Nasce proprio dalla cura collettiva di un parco, un percorso di rinnovamento del rapporto cittadini-amministrazione pubblica. L'idea è della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Senigallia (AN)

La sfida del nostro tempo è quello di rilanciare la partecipazione. Non tanto e non solo quella che riguarda le grandi opere (es. TAV, TAP, ecc.) per la quale cominciano a vedersi anche nuove leggi, ma quella di tutti i giorni, nei diversi contesti in cui viviamo e lavoriamo: in famiglia, nella scuola, in azienda, nelle Associazioni, nella società.
Oggi si sente la necessità di nuovi legami, anche se rimane tutto da stabilire che cosa ciò possa significare. Tuttavia, bisogna sforzarsi di trovare nuove formule per ripensare il futuro perché ci troviamo in un mare aperto senza direzioni, senza obiettivi, ognuno per sé, da soli, ad affrontare un mare agitato e pieno di insidie.

Dalla Città che vogliamo alla cura del Parco

È questa la riflessione di partenza del gruppo della Pastorale sociale e del Lavoro della Diocesi di Senigallia che da un paio di anni prova a ripartire dal tema della partecipazione e della riscoperta di nuovi legami amicali e sociali. Lo ha fatto con La Città che Vogliamo, prima delle elezioni amministrative del 2020, il cui duplice scopo è stato quello di ascoltare ciò che i cittadini ritenevano meritevoli di attenzione per lo sviluppo della loro città ed anche quello di formulare alcune proposte per le forze politiche che si erano candidate ad amministrarla per i cinque anni successivi.
Lo fa adesso con il Parco che Vogliamo, alla cui conferenza di presentazione di sabato 5 marzo hanno partecipato un centinaio di persone tra presenti e collegati online; segnale incoraggiante di partecipazione e forte curiosità per la metodologia di coinvolgimento.
In effetti, il processo partecipativo attivato, rispetto al precedente, è più articolato; intanto perché ha una visione ed una strategia. La visione è quella di favorire la coesione della comunità locale sulla riqualificazione di un bene comune come quello del Bosco urbano della Cesanella; ed inoltre, quello di generare il senso di comunità attraverso il protagonismo dei cittadini che se ne ‘prendono cura’.

Per un parco anche a misura di bambino/a

La strategia ha alcune importanti finalità. Una di queste è il coinvolgimento di grandi e piccoli. I primi, attraverso l’esplorazione creativa scoprono come un ‘pezzo di terra’, oggi in stato di abbandono, possa essere meglio fruito dagli abitanti. Si ricorda che tutti i cittadini possono partecipare a questa fase anche se non risiedono nel quartiere. Si tratta di un impegno di sole due ore previsto per il 26/2 (dalle 10,00 alle 12,00) ed il 3/3 (dalle 21,00 alle 23,00), al fine di consentire la partecipazione per chi lavora. Per questo è necessario iscriversi all’indirizzo pastoralelavoro@diocesisenigallia.it o telefonare al 328 39 68 698 in quanto il numero di persone è limitato a 10/12 unità.
Per i piccoli, il lavoro è già iniziato e sta coinvolgendo gli studenti, gli insegnanti e le famiglie delle scuole del quartiere ed alcune scuole superiori. Si tratta di lavorare sulle visioni dei più piccoli al fine di avere un parco anche a misura di bambino/a. Alla fine i loro lavori saranno esposti a maggio nella sede del Foro Annonario insieme a tutti gli spunti che verranno dai gruppi dei cittadini di cui sopra. Infine, la ‘cura’ del rapporto con la Pubblica Amministrazione, coinvolta fin dall’inizio sulle idee ed i progetti che emergeranno sul Parco, che potrà valutare con i suoi organi competenti al fine di condividere tutto o in parte le proposte dei cittadini.

Gli effetti indotti della cura

In conclusione, si crede che con il “pretesto” di prendersi cura dei beni comuni del proprio quartiere gli abitanti escano di casa, scendano in strada, si incontrino, discutano, si organizzino, lavorino insieme con gli altri cittadini e con l’amministrazione, producendo senso di appartenenza, senso civico e coesione sociale, e liberando le infinite energie positive nascoste nella nostra comunità. In definitiva, siamo persone comuni, con competenze ed esperienze assolutamente normali, non necessariamente iscritte ad associazioni o ad enti del Terzo Settore, che molto semplicemente si attivano facendo cose concrete per migliorare la qualità della vita di tutti, a cominciare ovviamente da sé stessi.

Foto di copertina: Gli abitanti di Senigallia che hanno preso a cuore il Parco

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