A Genova è stato firmato il primo Patto di collaborazione complesso per la gestione condivisa del Paladiamante, una struttura che vuole promuovere inclusione e socializzazione attraverso la pratica sportiva

Sono le relazioni, i legami che nascono, crescono e vengono continuamente alimentati dalle azioni di cura dei beni comuni una delle migliori chiavi di lettura per comprendere l’Amministrazione condivisa. L’applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale, attraverso Regolamento e Patti di collaborazione, favorisce nella comunità alleanze nuove e inedite, e nella pubblica amministrazione innovazione nelle funzioni, nell’organizzazione, nelle procedure.
La costruzione delle relazioni, dunque, non è solo una caratteristica di ogni singolo Patto, ma uno degli elementi essenziali dell’intero processo di Amministrazione condivisa che è, anche, processo culturale, e non una mera soluzione di carattere amministrativo.

L’Amministrazione condivisa nel Comune di Genova

È interessante leggere la storia del patto di collaborazione sul Paladiamante a Genova da questo punto di vista. È il risultato di un lungo lavoro, al quale hanno contribuito non solo gli attori che lo hanno costruito, ma anche – pure se in modo inconsapevole – le amministrazioni di colore politico diverso che si sono succedute, i Patti che nel corso di questi anni sono stati sottoscritti e, non ultimi, i settori e funzionari del comune di Genova. A partire dall’Ufficio Partecipazione e reti territoriali della Direzione Governo e Sicurezza dei territori municipali, diversi sono i settori del Comune che nel tempo hanno contribuito a definire un modello di gestione condivisa dei Beni comuni, da Patti ordinari fino a giungere alla sottoscrizione del primo Patto di collaborazione complesso: un Patto sulla la gestione condivisa del Paladiamante. Questo Patto intende creare un presidio sportivo, sociale, aggregativo di livello cittadino come strumento di contrasto al degrado, attraverso l’incremento dell’offerta sportiva aperta alla cittadinanza tutta, con particolare riferimento a persone a rischio di marginalità sociale residenti nel territorio del Municipio.

Come nasce un Patto complesso

Ma andiamo con ordine. Il Comune di Genova ha previsto nel Regolamento per la collaborazione tra cittadini e amministrazione pubblica il catalogo dei Beni comuni complessi, quei beni cioè che hanno particolari caratteristiche di natura culturale o storica e un significativo valore economico su cui i cittadini possono proporre interventi particolarmente innovativi. Sulla base del catalogo così composto, viene predisposto un avviso pubblico per raccogliere le proposte di collaborazione. È questa la strada individuata per avviare la co-progettazione del patto di collaborazione del Paladiamante, avvenuta attraverso un percorso che ha visto coinvolti il Municipio V della Valpocevera e il Comune di Genova, nelle sue articolazioni tecniche e componenti politiche e con il coinvolgimento diretto della Giunta comunale, così come previsto per i Patti complessi. La Direzione Generale del Comune quindi, con determina dirigenziale, ha costituito un gruppo di lavoro per la disamina delle proposte pervenute in risposta all’avviso pubblico e per l’avvio del lavoro di co-progettazione, coordinato dal Municipio V, che ha visto coinvolti tecnici, politici, organizzazioni di cittadini attivi e istituzioni scolastiche.

Il valore della co-progettazione

Simona Barboni, direttrice del Municipio V, ha subito sottolineato l’equilibrio tra le diverse componenti coinvolte nella co-progettazione: un rapporto molto positivo con i cittadini, una buona distinzione dei ruoli tra i tecnici, che hanno costruito il processo, e la parte politica, che ha partecipato per definire obiettivi e strategie. Il Patto complesso prevede una necessaria collaborazione tra gli organi dei municipi e il Comune, e in questo la direttrice riporta che il ruolo della Direzione Generale è stato determinante per coinvolgere per la prima volta in un Patto entrambi gli attori: le direzioni centrali su strumenti che ancora non conoscono bene, e i municipi che, invece, da tempo sperimentano questi nuovi strumenti sul campo. Qual è allora il valore della co-progettazione volta alla firma di un Patto di collaborazione? La co-progettazione di fatto fornisce un significato nuovo alle parole: mentre prima era legata alle relazioni sindacali, oggi consente di superare le remore e le distanze che vengono dalla storia dei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione.

Festa di Natale 2019 al Paladiamante (Fonte: Gianluca Argiolas)

Il ruolo della comunità

Il Patto di collaborazione sulla gestione condivisa del Paladiamante si inserisce in un contesto più ampio, che è quello del programma di rigenerazione urbana Restart Begato. Proprio dalle caratteristiche del quartiere parte la riflessione di Gianluca Argiolas, giovane presidente di Link, l’associazione sportiva dilettantistica capofila della rete delle organizzazioni collettive che hanno firmato il Patto di collaborazione: il Patto va ad agire su un quartiere con caratteristiche particolari, nato negli anni ’60, noto come il ‘ghetto’, ed oggi al centro di un progetto di riqualificazione non solo urbana, ma anche sociale. Con lo scopo di costruire la rete di progetto (Centro Servizi Famiglie, Associazione Insieme per Caso, Comunità di Sant’Egidio-Liguria, Proges Soc. Coop. Sociale), nel 2019 è stata organizzata nel quartiere una festa di presentazione, per far capire a tutti che il Patto non riguarda solo la gestione di un impianto sportivo, ma è innanzitutto un lavoro sociale con una particolare attenzione ai bisogni delle persone, dagli abitanti di lunga data  ai più nuovi del quartiere. Anche per il presidente di Link l’esperienza della co-progettazione è stata positiva: si è trattato di un percorso nuovo, lungo un anno, con i funzionari che ci hanno aiutato a capire il Patto, ci hanno guidati nella definizione degli obiettivi. La co-progettazione ha aperto a nuove collaborazioni e, attraverso l’assistenza della pubblica amministrazione è stato possibile partecipare ad alcuni bandi regionali per reperire risorse necessarie a sostenere il progetto. L’idea di fondo è quella di utilizzare lo sport per promuovere occasioni di socializzazione attraverso il coinvolgimento di altre associazioni, circoli, gruppi, scuole, istituzioni, enti pubblici e singoli cittadini che ne facciano richiesta, così da trasformare il Paladiamante in un punto di riferimento della città.

Tutti responsabili di tutto

Il patto di collaborazione sul Paladiamante non appartiene solo a chi lo immaginato, costruito, firmato. Non appartiene solo agli uffici, ai funzionari, ai politici che ne hanno seguito la genesi. La cura dei beni comuni, si diceva all’inizio, è un processo culturale, e questo Patto di collaborazione ne è la prova. Nasce dalle esperienze che in quel municipio sono state fatte nel corso di questi anni, appartiene alle istituzioni e alle diverse forze politiche che sin dall’adozione del Regolamento nel 2016 – a prescindere dal loro colore politico – ne hanno sostenuto l’applicazione, superando le criticità che di volta in volta si sono presentate. Appartiene, soprattutto, a quei cittadini che hanno creduto che attraverso la sperimentazione dei Patti di collaborazione fosse possibile costruire un rapporto diverso con il proprio quartiere, le istituzioni, le altre persone. Questa è la storia tra le righe di quel Patto, un modo per sentirsi ed essere – come ci ha raccontato Gianluca Argiolastutti responsabili di tutto.