I beni confiscati e l’energia delle comunità: una sfida vinta, una strada tracciata.
Dall’abbandono alla riqualificazione: il percorso di trasformazione del Comune di Bova
Brevi note a margine della legge regionale umbra, 6 marzo 2023, n. 2
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I beni confiscati e l’energia delle comunità: una sfida vinta, una strada tracciata.

9 Settembre 2024

I beni confiscati come beni comuni: la legge 109 del 1996. “Un milione di firme per l’utilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi” – “Raccogliere entro l’estate un milione di firme: è l’obiettivo della prima campagna nazionale promossa dall’associazione Libera per chiedere l’utilizzo a scopi sociali dei beni confiscati ai mafiosi”. Così inizia l’articolo che viene pubblicato nello stesso giorno, il 30 giugno 1995, su 27 quotidiani a firma di Luigi Ciotti, per giungere alla restituzione allə cittadinə delle ricchezze illecitamente accumulate dalle mafie. Oggi, dopo 28 anni dall’approvazione della legge 109, con 1065 soggetti della società civile organizzata che gestiscono beni confiscati, possiamo scrivere con convinzione che il primo obiettivo è stato raggiunto: i beni confiscati, da espressione del potere mafioso, si sono trasformati in beni comuni, strumenti al servizio delle nostre comunità. Più di 500 associazioni di diversa tipologia, oltre 30 scuole di ogni ordine e grado che…

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L'associazione

Labsus, il Laboratorio per la sussidiarietà, ha un obiettivo ben preciso, fondato sulla certezza che le persone sono portatrici non solo di bisogni ma anche di capacità e che è possibile che queste capacità siano messe a disposizione della comunità.

I Progetti

Il principio di sussidiarietà è la piattaforma costituzionale sulla quale costruire una società di cittadini autonomi, responsabili e solidali, che si alleano con la pubblica amministrazione per curare insieme i beni comuni.
Promuoviamo progetti e iniziative di divulgazione, elaborando idee, raccogliendo esperienze e materiali, segnalando iniziative.

L'Italia dell'amministrazione condivisa

Le esperienze di cura dei beni comuni attraverso, in particolare, i Patti di collaborazione continuano a crescere in numero e qualità tanto da legittimare l’Amministrazione condivisa non tanto e non solo come un processo amministrativo – in verità non lo abbiamo mai considerato solo questo – ma come un modello politico.
Le diverse comunità di pratica diffuse in tutto il Paese diventano consuetudine, l’attenzione alla cura del territorio, del proprio quartiere, paese, città piccola o grande un modo per superare l’individualismo e la cultura della delega.
Uno dei principi di fondo intorno alla cura dei beni comuni li ritiene essere funzionali all’esercizio di diritti fondamentali e al libero sviluppo della persona. È la città lo spazio in cui si sviluppano nuove aggregazioni funzionali al riuso e alla rigenerazione di spazi così come di beni comuni immateriali. Interventi di gestione condivisa di aree verdi abbandonate al degrado, rigenerazione di luoghi che hanno smarrito la loro vocazione originaria, recupero a fini sociali di beni confiscati sottratti alle mafie, la ridefinizione di spazi culturali chiusi perché poco funzionali.

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