Dapprima l’Autore ricostruisce il substrato filosofico – culturale su cui si basa il principio di sussidiarietà: capacità e autonomia, libertà e responsabilità sono le parole chiave grazie alle quali è possibile descrivere sia la valenza negativa che quella positiva della sussidiarietà. L’esame del principio si addentra successivamente nel mondo del diritto per scoprire il suo affermarsi nel rapporto stato – mercato, per analizzarne la dimensione verticale e per poi cogliere la sussidiarietà come principio di diritto positivo negli ordinamenti stranieri e quindi nel nostro.
L’attenzione si sposta poi sui prodromi dell’autoamministrazione, sullo studio delle sue radici, e così l’Autore ripercorre e commenta la lunga evoluzione dottrinale che dalla formulazione dalle prime idee di esercizio privato di funzioni pubbliche giunge a riconoscere una concezione oggettivo – funzionale dell’amministrazione; racconta il passaggio “dalla personalità dello Stato alla personalità globale dell’uomo”.
Si prosegue quindi analizzando e sistematizzando molte figure di diritto positivo in cui l’autoamministrazione trova concreta manifestazione ed in cui è possibile ravvisare una “nuova autonomia pubblica” in capo ai soggetti privati: dalle dichiarazioni in funzione di autorizzazione, alle autorizzazioni generali, alle procedure a silenzio – assenso. La riflessione si incentra poi su un’altra serie di istituti in cui si ritrova una forma di autoamministrazione non “personale”, bensì “sociale”, ovvero una “societarizzazione delle funzioni” che consiste nel coinvolgere tutta la società civile in una funzione diffusa che travalica le strutture pubbliche.
Da ultimo l’Autore affronta le principali conseguenze ed i connessi problemi che questa nuova modalità di svolgimento dell’attività amministrativa porta con sé: il tema della responsabilità in capo ai soggetti dell’autoamministrazione, la questione dell’applicabilità alla stessa della disciplina sulla funzione amministrativa ed infine la problematica della tutela giurisdizionale.