Ecco la comunicazione per i beni comuni oggi, in questo mondo sovraccarico di informazioni, ma sostanzialmente distratto, è proprio questo: una strategia dell ' attenzione e dell ' immaginazione

Alle radici della questione dei  beni comuni  è certamente la sfida della  condivisione. Proprio per questo la comunicazione è lo strumento elettivo di una strategia che mira alla protezione dei beni comuni. Ma quali sono i protagonisti di questo processo comunicativo per la salvaguardia e il mantenimento di beni indispensabili per la tutela dei diritti? Certamente le istituzioni, nelle quali si gioca l’eterna dialettica tra amministrazioni pubbliche e forze politiche. Certamente, i cittadini, sia come singoli che come gruppi in vario modo organizzati.

Il ruolo delle Istituzioni

Le istituzioni sono certamente le principali titolari della responsabilità  di promozione dei beni comuni. Anzi, potremmo dire che, se le istituzioni non svolgessero pienamente questo compito tradirebbero il motivo stesso della loro esistenza.  Ecco perché comunicare i beni comuni, dal punto di vista delle amministrazioni pubbliche consiste senz’altro nell’esercizio dell’accountability, ovvero nella capacità  di assumersi impegni e responsabilità  e poi rendere conto del proprio operato ai cittadini.

L’approccio dell’accountability si basa su tre passaggi cruciali.

In primo luogo, la trasparenza. Per trasparenza si intende, in primo luogo, l’accessibilità  totale alle informazioni, anche in quanto utenti. La trasparenza, poi, include le attività  di bilancio pubbliche e formali, gli strumenti volti a rendere più visibili decisioni, azioni, performance e risultati delle PA e l’allargamento della governance degli enti pubblici alla partecipazione delle organizzazioni dei cittadini e dei consumatori.

In secondo luogo, c’è la “responsività “. Questa è la capacità  di rendere conto di scelte, comportamenti e azioni e di rispondere alle questioni poste dai cittadini interessati. Rispondere in modo pubblico, coerente e dimostrabile alle loro richieste, verificare la “tracciabilità ” dell’azione amministrativa, valutarla dal punto di vista civico, garantire una capacità  di influenza sulla gestione dei servizi: tutto ciò rende le istituzioni aperte, responsabili, orientate alla cura dei beni comuni.

Infine, la compliance. Potremmo anche tradurla con ‘legalità ‘: è la capacità  di far rispettare le norme, sia nel senso di finalizzare l’azione pubblica all’obiettivo stabilito nelle leggi, che nel senso di fare osservare le regole di comportamento degli operatori della PA. Adeguare l’azione amministrativa agli standard di qualità  e di appropriatezza definiti dalle leggi e dai regolamenti o dagli impegni assunti volontariamente.

Una coerente strategia di tutela, condivisione e comunicazione dei beni comuni passa da queste tre ‘porte’. E sappiamo bene, quanta strada ancora ci sia da percorrere per le nostre istituzioni, ancora molto lontane dall’adottare una simile strategia.

I cittadini attivi come alleati

Va detto che, grazie alle sempre più diffuse iniziative autonome dei cittadini, le istituzioni hanno un alleato prezioso per la tutela dei beni comuni. La cittadinanza attiva nasce proprio con l’obiettivo di comunicare, condividere e proteggere i beni comuni. Senza comunicazione e condivisione dei beni comuni non potremmo parlare di cittadini attivi, ma solo di individui dedicati a interessi privati.

Non è un caso, dunque, che una delle principali strategie della cittadinanza attiva sia proprio la produzione di informazioni circa lo stato dei beni comuni. A volte si parla di informazione civica per definire “la produzione, da parte dei cittadini e sulla base del loro punto di vista, di informazioni a partire da dati raccolti direttamente o indirettamente e orientata alla trasformazione della realtà  nella direzione di un aumento della effettiva tutela dei diritti dei cittadini e di una realizzazione delle condizioni a ciò connesse” (Moro, 1998). Attraverso questa attività  eminentemente comunicativa, i cittadini esercitano poteri e responsabilità  nelle politiche pubbliche e garantiscono un presidio effettivo dei beni comuni. Basti pensare, per esempio, alle campagne di informazione su beni pubblici meritevoli di tutela, al monitoraggio dei servizi pubblici, agli osservatori su prezzi e tariffe, ai servizi di informazione e consulenza offerti alla popolazione, alle iniziative per il recupero a fini pubblici di edifici e luoghi dimenticati, ecc.

Comunicazione e Costituzione

Possiamo anzi dire – senza timore di essere smentiti – che le pratiche di comunicazione della cittadinanza attiva in questi ultimi trent’anni della vita repubblicana sono state indispensabili al fine di garantire i principi costituzionali di uguaglianza e di giustizia nel nostro paese. La strage di Lampedusa sta lìa dimostrarlo. Da una parte, istituzioni timide, che hanno prodotto una legislazione criminogena e divisiva e che sono incapaci di garantire diritti e accoglienza. Dall’altra cittadini attivi che offrono i primi soccorsi, esercitano la responsabilità  dell’accoglienza e, soprattutto, scrivono con atti e parole una diversa narrazione, quella della convivenza civile e dell’inclusione di tutti. Beni comuni, appunto.

Un strategia contro la ‘disattenzione’

Nel volume Ninna nanna, lo scrittore Chuck Palahniuk ha scritto: “Il vecchio George Orwell aveva capito tutto, ma al rovescio. Il Grande Fratello non ci osserva. Il Grande Fratello canta e balla. Tira fuori conigli dal cappello. Il Grande Fratello si dà  da fare per tenere viva la tua attenzione in ogni singolo istante di veglia. Fa in modo che tu possa sempre distrarti. Che sia completamente assorbito. Fa in modo che la tua immaginazione lentamente avvizzisca. Se tutti quanti ci ritroviamo con l’immaginazione atrofizzata, nessuno mai costituirà  una minaccia per il mondo.”

Ecco la comunicazione per i beni comuni oggi, in questo mondo sovraccarico di informazioni, ma sostanzialmente distratto, è proprio questo: una strategia dell’attenzione e dell’immaginazione. Di questa lotta per l’attenzione – al centro della quale stanno i beni comuni – la cittadinanza attiva è maestra. La partecipazione volontaria di migliaia di persone, sia singolarmente che in forma organizzata, con gli strumenti a loro disposizione, spesso più sofisticati di quelli tradizionali, potrà  generare sempre di più, in futuro, processi virtuosi di ricerca, sperimentazione e produzione di informazione. Con il fine di difendere e promuovere i beni fondamentali per la garanzia dei diritti e la sopravvivenza della nostra comunità  civile.

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