Esiste a Trento, da qualche anno, un giardino incantato. Un luogo pensato per le persone piccole, i cui giochi, parole e lavori rendono visibile la loro presenza nella città, per rimettere l’accento sull’importanza che hanno. Soprattutto dopo un periodo, la pandemia, che li aveva relegati agli spazi chiusi, limitandone i movimenti e i giochi, rendendoli invisibili negli spazi pubblici.
La città per i bambini: un Patto, una forte regia, una condivisione di obiettivi
L’amministrazione comunale di Trento riserva una particolare attenzione per la fascia 0-6. Nell’ambito di diverse iniziative che guardano alla prima infanzia, ha riqualificato il giardino di Piazza Venezia. Ha poi proposto un avviso pubblico per la gestione condivisa del Giardino Incantato, invitando le diverse realtà che vi si affacciano e quelle che ha ritenuto potessero essere interessate. In quello spazio sono state installate delle scenografie rappresentanti le fiabe trentine, e con questo sfondo, l’Assessora Elisabetta Bozzarelli ha registrato un video rivolto in prima persona ai bambini e alle bambine a cui chiede “Facciamo un patto? Viviamo insieme questo parco? lo amiamo? lo curiamo?”.
La risposta è stata immediata, le insegnanti e le educatrici sentivano l’importanza del fatto che i bambini rioccupassero lo spazio pubblico, in maniera più consapevole per sé e per il quartiere tutto, celebrando i propri diritti ed esercitandoli, condividendo un luogo che potesse appartenere anche a loro al di fuori degli spazi scolastici tradizionalmente a loro destinati. Le risposte sono state inviate attraverso alcuni lavori di “scrittura spontanea” dei piccoli, a sottolineare l’attenzione alla partecipazione attiva dei giovanissimi cittadini.
Insieme al Nido d’infanzia Rodari e alla scuola equiparata dell’infanzia “Virginia De Panizza-Canossiane“, invitati dall’Amministrazione comunale che immagina un Patto di collaborazione composito, hanno risposto il Centro professionale Canossa, la Federazione Provinciale delle Scuole materne le la Fondazione Trentina Alcide De Gasperi.
Molto è stato detto sul ruolo che la scuola può avere nella cura degli spazi della città o della propria comunità educante (a questo proposito rimandiamo al nostro rapporto 2022 “Scuola. Da bene pubblico a bene comune”). Il patto del Giardino Incantato è stato ospite in quest’ambito anche di una Officina dei Beni Comuni che ha raccolto buone pratiche rispetto alla capacità della scuola di sconfinare e contribuire al benessere della propria comunità, anche nella rigenerazione di spazi e quartieri. In questo Patto, le scuole che partecipano agiscono proprio in questo senso: come parte di un sistema allargato, consapevoli che la funzione educativa non si esaurisce all’interno della scuola, ma può essere più efficace all’interno di un sistema complesso che comprenda anche la città.
Per il Giardino Incantato, i soggetti firmatari hanno proposto attività nel parco per i bambini, giochi, momenti di celebrazione, spettacoli teatrali, ma anche incontri con gli altri firmatari, come gli studenti dell’istituto superiore Canossa che hanno organizzato una sfilata delle loro creazioni. Tra i momenti più belli, secondo Lara Zambaldi, coordinatrice pedagogica del Servizio Infanzia del Comune di Trento che ha seguito il Patto in maniera attiva, è stato quando l’orchestra Hyden ha eseguito “Pierino e il lupo”. «È stato molto bello vedere un luogo che rischiava di essere abbandonato allo spaccio, essere abitato da bambini che guardavano davvero con occhi incantati!».
I protagonisti sono soprattutto bambini. Prima ancora della rigenerazione in sé dello spazio, l’obiettivo di questo Patto è stato quello di rendere visibile nello spazio pubblico l’infanzia e i suoi diritti. Ed è davvero molto onesto nei confronti dei bambini e delle bambine: la creazione di un luogo fatto per loro, il prolungamento dello spazio dedicato ai bambini anche nello spazio pubblico. Un’azione politica!
Pensarsi al di fuori del proprio consueto sentiero di azione: un Patto per sperimentare
Tra i firmatari del Patto c’è anche la Fondazione De Gasperi, che a prima vista sembra non avere molto a che fare con i bambini. All’interno del Giardino Incantato, infatti, c’è un monumento dedicato allo statista e la Fondazione è stata coinvolta direttamente dall’Amministrazione comunale, che ne ha intravisto il potenziale. «All’inizio la partecipazione al Patto è stata accolto con molta titubanza» confessa Monica Avancini, della Fondazione, «ma dopo pochi mesi la titubanza si è tramutata in partecipazione attiva. Ci siamo resi conto che la nostra partecipazione poteva ampliare il lavoro di sensibilizzazione che facciamo sulla figura di Alcide de Gasperi allargando la platea dei nostri interlocutori», intesi non solo come le famiglie dei bambini, ma i bambini stessi. È stata organizzata una caccia al tesoro, incrociando i principi della Comunità Europea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, partendo dall’idea di Europa che aveva tratteggiato De Gasperi. Qualche mese dopo i bambini durante un’uscita hanno incontrato alcuni studenti universitari che, a seguito della tragica scomparsa di Antonio Megalizzi – un ex studente dell’Università di Trento, e giornalista appassionato di Europa –, stavano dipingendo una panchina con i colori dell’Europa, e ripensando a quanto imparato con la Fondazione hanno detto loro: «Noi conosciamo anche un’altra persona che teneva ai valori dell’Europa Unita: De Gasperi!». Nessuno aveva immaginato che la conoscenza dello statista e del suo pensiero potesse essere compresa anche da un pubblico così piccino per età, e questo aneddoto ci suggerisce che ancora ci sia molto da esplorare nel mondo dei bambini.
