaci di mettere in pratica la possibilità di fare sinceramente sistema intorno a sfide comuni. È in questo esercizio condiviso che l’interesse generale, credo, può trovare nuove forme di espressione e radicarsi nella vita dei territori.

Bibliografia

Ansell, C., & Gash, A. (2008). Collaborative governance in theory and practice. Journal of Public Administration Research and Theory, 18(4), 543–571. Oxford University Press.
Appadurai, A. (2013). The Future as Cultural Fact: Essays on the Global Condition. Verso.
Barca, F. (2009). An agenda for a reformed cohesion policy: A place-based approach to meeting European Union challenges and expectations. Commissione Europea.
Barca, F., McCann, P., & Rodríguez-Pose, A. (2012). The case for regional development intervention: Place-based versus place-neutral approaches. Journal of Regional Science, 52(1), 134–152.
Bobbio, N. (1984). Il futuro della democrazia. Einaudi.
Bourdieu, P. (1986). The forms of capital. In J. Richardson (a cura di), Handbook of theory and research for the sociology of education (pp. 241–258). Greenwood.
Brundtland Commission (1987). Our Common Future. Oxford University Press.
Landry, C. (2017). The Creative Bureaucracy: How to Build an Imaginative Organization. Comedia.
Nussbaum, M. C. (2010). Not for Profit: Why Democracy Needs the Humanities. Princeton University Press.
OECD (2022). A Territorial Approach to the Sustainable Development Goals. OECD Publishing.
Ostrom, E. (1990). Governing the Commons: The Evolution of Institutions for Collective Action. Cambridge University Press.
Raworth, K. (2017). Doughnut Economics: Seven Ways to Think Like a 21st-Century Economist. Chelsea Green.
Sachs, J. D. (2015). The Age of Sustainable Development. Columbia University Press.
Sen, A. (1999). Development as Freedom. Oxford University Press
UNESCO (2001). Universal Declaration on Cultural Diversity. UNESCO Publishing.

Mara Loro – Direttrice e Cultural Projet Manager, Hangar Piemonte

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Immagine di copertina: Evento “Oltre il malinteso”, Museo del Risorgimento, maggio 2025