Le nuove strade della lotta alla corruzione

I pubblici dipendenti potranno segnalare in forma riservata fatti di corruzione di cui sono testimoni

“La corruzione in Italia è un fenomeno grave che ci danneggia anche sotto il profilo economico perché scoraggia gli investitori esteri ad operare in Italia. Dunque va affrontato alla svelta e con grande attenzione. Eppure il nostro paese è stato tra gli ultimi in Europa a iscriversi al gruppo degli Stati anticorruzione, fanalino di coda con Monaco e la Repubblica di san Marino”.

Il nuovo Alto Commissario per la lotta alla corruzione Achille Serra non nasconde le difficoltà ma è ottimista, anche per i segnali che vengono dalla società civile.

A cominciare da quello forte di Confindustria Sicilia che ha annunciato l’intenzione di espellere dalle proprie fila chi paga il pizzo. Una iniziativa che, secondo Serra, dovrebbe riguardare anche gli imprenditori che pagano le tangenti.


Con spirito di trasparenza

Appena insediato nel nuovo incarico, l’ex prefetto di Roma ha assicurato il massimo dell’impegno, anche per recuperare la fiducia dei cittadini le cui denunce, non a caso, sono in calo.

L’attenzione sarà puntata non solo sul mondo degli appalti, a cominciare da quelli nel settore della sanità e delle grandi aziende a partecipazione statale, ma anche “sui privilegi, sulle caste e sui concorsi”.

“Non ci muoveremo con spirito inquisitore, ma di trasparenza”, ha garantito Serra, che immagina già forme di collaborazione con gli enti locali, da ufficializzare in un protocollo di intesa con la Conferenza Stato-Regioni.


Aprire alla sussidiarietà


Tra i suoi obiettivi: una mappa delle zone del Paese particolarmente a rischio corruzione e un sito attraverso il quale i pubblici dipendenti potranno segnalare in forma riservata fatti di corruzione di cui sono testimoni, senza esporsi e dunque senza temere ritorsioni.


E ancora: la stipula di accordi con sindacati e associazioni dei consumatori, incontri nelle scuole e nelle università per far conoscere l’ufficio ai cittadini e passare dalle attuali 3 denunce che in quattro anni sono arrivate all’Anticorruzione a 3 esposti al giorno.

Un buon metodo

Insomma, la filosofia di Serra sembra incarnarsi precisamente nell’intenzione di rilanciare l’ufficio facendone “un punto di riferimento per i cittadini nella lotta alla corruzione”.

E qui sta il punto. In alcune delle piste di lavoro tracciate dall’ex prefetto si può scorgere non soltanto una buona volontà ma anche un buon metodo. Quello dell’amministrazione condivisa o, se preferite, quello della sussidiarietà.

La risposta delle istituzioni

Il numero di esempi applicabili sarebbe vasto. Basti pensare al caso di Cittadinanzattiva che in Sicilia realizzò anni fa una mappatura delle zone a rischio di infiltrazioni criminali. Una mappatura che le istituzioni non valorizzarono. Basti pensare alla normativa sulla confisca e l’uso sociale dei beni dei mafiosi promossa da Libera. Applicata solo in parte perché molti beni sono ancora da assegnare e quelli assegnati non sono sufficientemente protetti.


Basti pensare alle azioni di vigilanza civica degli appalti e dei comportamenti dell’amministrazione pubblica. Che spesso rimangono inascoltate. Basti pensare infine alla nuova disciplina introdotta con la Finanziaria dello scorso anno, sempre su iniziativa di Cittadinanzattiva, Libera, Transparency International e Avviso pubblico, che prevede la confisca e l’uso sociale dei beni dei corrotti. Nessuno, nel governo, ha ancora chiarito come intende procedere in pratica per l’attuazione della norma.


Auguri all’Alto Commissario Serra, perché il lavoro da fare è davvero tanto. Ma con una certezza: che la via della sussidiarietà è la via maestra.