Piazza delle Marinelle e altre piazze ripensate attraverso i Patti: le rigenerazione urbana del centro storico di Genova parte da qui

Nel quadro del Piano Caruggi, il Piano integrato per la riqualificazione urbana del centro storico, l’Amministrazione comunale ha proposto un avviso pubblico per raccogliere proposte di patti di collaborazione che si prendessero cura delle Piazze. Il Comune di Genova ha così inteso promuovere una sperimentazione sull’Amministrazione condivisa dei beni comuni urbani a supporto degli interventi di rigenerazione urbana.  Nel settembre 2021, la co-progettazione ha portato alla stipula, tra gli altri, del “Patto educazione e cura tra le generazioni per uno sviluppo di comunità’ in cui 15 associazioni hanno proposto di valorizzare, attraverso azioni di animazione, quattro piazze del Sestriere di Prè. Ma questo è stato solo uno dei passi verso un processo di costruzione di comunità con un orizzonte più ampio.

Il quartiere di Prè e la Piazza delle Marinelle: un viaggio nella cura delle relazioni

Prè oltre alla via è anche un sestriere, come si chiamano i quartieri a Genova, del centro storico. Un quartiere multietnico, fragile e potente allo stesso tempo, da scoprire camminando nel dedalo dei Caruggi.  Quartiere del porto, degli ultimi cantati da De Andrè e che da sempre è stato luogo di accoglienza per chi arrivava in città.  Il tema della sicurezza è spesso al centro delle narrazioni che si fanno del quartiere, che ha, in realtà, un’identità molto forte: gli abitanti e le associazioni che lo abitano hanno energia, competenze ed entusiasmo e molte associazioni sono attive da tempo sul territorio. E infatti all’avviso pubblico aperto dall’Amministrazione comunale hanno aderito 39 associazioni con proposte su diverse piazze, che sono poi confluite, attraverso un percorso di co-progettazione con la città di Genova, in due patti a cui hanno aderito la maggior parte di esse.
Nel corso di un viaggio di formazione con studenti del Comune di Chieri (TO), che si stavano documentando sull’Amministrazione condivisa quali futuri pattisti per la cura di uno spazio pubblico, abbiamo avuto la fortuna di conoscere Claudio Pesci della cooperativa sociale Il Melograno e Roberta Pettinato, architetta ed educatrice nell’associazione Centro Storico Ragazzi APS, che fanno parte di alcuni degli enti che hanno aderito al Patto. In particolare, le loro azioni si sono focalizzate sulla piazza delle Marinelle, una piazza colorata e accogliente che si apre improvvisamente tra i vicoli del centro. Roberta ci ha guidati nel quartiere facendoci conoscere luoghi e persone, aiutandoci a immaginare la rete e le azioni che il Patto ha sostenuto: lo spazio urbano e le relazioni, infatti, sono strettamente correlati. E proprio le relazioni sono state le protagoniste nel processo di co-progettazione del Patto e soprattutto durante la realizzazione delle azioni di animazione sulle piazze, che ha coinvolto i pattisti ma soprattutto gli abitanti: relazioni che si sono consolidate nelle progettazione e nella creazione di azioni condivise, e che si sono create nello spazio della piazza durante gli eventi.
Il Patto ha proposto azioni educative e di animazione sociale in modo da rendere la piazza sempre più condivisa e vissuta. Sulla piazza si affacciano, infatti, uno spazio educativo per bambini e ragazzi, un gruppo scout, una residenza universitaria. Sono stati organizzati alcuni eventi che tenessero insieme le diverse realtà nell’intento di costruire relazioni di comunità tra generazioni diverse, cosi come recita il titolo del Patto. Mettendo a sistema diversi finanziamenti, tra cui un’iniziativa di crowdfunding, si sono svolti tornei di pallavolo per ragazzi e per adulti, laboratori per bambini, un mercatino di Natale. Parallelamente, i momenti di co-progettazione hanno coinvolto attivamente abitanti e commercianti intorno a un’idea condivisa di cambiamento per il quartiere.

