Leggere la sicurezza con gli occhi della sussidiarietà 

Occorre sposare una lettura in positivo del concetto di sicurezza

Le esperienze sono numerose, e solo a grandi linee Labsus ha cercato di mappare il fenomeno in un articolo dedicato. L’onnipresenza del tema nelle arene mediatiche tende però ad unidimensionare le letture del fenomeno, generando pericolose collusioni tra attivismo civico e politicizzazione del controllo.

Il tema diviene di fondamentale importanza dal punto di vista sussidiario: occorre capire se e in quali misure il fenomeno rientri nel raggio d’azione descritto dall’art. 118 ultimo comma della Costituzione.

È dunque lecito chiederci quale bene comune vogliono tutelare i gruppi di volontari impegnati a vigilare le nostre strade. Di primo acchito verrebbe da rispondere la sicurezza, al centro dell’agenda politica, alla quale vediamo acriticamente adeguarsi l’agenda mediatica, in un connubio quanto mai deleterio per la democrazia.

Chiaramente tale lettura non soddisfa: dietro il termine sicurezza vengono rubricati ben altri fenomeni e problematiche, quali l’integrazione, la povertà, l’indebolimento del collante sociale, la vivibilità urbana, l’immigrazione.

D’altronde la sicurezza, come bene comune in sé, ha ben poco valore se letto quale mero sinonimo di “mantenimento dell’ordine pubblico” (concetto peraltro quantomai fluido): il termine sicurezza dovrebbe soprattutto identificarsi in una condizione di convivenza ideale, nella quale gli individui possano liberamente esprimersi, partecipare e sviluppare al meglio le proprie inclinazioni, come garantito dalla Carta Costituzionale.

Sposare questa lettura della sicurezza, intesa in positivo, significa spostare completamente il nostro punto di vista sulle ronde. Per garantire una sicurezza che è integrazione, vivibilità, rafforzamento dei rapporti sociali e solidarietà non servono l’esercizio della forza o del controllo, bensì cittadini attivi che abbiano a cura i beni comuni.

Con le lenti della sussidiarietà impariamo a riconoscere, promuovere e valorizzare soluzioni alternative ai vigilantes, dove il presidio del territorio viene realizzato tramite la riappropriazione degli spazi, l’animazione di strada, la creazione di nuove arene di confronto e dialogo. Diverse esperienze sono già state realizzate e sono facilmente replicabili: Labsus ha già segnalato in passato alcune iniziative che vedono nella sicurezza condivisa e nelle reti sociali le strade più feconde da percorrere.