Borgofuturo è un’Associazione di promozione sociale che lavora per la rigenerazione del territorio della vallata del Fiastra (Macerata), nel centro Italia. Nei primi anni di attività l’epicentro delle sue attività si è concentrato su Ripe San Ginesio, un piccolo borgo medioevale situato alle porte del parco dei monti Sibillini.
Dieci anni di Borgofuturo: il festival
L’esperienza inizia nel 2010, quando insieme all’amministrazione comunale parte l’omonimo festival, incentrato sulla sostenibilità a livello sociale, ambientale ed economico. Seguendo un approccio di tipo glocal, negli anni il festival ospita modelli virtuosi e sostenibili provenienti da altre parti del paese e dall’estero in grado di rispondere ai bisogni di una moderna comunità rurale e di capovolgere la tendenza allo spopolamento giovanile.
Partendo da questa scintilla, Ripe San Ginesio ha posto le basi per un crescente fermento culturale, che ha portato alla generazione di nuovi progetti, sia creativi che legati alla gastronomia e artigianato locale. Questo processo ha legato profondamente l’immaginario di questo piccolo borgo medievale ad un modello virtuoso di alto impegno ambientale. La raccolta differenziata supera l’80%, un impianto fotovoltaico produce oltre la metà del consumo elettrico comunale e da una cava di ghiaia abbandonata è stato realizzato un anfiteatro senza alcuna gettata di cemento.
Diversi bandi per l’assegnazione a canone agevolato (limitato al costo delle utenze) di spazi inutilizzati del centro storico hanno permesso a giovani locali di avviare nuove imprese legate all’immaginario di Borgofuturo.
Negli ultimi due anni l’azione di Borgofuturo si è allargata ai 5 comuni limitrofi, con un’ampia proposta socio-culturale: passeggiate di riscoperta degli antichi sentieri contadini, spettacoli musicali e teatrali in location insolite immerse nella natura e una serie di tavoli tematici di progettazione partecipata che hanno coinvolto oltre 100 operatori residenti o attivi nei comuni della vallata.
Il Social Camp di Borgofuturo
Quattro anni fa, l’associazione ha iniziato un nuovo percorso di formazione: il Social Camp. Si tratta di uno spazio dove ogni anno oltre 50 partecipanti italiani e stranieri possono dare un contributo attivo al progetto e contemporaneamente seguire percorsi di formazione informale su temi legati alla sostenibilità. Stili di vita sostenibili, economie solidali, metodi di educazione non formale, questioni di genere e politiche ecologiche sono alcuni dei temi che abbiamo affrontato nelle ultime edizioni. L’approccio residenziale e partecipativo ha rotto le gerarchie permettendo la costruzione di una vera e propria comunità che perdura nel tempo e cresce ogni anno.
Social Camp 2020: disuguaglianze territoriali, coabitare e beni comuni
L’argomento dei beni comuni è stato uno dei nuclei tematici trattati all’interno dell’ultima edizione del Social Camp, tenutasi a luglio 2020, insieme ai temi delle “disuguaglianze territoriali” e del “coabitare”.
L’intensa settimana formativa è partita con un’introduzione generale sul concetto di beni comuni, con un quadro storico normativo italiano ed alcuni esempi concreti (a cura della ricercatrice Chiara Salati). Quindi ci si è concentrati sullo strumento dei Patti di collaborazione, invitando i partecipanti ad immaginare e strutturare potenziali applicazioni.
Successivamente si è avuto modo di conoscere il modello napoletano di gestione dei beni comuni (con Francesca Petito dello spazio sociale Ex OPG). Abbiamo approfondito il lavoro svolto dall’Ex Asilo Filangieri nella strutturazione dell’uso civico e collettivo urbano come nuova forma di concezione dello spazio pubblico. La discussione si è concentrata inoltre sull’approccio critico in materia da parte dell’Ex OPG e delle possibili prospettive a lungo termine legate alla delibera comunale di Napoli che ne ha sancito il riconoscimento legale.
Coerenti con la cornice dell’azienda agricola “Il Salto”, che quest’anno ha ospitato il Camp, ci si è focalizzati dunque su esempi di beni comuni in ambito rurale e montano. La visione del documentario “Le terre di tutti”, ci ha fornito l’occasione per aprire un dibattito su uno dei più antichi modelli di autogestione di terre comuni, quello delle “Comunanze”. Abbiamo potuto ripercorrere la storia di questo modello tramite alcuni casi studio vicini al territorio marchigiano e analizzarlo come alternativa alla visione classica di sviluppo economico del territorio montano (ci ha accompagnato Davide Olori, del collettivo Emidio di Treviri, che ha prodotto il documentario).
Il prezioso confronto con esperienze diverse
L’incontro poi con una attivista di Mondeggi ̶ Benedetta Marchetto ̶ ha portato un ulteriore esempio di gestione del bene comune dal basso, tramite un’occupazione che ha riscattato 200 ettari di terre demaniali da una condizione di abbandono decennale.
La visita ad un bene comune locale ha fornito l’occasione per un riscontro reale dei modelli di gestione analizzati; il parco delle Saline di Sant’Angelo in Pontano è una magnifica area fluviale fornita di strutture termali che verte in uno stato di semiabbandono: potrebbe essere lo scenario per un futuro Patto di collaborazione con le istituzioni locali.
Il tema dei Beni comuni sta trovando sempre più spazio nel dibattito attuale: a Borgofuturo si continua a progettare e non si esclude che la riflessione e il dibattito sui commons continuerà anche il prossimo anno.