Grazie al Regolamento appare valorizzato in tutte le sue potenzialità  il collegamento esistente tra cittadinanza e spazi pubblici urbani

Introduzione dell’autrice

Da sempre le strade, le piazze, i parchi e i giardini urbani costituiscono gli spazi che consentono a coloro che vivono nelle realtà  urbane di essere in comunicazione sia perché permettono la libera circolazione da una parte ad un’altra della città , sia perché rendono possibile la sosta per finalità  di svago e ricreazione, di incontro, riunione e comunicazione sociale, culturale, politica.
L’ordinamento giuridico riconosce il ruolo fondamentale svolto da quegli spazi disponendo che negli strumenti urbanistici siano rispettati rapporti massimi tra spazi destinati ad insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici ed attribuendo al Comune il compito di realizzare e gestire i beni, pubblici, destinati alla fruizione diretta di tutti coloro che vivono e frequentano la città  (beni pubblici urbani a fruizione collettiva). Le difficoltà  di bilancio degli enti locali hanno ridotto la capacità  dei Comuni di realizzare, mantenere e controllare i beni pubblici urbani a fruizione collettiva, i quali, da un lato, sono sempre più soggetti a rischi di degrado e distruzione al pari di altri beni aperti all’uso comune (tragedia dei beni comuni), dall’altro tendono ad essere sostituiti di fatto da beni privati.

Nell’attuale contesto giuridico e fattuale a fronte di atti generali di regolazione degli usi o di gestione dei beni pubblici a fruizione collettiva da parte dell’ente proprietario, i destinatari dei beni stessi possono tutelare innanzi al giudice i loro corrispondenti interessi soltanto nella misura in cui possano vantare uno stabile collegamento con il territorio in cui sono localizzati i beni (criterio della vicinitas). Inoltre, stante l’ampia discrezionalità  di cui il Comune dispone sia in quanto titolare delle funzioni amministrative di pianificazione degli usi del territorio, sia in quanto proprietario dei beni, il giudice di legittimità  interviene soltanto in caso di manifesta irragionevolezza, illogicità  o travisamento dei fatti.

Ciò premesso appaiono dunque rilevanti recenti normative statali e locali che in applicazione del principio di sussidiarietà  orizzontale promuovono la partecipazione attiva dei cittadini, singoli e associati, alla rigenerazione, alla manutenzione e alla gestione di beni urbani a fruizione collettiva, pubblici e privati. Tra di esse emergono in particolare il Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani approvato dal Comune di Bologna e gli analoghi regolamenti adottati da numerosi altri Comuni.
Tali regolamenti, infatti, delineano un vero e proprio sistema che con il patto di collaborazione apre la gestione dei beni costituenti gli spazi pubblici alla partecipazione attiva di coloro che intendono contribuire direttamente alla loro cura, rigenerazione ed allo stesso tempo alla partecipazione ” procedimentale ” di tutti gli altri soggetti interessati, in particolare dei fruitori dei beni. In tal modo appare valorizzato in tutte le sue potenzialità  il collegamento esistente tra cittadinanza e spazi pubblici urbani, messo in evidenza dagli studi sociologici, ed allo stesso tempo si assiste ad un significativo mutamento nel modo di intendere (e di gestire) i beni pubblici destinati all’uso generale: non soltanto beni di proprietà  del Comune di cui tutti sono fruitori ma le cui sorti sono affidate all’esclusivo potere dell’ente proprietario, ma beni comuni, fondamentali per la vita individuale e collettiva di coloro che vivono nelle realtà  urbane, alla cui gestione e valorizzazione funzionale tutti possono in diversa misura e secondo diverse modalità  liberamente e responsabilmente partecipare incidendo cosìsulle relative sorti.

Paola Biondini

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