La rinascita di ciò che sta in mezzo, oltre gli schemi bipolari

Cosa c'è nelle "terre di mezzo"? Si può ragionare fuori dagli schemi bipolari?

Cominciamo con la sussidiarietà . E’ espressione di libertà , una nuova libertà  solidale e responsabile che porta al convergere di soggetti pubblici e privati per il perseguimento congiunto di fini di interesse generale. Si crea un’alleanza il cui vero fondamentale obiettivo è la realizzazione del principio costituzionale di uguaglianza sostanziale (art. 3, 2 ° comma Costituzione), cioè la creazione delle condizioni per il pieno sviluppo della persona umana e la salvaguardia della sua dignità .

Lo schema “domanda-risposta” nell’amministrazione

 

Uno degli elementi cruciali in questa idea di sussidiarietà  è il concetto di alleanza, il “fare insieme” di soggetti pubblici e cittadini, perché mette radicalmente in discussione lo schema “domanda dei cittadini – risposta delle istituzioni” su cui tradizionalmente è fondato il rapporto fra governanti e governati, fra istituzioni e cittadini. Che è poi, detto con termini diversi, lo schema “obbedienza in cambio di protezione”.

Questo schema fa sìche fra i due poli cittadini-istituzioni vi sia uno spazio che viene riempito da un doppio flusso: dal basso verso l’alto, per cosìdire, di “domande” dei cittadini, dall’alto verso il basso di “risposte” delle istituzioni.

Due modi per applicare la sussidiarietà 

 

Ma la sussidiarietà  consente di riempire questo spazio in altri modi. Il primo, più frequente, è collaudato da decenni di interventi del volontariato a favore delle persone in condizioni di disagio, nonché dai più recenti interventi di cura dei beni comuni da parte dei cittadini attivi, che dimostrano come sia possibile avere risposte alle proprie esigenze anche senza chiedere alle istituzioni.

Il secondo è simile a questo ma comporta un intervento dei soggetti pubblici a sostegno (“favoriscono”) dei cittadini che svolgono attività  di interesse generale, secondo quanto previsto dall’art. 118 ultimo comma della Costituzione. Questa seconda ipotesi rappresenta un’applicazione “pura” del principio di sussidiarietà  perché dà  luogo appunto a quella alleanza fra cittadini e istituzioni che è una delle caratteristiche distintive di tale principio.

Risposte date direttamente

 

Ma anche la prima ipotesi si può comunque considerare come rientrante sotto l’ombrello teorico della sussidiarietà  (pur mancando l’intervento a sostegno dei cittadini da parte dei soggetti pubblici) perché prima dell’entrata in vigore dell’art. 118 i cittadini non avrebbero potuto prendersi cura dei beni comuni (e infatti chi ci provava veniva sanzionato!).

In entrambi i casi lo spazio fra cittadini e istituzioni viene riempito non da flussi di domande e di risposte, bensìdirettamente da risposte date dai cittadini stessi. Da soli (prima ipotesi) oppure insieme con le istituzioni (seconda ipotesi).

La bipolarità  nella democrazia rappresentativa

 

Qui veniamo ad un altro dei grandi temi di cui occupiamo e su cui abbiamo recentemente pubblicato un volume intitolato Per governare insieme: il federalismo come metodo.

Anche nella democrazia rappresentativa c’è una bipolarità  fra elettori ed eletti, rappresentati e rappresentanti. E anche in questo caso c’è uno spazio fra i due poli che viene riempito da un doppio flusso: dal basso verso l’alto, per cosìdire, con le deleghe di sovranità  dagli elettori ai rappresentanti, e dall’alto verso il basso con le decisioni di questi ultimi riguardanti questioni di interesse generale (o almeno, tali dovrebbero essere…).

La democrazia partecipativa e deliberativa

 

Ma la dimostrazione pratica che è possibile una diversa organizzazione della società , fondata sull’autonoma capacità  dei cittadini stessi di dare risposte ai propri bisogni, senza delegare sempre tutto alle istituzioni, spinge inevitabilmente verso lo sviluppo di forme di democrazia partecipativa e deliberativa.

Se infatti si impara a dare risposte autonomamente e insieme con gli altri, si acquista fiducia in sé stessi e non si è più disposti a delegare totalmente alle istituzioni. Si scopre che la rappresentanza non è l’unica possibile modalità  di partecipazione alla vita pubblica, che la delega ai rappresentanti può essere in alcuni casi “ritirata” per partecipare direttamente alle grandi decisioni riguardanti la collettività  (per esempio grandi opere pubbliche e infrastrutture).

Processi decisionali orizzontali e partecipati

 

Le nuove forme della democrazia, complementari rispetto a quella rappresentativa, consentono di riempire lo spazio fra rappresentati e rappresentanti con decisioni adottate in seguito a processi decisionali partecipati, non in seguito ad una delega di sovranità . Il rapporto verticale rappresentati-rappresentanti viene in questi casi integrato da rapporti orizzontali fra tutti i soggetti presenti su un determinato territorio e potenzialmente interessati ad una decisione di grande rilevanza per quel territorio.