Momento di incontro (foto di Roberta Pettinato)

Guardare agli abitanti come attori nel processo di cambiamento

Sono molti gli stimoli che il Patto, conclusosi a dicembre dello scorso anno, sembra aver lasciato. Per Roberta ha, in primo luogo, sollecitato un bisogno di formazione degli Enti del Terzo settore (ETS) rispetto al tema dei Patti. Con il supporto di un gruppo di lavoro inter-direzionale del Comune di Genova composto da funzionari degli uffici interessati si è intrapreso un percorso di formazione e di  co-progettazione dei Patti, percorso che ha aperto nuove strade di azione rispetto allo strumento. Soprattutto il Patto ha permesso “di guardare ai cittadini come risorse che esprimono i propri bisogni e che possono agire in prima persona, in questo modo aiutando noi ETS a rendere le nostre azioni più efficaci. Il frutto più grande che ci ha lasciato il Patto è questo sguardo verso il coinvolgimento dei cittadini in azioni condivise”. Nonostante non si sia ancora pensato ad un suo rinnovo, ma un bel risultato a cui in parte ha contribuito il Patto è stato sicuramente l’istituzione del Comitato Per-Prè, al quale hanno aderito abitanti, commercianti ed enti produttivi e nel quale ognuno può aderire in forma singola o anche come rappresentante di una realtà. L’obiettivo del Comitato è quello di “promuovere uno sviluppo armonico della vivibilità del quartiere nel pieno rispetto della dimensione umana, culturale e spirituale della persona”. Claudio ha aderito come referente del sestiere di Prè all’interno del più ampio patto di sussidiarietà del centro storico (vedi prossimo paragrafo), proprio in virtù di una relazione fiduciaria ormai consolidata anche grazie ai Patti di collaborazione. 

Iniziativa organizzata per i più piccoli (foto di Roberta Pettinato)

Immaginare nuove azioni in un’ottica di Amministrazione condivisa

Secondo Claudio il Patto ha lasciato in eredità anche un potere immaginativo: “un altro merito del Patto è stato quello di farci sognare una casa di quartiere nel nostro Sestriere”, per cui si stanno cercando risorse e spazi funzionali a questo scopo. L’idea è ancora in una fase iniziale, ma si sta già riverberando su una nuova progettualità supportata dal Settore Politiche Sociali, e sta coinvolgendo diversi attori del centro storico: un Patto di sussidiarietà (strumento che il Comune di Genova distingue dal Patto di collaborazione) che prevede l’alleanza tra Enti pubblici ed ETS, e che ha l’obiettivo di costruire un più ampio progetto di comunità. Una progettazione condivisa ancora in corso che, per cominciare, prevede dei tavoli di co-progettazione, una ricerca azione photovoice per raccogliere bisogni e risorse dal territorio di riferimento, la creazione di una Casa del Quartiere diffusa. Nuovi orizzonti di azione si stanno aprendo in continuità al percorso intrapreso a partire dal Patto di collaborazione, arricchiti da nuovi strumenti e risorse nell’ambito di quello che è un progetto unitario della Città per la rigenerazione del quartiere, in un’ottica di Amministrazione condivisa. L’incrocio dei due strumenti – complementari e di mutuo supporto – nell’ambito del piano Caruggi sembra essere promettente e generativo.
In conclusione e ritornando al patto di collaborazione di piazza delle Marinelle, qualcuno potrebbe obiettare che la “chiamata dall’alto” da parte dell’Amministrazione comunale ha limitato la partecipazione ai soli enti, nonostante anche i cittadini potessero prendervi parte. Tuttavia, alla luce di come il Patto si è sviluppato, bisogna riconoscere che il bando è stato anche un banco di prova, che ha permesso a molti di conoscere i Patti di collaborazione come strumento per la partecipazione diretta anche dei singoli cittadini. Come racconta Claudio (che racconta il Patto anche nel Podcast “Patti Chiari”), gli stessi ETS nel corso del processo si sono  “resi conto che alla co-progettazione mancavano dei pezzi: gli abitanti, i commercianti, le realtà produttive. Il Comitato – Per Prè – ha tra i suoi obiettivi quello di essere inclusivo verso tutti”. Secondo lui, infatti, “il seme è stato piantato e, prima o poi, il Patto come strumento sarà riproposto e questa volta partirà dal basso, dagli abitanti, e darà i suoi frutti”. Dopotutto, per riconoscere una piazza come bene comune – o meglio, le piazze come beni comuni – non basta l’iniziativa del Comune, ma è necessario il contributo fondamentale di cura, rigenerazione, e governo condiviso da parte di tutta la comunità di cittadini attivi, singoli o associati che siano.

Foto di copertina: momento di incontro legato al Patto (Fonte: Roberta Pettinato)