Una ricerca condotta dall’Altis-Università  Cattolica


Piccole imprese, grande responsabilità?

Il 72,5% delle Pmi della Lombardia dichiara di adottare politiche socialmente responsabili nei confronti del personale e il 44,5% effettua donazioni a favore della propria comunità.

Ma soltanto 15 imprese su un campione di oltre 8 aziende organizzano corsi di italiano per i propri lavoratori extracomunitari e solo il 5,8% del campione programmi per lo sviluppo di energia alternativa.

Sono i dati che emergono da una ricerca condotta dall’Altis-università Cattolica su un campione di 834 imprese dei 16 distretti industriali riconosciuti dalla regione Lombardia: 723 (87%) sono imprese di piccole dimensioni, con un numero di addetti compreso tra 1 e 49; altre 96 (12%) sono imprese di medie dimensioni, con 5-249 addetti; mentre le rimanenti 15 imprese (pari al 2%) sono di grandi dimensioni, avendo 25 e oltre addetti. Sono state escluse dalla ricerca le micro imprese (da 1 a 9 addetti), in quanto ritenute meno allineate rispetto ai contenuti e alla metodologia della ricerca.

L’atteggiamento delle imprese distrettuali verso la CSR è stato indagato nel questionario attraverso cinque aree distinte:
• i rapporti dell’impresa verso il suo personale,
• i rapporti con la comunità locale in cui essa opera, la gestione socialmente responsabile dei rapporti coi fornitori,
• le attività di comunicazione e marketing correlate alla CSR e, infine,
• le iniziative di tutela ambientale messe in atto dall’impresa, al di là degli obblighi di legge.

“Questa ricerca sulla diffusione delle pratiche di CSR adottate dalle piccole e medie imprese distrettuali mette in luce due elementi, uno positivo e uno problematico, osserva Mario Molteni, direttore Altis.

Il primo è dato dal fatto che le Pmi distrettuali, rispetto alla media, mostrano una più spiccata attenzione ai temi della Csr, dovuta al forte legame con il territorio.

In questo caso a beneficiarne sono soprattutto gli stakeholder interni al distretto, vale a dire i dipendenti e la comunità locale.

L’aspetto problematico che emerge dalle imprese intervistate va, invece, individuato nella forte richiesta di aiuto per la realizzazione di pratiche sociali, perlopiù inevasa dagli enti distrettuali.

Un aiuto che, in futuro, le imprese si attendono provenga più dalle associazioni di categoria e dalle camere di commercio che non dagli enti pubblici preposti al governo dei distretti”.