«L’esperienza ha molto arricchito anche me» continua Monica, «mi ha portato un valore aggiunto rispetto alle attività che di solito svolgo, è stato sfidante misurarsi con i bambini e i risultati sono stati sorprendenti». Allo stesso tempo, aggiunge, è stato particolarmente arricchente, per l’esperienza delle Fondazione, mettersi a «servizio del bene comune» proprio lavorando in maniera attiva sui temi che lo stesso de Gasperi aveva amato.
Le parole di Monica ci raccontano in qualche modo di un Patto che ha portato a nuove esplorazioni, ad azioni non previste, che ha messo alla prova il modus operandi, le competenze e l’uso degli spazi al di fuori di sentieri già percorsi. Sperimentare porta in sé una buona dose di fatica, ma si fanno scoperte sorprendenti e gratificanti, anche su se stessi e su come può funzionare la propria organizzazione.
Ad oggi il Patto sta per essere rinnovato per il terzo anno. «I suoi effetti sono sotto gli occhi di tutti» continua Monica «uno spazio che prima era marginale, non utilizzato, ora è diventato più vivo. Oggi c’è più consapevolezza, più attenzione, più interesse. Il giardino è diventato un luogo che arricchisce la comunità e le realtà firmatarie sentono il beneficio di farne parte».
Questioni di governance: lo sguardo orizzontale che mette alla prova l’Amministrazione comunale e le alleanze tra gli attori
Quest’anno Trento festeggia i suoi otto anni di Regolamento, ed è un anno particolare perché è anche la capitale del Volontariato. Ce lo racconta Francesca Debiasi, referente del settore Beni Comuni, che situa la storia di questo Patto all’interno di un processo, di «una rivoluzione in termini di lavoro» all’interno della PA. Dopo questi anni, gli uffici sembrano aver recepito che i Patti sono strumenti che facilitano i processi e il dialogo, anche interno. Questo Patto «è stato accolto e sostenuto in maniera attiva anche dal settore Servizi educativi, ed è stato uno dei primi casi in cui gli uffici siano riusciti a dialogare in maniera diretta, in cui il servizio per l’infanzia si è preso proprio in carico il Patto, interfacciandosi con la comunità educante». Un vero lavoro di equipe allargata, tra gli uffici. Anche se la definizione della governance del Patto non è stata sempre facile e nell’ultimo anno la collaborazione è diventata meno intensa.
Per quel che riguarda la governance interna, durante la progettazione partecipata del Patto, sono stati discusse e definite le modalità per facilitare il dialogo interno, è stata definita una cabina di regia e una serie di strumenti per la comunicazione, per la programmazione e la fruizione dello spazio, strumenti per innescare e gestire il processo, per scambiare le informazioni che hanno sicuramente facilitato la gestione condivisa.
Alla vigilia di questo terzo rinnovo del Patto, Francesca fa un po’ un bilancio. «Quello che mi sembra emerga da questo Patto è la sensazione che ci sia davvero una comunità educante» che si prende cura dei piccoli frequentatori del parco e delle loro famiglie. L’impatto è sicuramente positivo, ma in effetti ci si interroga se si possa fare di più rispetto al sistema di monitoraggio dei risultati dei patti. È un tema su cui si sta riflettendo, esiste già una raccolta dei dati rispetto alle attività svolte, ma dovrebbe essere ripensata per rilevare i risultati e gli impatti del patto sul territorio in maniera più efficace.
Per quel che riguarda il prossimo anno il suo augurio è quello di riuscire a coinvolgere in maniera attiva anche singoli cittadini, abitanti del quartiere. In qualche modo in questi primi due anni i cittadini, le famiglie e i bambini sono stati soprattutto fruitori di attività di cura della comunità, proposte dalle scuole o dagli altri enti. Sarebbe davvero un valore aggiunto che le famiglie, i bambini e gli abitanti possano invece cominciare a percepirsi non solo come parte di una comunità che riceve il contributo attivo di qualcun altro, ma anche come attori capaci loro stessi di trasformare e contribuire alla cura di un bene comune, che sia fisicamente il Giardino o la comunità stessa in senso più ampio.
Immagine di copertina: Comune di Trento