Roma Bene Comune non è uno slogan, dicevamo qualche mese fa raccontando gli esiti del nostro ciclo di webinar sul tema, ma un progetto collettivo partito nel lontano 2015, quando un gruppo di lavoro composto da funzionari comunali e Labsus elaborò una bozza di Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni per Roma. Questo gruppo fu istituito in virtù della delega alla Partecipazione dall’ex assessore Paolo Masini, il quale coinvolse, sotto la supervisione di Labsus, i funzionari amministrativi dei vari dipartimenti. La bozza del Regolamento era di fatto già pronta quando la Giunta Marino cadde nell’ottobre 2015, vanificando il nostro lavoro. O almeno – come raccontavamo qui nel dettaglio – vanificandolo per quanto riguardava il Comune. Perché l’allora Assessora comunale Marta Leonori, una volta eletta, tre anni dopo, nel Consiglio della Regione Lazio, utilizzò proprio quella bozza come punto di partenza per la stesura della legge regionale n. 10/2019, intitolata “Promozione dell’amministrazione condivisa dei beni comuni”, la prima legge regionale di questo tipo.
La legge della Regione Lazio, lo ricordiamo, presenta molteplici elementi innovativi, tra cui: una piattaforma per diffondere i dati sui beni comuni e le esperienze presenti sul territorio; dei percorsi formativi mirati a promuovere la cultura della collaborazione civica; un elenco regionale telematico dei regolamenti degli Enti Locali sull’Amministrazione condivisa; l’attribuzione di vantaggi economici o altre forme di sostegno nell’ambito dei patti di collaborazione; contributi a favore dei cittadini attivi e degli enti locali, che hanno favorito iniziative di cura dei beni comuni.
La Giunta s’impegna espressamente ad adottare il Regolamento dei beni comuni
Ed è proprio agganciandosi alla Legge Regionale che l’Assemblea capitolina, in data 24 gennaio 2022, ha approvato all’unanimità – con 29 voti favorevoli – un ordine del giorno volto a recepire le “Linee guida per l’adozione, da parte degli Enti Locali, dei regolamenti per la promozione dell’Amministrazione condivisa dei beni comuni”, approvate dalla Giunta Regionale nel giugno dell’anno scorso, in attuazione dell’art. 6 comma 1 della Legge Regionale.
L’odg del 24 gennaio (in allegato in fondo all’articolo) presentato dai consiglieri di Roma Futura, Giovanni Caudo e Tiziana Biolghini, mira espressamente a riaprire la partita dei Patti di collaborazione per la cura, gestione e rigenerazione dei beni comuni, dopo anni in cui l’amministrazione comunale si era di fatto dimostrata indisponibile. Per ripercorrere tutte le varie fasi della vicenda, fino alla bocciatura della delibera di iniziativa popolare da parte dell’allora maggioranza, vi invitiamo a leggere la nostra “Storia del Regolamento per i beni comuni a Roma”.
Sussidiarietà orizzontale, non sostituzione. Beni comuni, non decoro
L’odg fa meritoriamente riferimento anche alla suddetta delibera, la quale “aveva come scopo quello di definire i rapporti tra le Amministrazioni locali e quanti vogliono offrire il proprio contributo volontario per la cura del territorio, ma anche attivare nuove forme di collaborazione tra le parti, basate sul principio di sussidiarietà orizzontale e non sulla totale delega di responsabilità ai cittadini”. E quest’ultimo punto ci sembra particolarmente importante da sottolineare, in una città che in passato ha deliberatamente interpretato il tema dei beni comuni come pretesto per tappare le carenze di servizi pubblici o, nel migliore dei casi, come mera retorica del decoro (su questo: “Città e Decoro. Come svilire il senso dei beni comuni in 4 semplici mosse”).
Non possiamo quindi che accogliere con grande ottimismo questo piccolo, e quanto mai significativo, passo in avanti compiuto dall’assemblea capitolina. E che questo sia l’inizio di una nuova storia, con e per la nostra amata Roma, bene comune.
In copertina: “A me gli occhi”, My Dog Sighs, piazza San Cosimato, Roma
(foto di Elena Taverna)
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