Ad un anno dal referendum, gli italiani promuovono il servizio idrico nazionale

Il dibattito sull ' acqua come bene comune è sopravvissuto al referendum del giugno 2011

Il dibattito sull’acqua come bene comune, nato a seguito dei tentativi di privatizzazione del servizio idrico, è sopravvissuto al referendum del giugno 211, grazie alla rete delle associazioni dei consumatori impegnate a monitorarne l’attuazione. In questo quadro va inserita l’indagine dell’istituto Piepoli che, puntando l’attenzione sulle opinioni dei consumatori, contribuisce a tener viva l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema. Attraverso il questionario, infatti, gli intervistati sono stati coinvolti non solo nella raccolta di dati statistici ma anche nelle riflessioni sugli scenari futuri della gestione del servizio idrico, come vedremo più avanti.

Andando per ordine, vediamo i dati più rilevanti anticipando, sin da subito, che le regioni settentrionali (divise in nord-occidentali e nord-orientali) hanno espresso mediamente i voti più favorevoli.

Il giudizio globale sulla qualità  del servizio è stato positivo per l’85 per cento degli italiani, con un voto medio pari al 7,5 su 1. Al di là  di questo positivo sguardo generale, l’indagine si articola attraverso l’analisi dei specifici settori, per ognuno dei quali rimane valida la divisione delle risposte per grandi aree geografiche, che aiuta ad interpretare il dato medio calcolato su base nazionale.

Per quanto riguarda gli aspetti tecnici (in particolare la pressione dell’acqua e l’assenza d’interruzioni del servizio) il giudizio è ancora più positivo per il 91 per cento degli italiani e un voto medio di 8 su 1.

Anche i dati sulla fatturazione, comprendenti regolarità  dell’invio delle bollette, la correttezza degli importi ivi riportati nonché chiarezza e facilità  di lettura, hanno ottenuto un buon voto (con una media del 7,5 su 1) e sono stati ritenuti soddisfacenti dall’85 per cento del campione intervistato.

E’ sulla qualità  dell’acqua che vengono in rilievo le più consistenti variazioni tra le aree geografiche italiane. In particolare l’utilizzo dell’acqua potabile riguarda ben il 79 per cento delle regioni nord orientali, il 75 per cento delle regioni nord-occidentali, il 7 per cento dei consumatori delle regioni centrali, e solo il 54 per cento delle regioni meridionali e delle isole.

L’opportunità  di un servizio pubblico

 

La seconda parte dell’indagine si concentra sulla gestione del servizio idrico. Innanzitutto è interessante sottolineare come il 33 per cento degli intervistati ha dichiarato di non essere a conoscenza del referendum avvenuto nel giugno 211, avente ad oggetto quesiti relativi alla fornitura dell’acqua.

Il documento prosegue con le risposte date relativamente all’opportunità  di un servizio di gestione pubblica. Ecco i dati più significativi: il 91 per cento ha dichiarato di essere favorevole alla sottrazione dell’acqua, bene universale, alle logiche del profitto e secondo il 79 per cento degli intervistati il servizio pubblico è più idoneo a perseguire l’interesse della collettività .

Alcune perplessità  riguardano il legame tra la natura pubblica/privata della gestione del servizio e l’abbassamento dei prezzi. Infatti secondo i consumatori sia il pubblico (con un’unica azienda, per il 7 per cento) sia i privati (in concorrenza tra loro, per il 54 per cento) producono un effetto positivo sull’abbassamento dei prezzi, sebbene con percentuali diverse. Inoltre una gestione privata è stata ritenuta più efficiente e più idonea a sostenere i finanziamenti necessari alla buona gestione del servizio idrico.

In ogni caso la maggioranza degli intervistati ritiene che l’azienda che gestisce il servizio debba essere pubblica, contro il 5 per cento che la vorrebbe privata e il 31 per cento secondo il quale il dato è irrilevante purché il servizio sia efficiente.

 

La qualità  per tutti

Veniamo ora all’ultima parte dell’indagine, dedicata agli scenari futuri del servizio idrico nazionale, sezione dedicata alle proposte e all’individuazione di quelle azioni che i consumatori ritengono essere delle priorità . In particolare tra i settori che meriterebbero delle migliorie sono stati indicati quello della qualità  (il 33 per cento) e quello della pressione dell’acqua dei rubinetti (16 per cento), sebbene solo il 43 per cento di loro sarebbe favorevole ad affrontarne i relativi costi. Nel complesso, tuttavia, la maggioranza dei consumatori (per il 73 per cento) ha valutato adeguato il rapporto tra qualità  e costo del servizio.

Tra le proposte che hanno accolto il maggior consenso vi è la creazione di un’Autorità  nazionale per la regolamentazione del servizio idrico, l’adozione di una tariffa unica su tutto il territorio e l’istituzione di un fondo di solidarietà  finanziato dai contribuenti, a sostegno delle fasce di consumatori più svantaggiate.

L’indagine appena descritta potrebbe rappresentare un buon punto di partenza per l’elaborazione di una strategia volta al miglioramento dell’utilizzo e della gestione della risorsa idrica che, ad un anno dal referendum, rischia di venire trascurato non solo dall’agenda politica ma anche dall’attenzione dell’opinione pubblica.



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