Gli indicatori Bes applicati alle città 

"Uno studio per riflettere sulle criticità  e i margini di miglioramento che ogni città  presenta nei diversi ambiti del Bes"

Il progetto UrBes, lanciato nel febbraio 2012 su iniziativa dell’Istat di concerto con Anci e Comune di Bologna, ha visto l’adesione dei comuni capofila delle 14 città  metropolitane (Torino, Milano, Napoli, Roma, Palermo, Messina, Bari, Reggio Calabria, Cagliari, Firenze, Genova, Brescia, Bologna, Pesaro e Urbino) per la sperimentazione e misurazione di indicatori di benessere urbano equo e sostenibile. I comuni sono stati chiamati a fornire una rappresentazione multidimensionale dello stato del benessere nella propria realtà  locale e un’analisi storica degli indicatori, prima e dopo la crisi economica.

Il rapporto UrBes si articola in quindici capitoli redatti dai Comuni per definire una prima mappa del livello della qualità  della vita urbana applicando i concetti e le metodologie del Bes. Ambiente, salute, istruzione e formazione, sicurezza, ricerca e innovazione sono alcuni degli indicatori presi in esame.

I comuni, grazie all’ausilio tecnico degli uffici di statistica territoriali, hanno anche fornito misurazioni aggiuntive per definire il livello di benessere della città , come ad esempio “lavoro e conciliazione dei tempi di vita” , “spese sociali pro capite”, “tasso di incidentalità  stradale” oppure la “dotazione di piste ciclabili”.

Il rapporto contiene anche una sezione dedicata alle esperienze di coinvolgimento della cittadinanza verso il percorso di definizione di nuovi indicatori del benessere e sezioni in cui i comuni forniscono particolari approfondimenti su indicatori ritenuti fondamentali per monitorare il livello di benessere del territorio.

La fotografia del benessere urbano

Così, leggendo il documento, si scopre che a Milano, sotto l’indicatore “salute”, secondo le stime effettuate nel 2010, la vita media è pari a 80,1 anni per gli uomini e a 85,2 per le donne. Valori superiori sia a quelli del nord Italia che ai dati nazionali. Rispetto invece all’indicatore “ambiente” si legge che la dotazione di verde urbano a gestione pubblica corrisponde a 16,4 metri quadri per abitante nel 2010, valore pari a quello del 2009. Pur restando un dato decisamente basso, il trend dal 2004 evidenzia un miglioramento (+7,7% rispetto al valore del 2004).

Leggendo invece i dati relativi alla “qualità  dei servizi” si scopre che a Palermo la raccolta differenziata nel 2010 si è attestata attorno al 7,7% della raccolta totale, un valore molto basso, anche se di poco superiore rispetto al dato provinciale (6,8%). Dati che, se comparati con quelli del Mezzogiorno (21,2%) e alla media nazionale (35,3%), risultano ancora molto bassi. Rispetto, invece all’accesso agli asili nido, sempre a Palermo, la quota di bambini di -2 anni che usufruiscono dei servizi per l’infanzia si attesta, in riferimento all’anno 2010, intorno al 5%, valori inferiori alla media nazionale (14%).

Sotto il profilo dell’occupazione e del lavoro invece emerge che, dal 2005 al 2012, tra le principali aree metropolitane del Paese Napoli è la città  che presenta il più basso tasso di occupazione. Nel 2012 il tasso di occupazione è sceso al 4,1% nella provincia del capoluogo campano e al 43,7% nell’intera regione.

Tra gli approfondimenti, invece, realizzati dai Comuni si legge quello relativo all’esperienza di Cagliari che ha analizzato l’andamento della spesa sociale nell’arco temporale 2004-2011, mentre Messina ha realizzato un approfondimento sul parametro “Le spese per consumi dei turisti” per valutare l’impatto del turismo sullo sviluppo della città .

Lo studio non fornisce una classifica territoriale sulla qualità  della vita rappresenta piuttosto un documento per riflettere sulle dinamiche dello sviluppo locale nonché sulle criticità  e i margini di miglioramento che ogni città  presenta nei diversi ambiti del Bes.

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