Il confronto ha assunto particolare valore grazie al coinvolgimento di oltre duemila delegati provenienti da tutta Italia in rappresentanza di 1764 associazioni e 418 enti: una realtà assai rappresentativa della complessità del volontariato italiano.
La conferenza, partendo da una rinnovata riflessione sui valori del volontariato, non ha mancato di fare chiarezza sull’identità e sul ruolo del volontariato.
Ulteriore elemento di soddisfazione è il dialogo, avvenuto nella più ampia distinzione dei ruoli istituzionali, con il Governo. Con forza, il mondo del volontariato italiano ha ribadito che tra i suoi valori fondanti pone la gratuità, uno dei suoi strumenti di libertà più potenti che obbliga, va precisato, a non erogare mai rimborsi spese forfetari.
Grazie alla gratuità il mondo della cittadinanza attiva e solidale opera, in modo concreto e credibile, per la coesione e l’innovazione sociale, per la costruzione di legami sociali, rifiutando coperture di un lavoro grigio fatto da “lavoratori mal pagati o mezzi volontari” secondo la definizione del ministro Ferrero.
Su questa linea, che si batte contro una sussidiarietà degradata, è stato ribadito che il volontariato deve superare, dove è svolto, il ruolo di gestore di servizi. Deve invece focalizzarsi, attraverso l’incontro, la relazione, cammini di condivisione, sul ruolo di promotore di partecipazione attiva dei cittadini e di costruttore, con la gente, nei quartieri, con l’esperienza concreta, di comunità solidali.
La garanzia dei servizi deve essere fornita dallo Stato e delle sue realtà amministrative locali, mentre la programmazione, la gestione e la verifica debbono essere al centro di un processo partecipativo che coinvolga istituzioni e mondo della cittadinanza attiva e solidale.
Coerentemente con quanto emerso più volte nella tre giorni napoletana, per le politiche sociali, il Mo.V.I. chiede con forza più risorse, maggiore reale attenzione alle fasce marginali della popolazione, migliore applicazione della 328.
Spetta a Stato ed Enti Locali decidere di affidare la realizzazione dei servizi a soggetti del mercato sociale. Il volontariato dovrà avere un altro compito, anche al fianco o dentro i servizi: quello di innovare, offrire un supplemento di umanità alle prestazioni e garantire i diritti dei più deboli.
Suo scopo è di “realizzare – ha dichiarato Ferrero – quanto nessun servizio potrà mai realizzare”. Legato al tema della gratuità del volontariato, c’è quello delle risorse necessarie alla propria gestione e che in buona parte si sostanziano in quelle per la sede, la formazione, l’ordinaria amministrazione, la creazione e la partecipazione alle reti e quelle per permettere di partecipare ai vari tavoli e sedi di progettazione e coordinamento.
In questo senso particolarmente significativa è la presa di posizione del Ministro che ha sostenuto che “il 5 per mille, reso stabile e sganciato dalle leggi finanziarie, insieme alle risorse dei centri servizi, sono, a mio parere, più che sufficienti a garantire ciò di cui il volontariato ha bisogno”.
Attraverso questo approccio appare realizzabile l’indispensabile sostegno alle piccole realtà che debbono essere favorite nella loro capacità di mettersi in rete.
Lo crescita di un volontariato piccolo e radicato nel territorio è coerente con il suo ruolo di animatore e promotore dei legami sociali capace, sempre di più, di porsi in ascolto e mobilitare le comunità locali.
In questa logica di forte supporto al volontariato, strategico è apparso nella tre giorni napoletana, il ruolo dei Csv nei quali deve crescere la capacità di gestione e quella progettuale del volontariato.
Condivisibile, sempre rispetto ai Csv, anche la richiesta di ampia trasparenza nei criteri di utilizzo e di gestione delle risorse. Così come, con chiarezza, è stato chiesto a questo importante strumento, di fare un passo indietro rispetto agli spazi di rappresentanza del volontariato presso istituzioni, imprese, media e opinione pubblica.
Importante l’orientamento emerso dall’assemblea che, in accordo con quanto espresso dal Ministro nella sua sintesi, si è espressa a favore di una modifica della legge 266 attraverso un percorso partecipato e di dialogo per il quale, dunque, ci attendiamo la nomina immediata di una commissione.
Il Ministro ha espresso l’idea di non prevedere tale modifica in un testo unico sul terzo settore per sottolineare l’importanza e la specificità del fenomeno volontariato.
Il Movimento di volontariato italiano rinnova il suo impegno e disponibilità per un confronto aperto e costruttivo con tutte le forme di coordinamento presenti nel terzo settore auspicando che anche con istituzioni ed enti locali, il percorso iniziato nella conferenza di Napoli, continui e possa continuare a svilupparsi.