Co-housing a Bologna: l’occasione di dialogo che scaturisce dal coniugare un modello innovativo di abitare insieme all’esperienza dei Patti di collaborazione

In Italia, il Comune di Bologna è il primo ad affinare il modello abitativo del co-housing da realizzare puntando sulla valorizzazione degli spazi comuni e sul processo di autoselezione degli inquilini attraverso un percorso partecipativo, e ad includere nel progetto l’apertura al contesto intorno.

Come colmare il vuoto normativo?

Dopo il successo dell’esperienza di co-housing pubblico Porto 15, l’Amministrazione comunale ha aperto il dialogo anche con privati cittadini interessati a sviluppare autonomamente esperienze di co-housing sul territorio.
In particolare la società cooperativa Giardino dei Folli ha presentato un’osservazione alla Variante al Regolamento Urbanistico Edilizio (successivamente RUE) tesa a sottolineare l’importanza delle esperienze di co-housing e a chiedere una regolamentazione specifica che ne incentivasse la realizzazione. Il dialogo con questi privati cittadini è stato di stimolo alla riflessione sul vuoto normativo attorno a questa nuova tipologia abitativa e in quest’ottica è nata la modifica al RUE con l’art. 32 bis – Promozione di interventi per l’abitare condiviso e solidale, che ne riconosce l’importanza e, per la prima volta in Italia, pone una definizione di co-housing a livello architettonico e sociale. Con l’approvazione, nel 2018, del suddetto art. 32 bis del RUE, un elemento caratterizzante i co-housing diventa mettere a disposizione del territorio gli spazi ad uso collettivo tramite un Patto di collaborazione affinché possano svolgersi attività di interesse generale.

Fonte: Il giardino dei folli.

Il Patto

Nasce così il Patto di collaborazione ventennale che l’attuale società cooperativa Il giardino dei folli (composta dai e dalle cohousers del co-housing omonimo) ha sottoscritto con il comune di Bologna e il Quartiere San Donato – San Vitale (Circoscrizione amministrativa). Il Patto prevede la condivisione degli spazi ad uso comune del co-housing e la realizzazione di interventi di cura, pulizia e manutenzione di spazi esterni. Oggetto del Patto sono un magazzino e la falegnameria. Il magazzino è a disposizione della comunità che anima il Gruppo di Acquisto Solidale (GAS) “Bosco”, e lì vengono stoccati i prodotti acquistati trimestralmente, vengono svolti incontri di formazione e sensibilizzazione su tematiche di riduzione dei rifiuti, riuso, riciclo, baratto, logica del dono, tutela dell’ambiente, lotta allo spreco di risorse, e viene anche svolta una programmazione di visite ai fornitori, così da conoscere le loro realtà e creare dei legami. La falegnameria è ad uso di ‘laboratorio dei saperi’, per effettuare laboratori di scambio di conoscenze e competenze. In futuro sarà oggetto del Patto anche la sala condominiale che Vittoria Ballarini – presente in questa esperienza di coabitazione fin dal principio – ci racconta essere ancora oggi in via di costruzione. Sala dove si svolgeranno le attività di doposcuola – che ad oggi sono ospitate nella parrocchia di quartiere –, attività di divulgazione di prassi di economia solidale e costruzione di reti sociali, oggi realizzare nel giardino del co-housing. Infine sarà utilizzato un monolocale per l’accoglienza temporanea di persone che vivono situazioni di fragilità e di bisogno, in accordo con i servizi sociali del comune di Bologna. Le attività di cura, pulizia e manutenzione riguardano gli spazi pubblici confinanti con la proprietà.

Fonte: Il giardino dei folli.

Un Patto che amplifica l’impatto

Vittoria, nel suo raccontare l’esperienza che l’ha portata a vivere in coabitazione, parla della Carta dei principi elaborata dal gruppo di cohousers, in cui elementi cardine sono la testimonianza alla collettività di uno stile di vita solidale, il recupero di un senso di comunità e di identità fortemente orientato all’intreccio di reti di cura. La stipula del Patto di collaborazione, introdotto dall’art. 32 del RUE per far sì che i coabitanti possano usufruire delle modalità di incentivi da esso previste, ha favorito la nascita di un dialogo con l’Amministrazione che, da un lato, ha ribadito la centralità e l’importanza degli spazi comuni come spazi di creazione di socialità e attività all’interno dei co-housing, e, dall’altro, permette di sviluppare azioni in collaborazione con i servizi comunali e di quartiere, che amplificano l’impatto estremamente positivo che il vivere in coabitazione ha sulla comunità circostante.

Fonte foto di copertina: Il giardino dei folli



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