I cittadini come risorsa

Quando gli strumenti convenzionali sono insufficienti ad affrontare situazioni di crisi, è possibile sperimentare azioni concrete, utilizzando risorse disponibili a livello locale in modi alternativi.

E’ questo il caso di ” Responding together ” , un progetto cofinanziato dalla Commissione europea e dal Consiglio d’Europa, finalizzato a mobilitare i cittadini a livello locale per ridurre la povertà  e l’esclusione sociale. Dal 4 al 6 novembre si è tenuta a Strasburgo la Conferenza conclusiva del progetto nel corso della quale si è cercato di tirare le somme delle esperienze fatte, con un occhio al futuro.

I cittadini come risorsa

Come si legge nella presentazione del progetto, in un contesto di crisi, quando gli strumenti convenzionali sono insufficienti ad affrontare la complessità  di situazioni di impoverimento e aumento delle disuguaglianze, è possibile sperimentare azioni concrete,  utilizzando risorse disponibili a livello locale in modi alternativi. In particolare, si tratta di appoggiare progetti che coinvolgano i cittadini nella risoluzione dei problemi legati all’esclusione sociale o alla povertà . In pratica, i cittadini diventano una risorsa per la soluzione di problemi collettivi.
Il tema non è nuovo, specialmente per i lettori abituali di questa rivista; ciò che è interessante è che sia arrivato all’attenzione dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa, avviati a valorizzare il ruolo che i cittadini attivi stanno svolgendo nella costruzione del progetto europeo, in una delle sue fasi di maggiore criticità . I cittadini come risorsa diventa lo slogan di un modo nuovo di pensare all’Europa. Si tratta di sperimentare soluzioni nuove per problemi nuovi, davanti ai quali le istituzioni non sono sempre in grado di esprimere una risposta adeguata. La necessità  di combinare risposte nel breve periodo con una progettazione che invece guarda al futuro, l’individuazione di nuovi attori (pubblici/privati, individuali/collettivi), la capacità  di valorizzare le risorse (economiche ed umane) già  esistenti e di riprodurre le azioni individuate, non sono pertanto che alcuni dei motivi ispiratori del progetto.

Responding together: le linee guida del progetto

I principi guida del progetto sono stati individuati in:
– la progressività , volta ad assicurare che ci sta muovendo verso la progressiva eliminazione di condizioni di esclusione;
– la costruzione di un’empatia pratica, appoggiando atteggiamenti di fiducia e rispetto reciproci;
– il ” commoning ” , vale a dire il passaggio progressivo dalla proprietà  privata a quella comune attraverso pratiche di condivisione (sharing), riutilizzo, ma anche re-immaginazione e connessione di risorse già  disponibili;
– la scalabilità :  la replicabilità  dei progetti in contesti diversi è parte essenziale del progetto;
– la velocità  dei risultati:  anche se la prospettiva guarda al lungo periodo, non manca l’interesse per iniziative che siano in grado di dare risposte rapidi e problemi emergenti.
Interessante è anche la metodologia del progetto. ” Responding together ” utilizza infatti la piattaforma SPIRAL, uno strumento metodologico realizzato dal Consiglio d’Europa, per ripensare gli indicatori del benessere dei cittadini attraverso pratiche di condivisione.

Cambiamo le regole!

Il progetto si articola in diverse sezioni tematiche, che spaziano dalla salute ai problemi abitativi, dalla mobilità  alla conoscenza, all’interno delle quali sono raccolte le esperienze più significative riscontrate nei diversi paesi europei
Nella Sezione del Progetto dal titolo ” Changing the rules ” è interessante l’attenzione riservata al tema della costruzione dei beni comuni e della ridefinizione degli spazi pubblici. Non mancano gli esempi tratti da esperienze portate avanti in tutta Europa e in Italia.
Ecco quindi che trovano posto in questa sezione le Manifatture Knos di Lecce, un progetto che ha lo scopo di appoggiare progetti creativi ed artistici nella regione; sempre in Puglia, il caso dell’ex Fadda, un vecchio stabilimento enologico in disuso trasformato in nuovo spazio pubblico per l’innovazione sociale; il Municipio dei beni comuni e il Progetto Rebeldia a Pisa, finalizzato a creare nell’ex colorificio della città  uno spazio pubblico all’interno del quale gruppi e associazioni possono svolgere le loro attività  di utilità  sociale.

Re-inventare la realtà  è possibile

La condizione attuale rischia di tradursi in un diffuso senso di impotenza nei confronti di problemi che sembrano insolubili o molto al di sopra delle possibilità  di intervento dei singoli cittadini. Progetti come questi evidenziano come un margine per re-inventare la realtà  sia sempre possibile, specialmente se si liberano le molte risorse innovative disponibili al livello dei cittadini, di chi è vicino ai problemi, ma spesso anche alle soluzioni.



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