A Bergamo un ' associazione rivolta alle donne vittime di violenza

Le donne che hanno dato vita all ' associazione hanno deciso di attivarsi autonomamente nell ' interesse generale

La storia

E’ nel 1996 che il consiglio comunale di Bergamo istituisce il Consiglio delle donne, innovativo organismo consultivo con lo scopo di valorizzare la presenza delle donne nella società . Esso è composto dalle donne elette nel consiglio comunale, dalle rappresentanti dei consigli circoscrizionali e dalle rappresentanti di gruppi, associazioni o circoli femminili della città .

Negli anni successivi grazie al Consiglio delle donne si realizzarono diverse iniziative, tra cui un’indagine sul disagio femminile, dalla quale emerse la necessità  di affrontare un problema tanto diffuso quanto sommerso: la violenza in ambito familiare ed eterofamiliare a danno delle donne.

La ricerca contribuìcome un detonatore alla mobilitazione di diversi enti, con la creazione di corsi per operatori nel settore e lo svilupparsi della volontà  diffusa di dare vita ad un’associazione in grado di sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere iniziative per l’adesione, la raccolta fondi e la costruzione di una rete di servizi attraverso protocolli d’intesa con le istituzioni.

Nell’aprile 1999 è stata costituita l’associazione ” Aiuto Donna – uscire dalla violenza, che ” al fine di svolgere le proprie attività  (…) si avvale in modo determinante e prevalente delle prestazioni volontarie, dirette e gratuite dei propri aderenti ” (art. 3, comma 5 dello Statuto). Le socie fondatrici sono diciotto, tutte private cittadine (mamme, insegnanti, educatrici professionali, psicologhe, assistenti sociali, professioniste).

L’associazione ha sede legale e operativa presso gli spazi concessi in uso dal Comune di Bergamo. Inoltre, ” per la realizzazione delle (…) attività  l’associazione può avvalersi della collaborazione degli enti locali, nazionali e sopranazionali (…) ” (art. 3, comma 4 dello Statuto).

La sussidiarietà  dell’esperienza bergamasca

Sebbene l’avvio dell’iniziativa sia precedente all’introduzione del principio di sussidiarietà  nella Costituzione italiana, sembra chiaro che il caso in questione rappresenta un esempio di applicazione di tale principio.

Le donne che hanno dato vita all’associazione, nel constatare l’impossibilità  che l’ente pubblico fornisse una soluzione del problema, incoraggiate e favorite dall’amministrazione, hanno deciso di attivarsi autonomamente nell’interesse generale, mettendo a disposizione le proprie capacità  per contribuire a dare soluzione, insieme con le amministrazioni pubbliche, a un problema che riguarda l’intera collettività .

E’ interessante notare come nella storia di questo progetto ci sia stato un chiaro passaggio da partecipazione a cittadinanza attiva: inizialmente infatti il Comune di Bergamo ha costituito il Consiglio delle Donne per favorire la partecipazione femminile ai processi consultivi e decisionali e alla definizione delle politiche pubbliche; a seguito di questa iniziativa, le cittadine coinvolte hanno deciso di offrire un contributo diretto ed autonomo per risolvere un problema di cui l’amministrazione da sola non poteva farsi carico.

In allegato la scheda dettagliata del caso.



ALLEGATI (1):