I beni comuni e i diritti fondamentali

 

Veniamo infine all’ultimo grande tema di cui si occupa Labsus, i beni comuni. I beni comuni sono quei beni né pubblici né privati che, secondo la definizione della Commissione Rodotà  sono “cose che esprimono utilità  funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona”. Secondo questa definizione, pertanto, i beni comuni sono cose (materiali ed immateriali) che possono essere oggetto dell’esercizio dei diritti fondamentali dell’uomo e degli altri diritti funzionali al libero e pieno sviluppo della persona umana (art. 3, 2 ° comma Costituzione). I beni comuni sono indispensabili per una qualità  della vita degna di un essere umano, pertanto tutti, cittadini e non cittadini, possono esercitare tali diritti nei confronti dei beni comuni.

La bipolarità  beni pubblici-beni privati

 

La distinzione tradizionale fra beni pubblici e beni privati richiama le altre bipolarità  viste sopra fra istituzioni e cittadini, rappresentanti e rappresentati.

Lo spazio fra beni pubblici e beni privati che anche questa bipolarità  prevede viene riempito, a seconda delle circostanze, da uno spostamento di tali beni da un campo all’altro, attraverso la trasformazione in pubblici di beni privati (provvedimenti ablatori) o la trasformazione in privati di beni pubblici (privatizzazioni).

I beni comuni dimostrano che questo spazio può essere invece riempito con una categoria di beni che non sono pubblici ma nemmeno privati, a cui quindi si devono applicare regole diverse da quelle del diritto pubblico e del diritto privato, regole specifiche per il governo dei beni comuni. Esattamente come ci vogliono regole specifiche per il governo della sussidiarietà  e della democrazia partecipativa, diverse dalle regole che disciplinano il funzionamento dell’amministrazione bipolare e quello della democrazia rappresentativa.

Ecco il punto in comune

 

Insomma, chi avrà  avuto la pazienza di leggere fin qui avrà  capito qual è il punto in comune fra i grandi temi di cui ci occupiamo ormai da anni. Si può definire in vari modi, ma sostanzialmente ciò che emerge è che noi ci occupiamo di fenomeni che si collocano nello spazio intermedio fra i poli di una di quelle che Norberto Bobbio chiamava le “grandi dicotomie”, la dicotomia pubblico-privato.

Istituzioni-cittadini, rappresentanti-rappresentati, beni pubblici-beni privati sono tutte bipolarità  espressione della grande dicotomia che condiziona tutto il nostro modo di pensare, quella appunto fra pubblico e privato.

La sussidiarietà  è un principio che, nella nostra interpretazione, legittima e incoraggia un rapporto di collaborazione fra istituzioni e cittadini, fra pubblico e privato, non una semplice regolazione di confini fra l’uno e l’altro polo della dicotomia.

La democrazia partecipativa arricchisce il tasso di democrazia complessiva del sistema consentendo l’emergere di punti di vista e interessi che la bipolarità  rappresentanti-rappresentati non sempre riesce a prendere in considerazione, rendendo meno netta la separazione fra chi delega (i rappresentati) e chi decide (i rappresentanti).

Infine, i beni comuni dimostrano con la loro stessa esistenza che fra pubblico e privato, fra beni pubblici e beni privati c’è tutto un mondo che quella bipolarità  non riesce a cogliere ma che è determinante (e sempre più lo sarà  in futuro) per la qualità  delle nostre vite e l’esercizio dei diritti fondamentali.

La rinascita dell’intermedio

 

Certo, non sempre i cittadini possono applicare la sussidiarietà , non sempre la democrazia partecipativa è possibile, cosìcome non sempre i beni comuni possono soddisfare le nostre esigenze. Ma questo non è un problema, perché non abbiamo mai sostenuto che l’amministrazione condivisa, la democrazia partecipativa ed i beni comuni fossero sostitutivi rispettivamente dell’amministrazione bipolare, della democrazia rappresentativa e della distinzione fra beni pubblici e beni privati.

I concetti con cui cerchiamo di riempire gli spazi intermedi fra le bipolarità  che derivano dalla grande dicotomia pubblico-privato integrano, completano, rafforzano. Ed è intrigante notare la trasversalità  fra tali concetti, il fatto che tutto alla fine si tiene, perché i cittadini attivi si prendono cura dei beni comuni applicando il principio di sussidiarietà , ma quegli stessi cittadini possono dar vita a forme di democrazia partecipativa per contribuire a decisioni che spesso riguardano proprio beni comuni.

Cosa possa venir fuori da questa rinascita dell’intermedio, di ciò che sta in mezzo, non lo sappiamo ancora. Ma vale la pena porsi la domanda.