Più informazioni ai malati

Come rendere meno tortuoso il percorso del malato nelle strutture sanitarie

Un elenco di impegni che le strutture sanitarie e i reparti di chirurgia si assumono per assicurare la più ampia attenzione alla qualità e alla sicurezza dei reparti ospedalieri su sette temi che seguono il percorso medico del malato: accoglienza, informazione, organizzazione, consenso informato, sicurezza e igiene, innovazione, dimissioni. Questo l’obiettivo della "Carta della qualità in chirurgia", promossa da Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato e presentata venerdì scorso a Roma presso la Asl Roma/E. L’iniziativa è stata realizzata in partnership con Johnson&Johnson Medical e con il patrocinio di ACOI (Associazione chirurghi ospedalieri italiani) e Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie ospedaliere). Fino ad oggi sono 16 le strutture ospedaliere sanitarie e 18 i reparti che hanno aderito alla Carta, che prende spunto anche dalle segnalazioni dei cittadini giunte nell’ultimo anno al Pit salute di Cittadinanzattiva: per il 72% riguardano interventi chirurgici.

I sette principi proposti dal documento



La Carta definisce un elenco di impegni che i reparti ospedalieri assumono verso il paziente per assicurare un servizio sanitario migliore, dall’accoglienza nei reparti al consenso informato prima di un intervento, dalla sicurezza in sala operatoria fino alla dimissioni dall’ospedale. Sette i principi che strutturano dunque la Carta della qualità in chirurgia, che ha l’obiettivo di rendere attuabili i 14 diritti della Carta europea dei diritti del malato e sono a loro volta declinati in 54 impegni pratici. Quali dunque i principi di base? Si parte con l’accoglienza: "Tutti i cittadini quando entrano nel reparto, devono essere accolti, trattati con umanità, messi in condizione di affrontare con serenità la degenza". Informazioni: "Tutti i cittadini devono essere ben informati, per instaurare un corretto rapporto medico-paziente ed essere coinvolti nel percorso di cura". Organizzazione: "Tutti i cittadini devono trovare un reparto ben organizzato affinché sia garantita la migliore qualità delle cure possibile". La Carta si sofferma inoltre sul consenso informato: "Tutti i cittadini devono essere coinvolti nelle decisione mediche che li riguardano ed essere considerati parti attive del loro percorso di cura". In tema di sicurezza e igiene, stabilisce che "tutti i cittadini devono essere protetti da eventuali rischi causati dal cattivo funzionamento delle strutture e dei servizi". Innovazione: "Tutti i cittadini devono poter contare su una struttura che garantisca l’aggiornamento del personale e l’utilizzo di tecniche innovative per migliorare la qualità di vita e delle cure". L’ultimo principio è relativo alle dimissioni: "Ogni cittadino, al momento delle dimissioni, deve ottenere tutte le informazioni necessarie ad affrontare meglio il rientro a casa".

Il consenso informato è un punto critico

Alla presentazione della Carta sono intervenuti, per Cittadinanzattiva, Teresa Petrangolini, Francesca Moccia e Giuseppe Scaramuzza. Erano inoltre presenti Anna Citarrella per J&J, il presidente ACOI Gianluigi Melotti, il Coordinatore della Commissione sicurezza del paziente – Ministero della Salute Alessandro Ghirardini, il Direttore sanitario della Asl Roma/E Mauro Goletti e il Direttore scientifico Fiaso Lorenzo Terranova. Per Melotti la Carta "va presentata formalmente agli assessorati regionali". In tema di consenso informato, Ghirardini ha sottolineato: "Abbiamo quasi terminato una raccomandazione su come deve essere richiesto e formulato il consenso informato nelle unità operative. Penso che il consenso informato sia un punto critico nel nostro sistema perché la pratica non è quella che tutti noi ci attendiamo".

La sanità si rimette in gioco



Il Direttore sanitario della Asl Roma/E (l’unità di Chirurgia generale dell’Ospedale Santo Spirito è fra le strutture che hanno adottato la Carta), ha a sua volta ricordato lo sforzo implicato dall’adozione della Carta: "I reparti vogliono assumersi la responsabilità: c’è partecipazione del sistema alla sfida, noi ci mettiamo in gioco e mettersi in gioco non è semplice. È uno sforzo culturale perché la cultura non è omogenea in tutta Italia, nello stesso reparto e fra personalità differenti. È uno sforzo organizzativo. Uno sforzo tecnico. Poi c’è lo sforzo del monitoraggio". La Carta, rileva, "deve entrare nel know how della struttura".