Spegnere incendi, accendere la sussidiarietà 

I cittadini attivi ci sono, ma le ammininistrazioni non gradiscono

Il Signor Edoardo De Cataldo ha scritto l’8 agosto a Repubblica questa lettera: “Mi limiterò ad esporre i fatti, senza considerazioni personali. Tre agosto, in auto sulla statale Aurelia alle porte di Roma, noto un incendio nella boscaglia, poco lontano dalla strada, all’altezza del km 18. Ritengo giusto avvertire chi di dovere, nella fattispecie i vigili del fuoco, ma per ben due volte tento di prendere la linea e non vi riesco. Non risponde nessuno. Non mi perdo d’animo e decido di chiamare il 113 e anche qui, incredibilmente, per ben due volte, non ricevo risposta. Al terzo tentativo, un operatore mi risponde seccatissimo e cerca di passarmi i vigili del fuoco, da cui nuovamente non ricevo risposta. Finalmente, sempre più seccato, l’operatore decide di sobbarcarsi il problema “nonostante – ci tiene a precisare – non sia di sua competenza”. E preso nota dell’incendio, promette una pronta risoluzione. Come sarà andata a finire?”.

Non tutti i cittadini sono egoisti

Questa lettera è molto più significativa di quanto appaia, da almeno tre punti di vista. In primo luogo, e in positivo, perché dimostra con i fatti che non è vero che i cittadini si disinteressano di ciò che fuoriesce dal loro stretto interesse personale e privato.
Il comportamento del Signor De Cataldo è stato sotto questo profilo esemplare: ha visto un principio di incendio, si è preoccupato ed ha fatto la cosa più utile in quel momento, ovvero ha cercato non tanto di spegnere il focolaio di incendio, cosa difficile e pericolosa, ma ha cercato di avvertire coloro che per dovere di ufficio avrebbero dovuto intervenire, i vigili del fuoco.
Si è comportato da vero cittadino attivo, uscendo per qualche minuto dal comodo “guscio”, per così dire, del cittadino “normale”, per prendersi cura con gli strumenti a sua disposizione di un bene comune prezioso quale il patrimonio boschivo.

Non c’è bisogno di eroi

Probabilmente il Signor De Cataldo è il tipo di persona che non si tirerebbe indietro se ci fosse bisogno di dare una mano a spegnere materialmente un incendio. Del resto, quando i nostri boschi sono devastati dal fuoco, i volontari sono una componente fondamentale della lotta agli incendi.
Ma in questo caso non c’era bisogno che il Signor De Cataldo passasse da cittadino “normale” addirittura a “volontario”, assumendosi responsabilità e compiti molto superiori a quelli normalmente richiesti ai cittadini. Bastava, appunto, che si comportasse da cittadino attivo, secondo quanto prevede l’art. 118, u.c. della Costituzione.

I cittadini attivi, che seccatura!

Qui veniamo invece al secondo profilo, in questo caso negativo, della vicenda. Perché mentre i cittadini sono senz’altro disposti a prendersi cura dei beni comuni, attuando quanto previsto dalla Costituzione, dall’altra parte, dalla parte cioè delle istituzioni, non c’è affatto un atteggiamento di disponibilità, apprezzamento e sostegno nei confronti di questi cittadini.
Al contrario, come dimostra la storia raccontata in questa lettera, c’è spesso fastidio, supponenza, a volte addirittura quasi diffidenza, come se un cittadino che si attiva per l’interesse generale fosse un soggetto di cui diffidare. Il comportamento dell’operatore del 113 è interessante dal punto di vista più generale perché in piccolo è un concentrato di molte delle cose che non vanno nella nostra pubblica amministrazione. Innanzitutto, banalmente, l’inefficienza operativa.
Certo, non bisogna generalizzare, può darsi benissimo che il caso citato dal Signor De Cataldo sia stato un’eccezione dovuta al superlavoro di questo periodo sia dei vigili del fuoco sia della polizia, ma non è comunque ammissibile che ai numeri principali del soccorso pubblico non si risponda affatto o si risponda solo al terzo tentativo. Per definizione, sono i numeri cui si ricorre in caso di emergenza, cioè in casi in cui anche i secondi possono fare la differenza. E dunque la risposta deve essere immediata.

"Non è di mia competenza"

In secondo luogo, è da sottolineare l’atteggiamento dell’operatore del 113, che non nasconde la sua irritazione nei confronti del cittadino seccatore, che addirittura insiste per avere una risposta. Altro che “favoriscono”, come dice la Costituzione! Per fortuna il Signor De Cataldo è una persona determinata, che non si lascia scoraggiare.
Ma è paradossale che sia il cittadino a dover insistere affinché il funzionario pubblico faccia il proprio dovere, quasi come se gli stesse facendo un favore! Ma ancora più paradossale è la risposta dell’operatore del 113, che alla fine informa il cittadino preoccupato per l’incendio che si sarebbe messo lui stesso in contatto con i vigili del fuoco… e questo, come gli viene fatto notare, sebbene “non rientri nelle sue competenze”.
Il Signor De Cataldo avrebbe potuto, a ragione, far notare a quell’operatore pubblico che anche il suo attivarsi per salvare il patrimonio boschivo “non rientrava nelle sue competenze” di cittadino. Così come non rientrava nelle sue competenze di cittadino spendere tempo e soldi per telefonare ai vigili del fuoco ed alla polizia. Ma la risposta dell’operatore in questione è emblematica di un atteggiamento molto diffuso nella nostra pubblica amministrazione, a tutti i livelli, riassumibile in una rigida difesa dei limiti della propria competenza, oltre i quali non si è disposti ad andare essenzialmente per non assumersi responsabilità, oltre che oneri aggiuntivi.

Comunicare, che problema!

Infine, il terzo ed ultimo profilo di interesse della vicenda raccontata nella lettera a Repubblica riguarda quella essenziale funzione pubblica che è rappresentata dall’attività di comunicazione. Infatti, a ben guardare, il problema maggiore con cui ha avuto a che fare il Signor De Cataldo ha riguardato la comunicazione: fra lui e i vigili del fuoco, fra lui e il 113, e infine fra il 113 e i vigili del fuoco.
Anche questo è un problema più generale della nostra amministrazione. Spesso i cittadini ed i soggetti economici lamentano come inefficienze quelle che in realtà sono soprattutto carenze di informazione e di comunicazione. E anche la stessa semplificazione amministrativa spesso è una questione di (mancata) informazione ai cittadini sugli adempimenti burocratici.

E l’incendio?

Speriamo che alla fine l’incendio segnalato dal Signor De Cataldo sia stato effettivamente spento!
Ma intanto lui si è preso cura di un bene comune, ha fatto qualcosa di utile per la comunità, è stato a tutti gli effetti un “cittadino”, nel senso più nobile del termine. Di persone come lui per fortuna ce ne sono tante, più di quante si creda.
Il problema, come spesso accade, sta dall’altra parte, dalla parte delle istituzioni.