
Nel dibattito pubblico italiano siamo abituati a una narrazione polarizzata che vede le Istituzioni e la cittadinanza su fronti opposti. Da un lato, la pubblica amministrazione percepita come lenta, distante e burocratizzata; dall’altro, la cittadinanza o, più ampiamente, il corpo sociale (per riprendere un’espressione del sociologo francese Émile Durkheim) spesso relegato al ruolo di fruitore passivo, o, nel peggiore dei casi, di portatore di cahiers de doléances all’attenzione dei decisori pubblici. Non semplici patti, ma vero e proprio banco di prova dell’amministrazione condivisa Questa dicotomia sterile ha contribuito ad alimentare un rovinoso senso di disaffezione nei confronti delle istituzioni, con ricadute rilevanti anche sul piano della partecipazione elettorale. Così, per anni, si è registrata una battuta d’arresto della vera crescita del Paese: quella che si misura nella cura quotidiana del territorio, nella coesione sociale e nel senso di appartenenza a una comunità. È in questo scenario di sfiducia permanente che...






