Polemiche sulla Finanziaria 2008

Il Forum del Terzo settore: "travagliata, infinita e a questo punto poco seria la storia del 5 x mille: dopo le beffe il danno?"

Sotto la spinta di 16 milioni di italiani e di una volontà bipartisan dei due rami del Parlamento, il Governo ha mantenuto le promesse: anche per il 28 il cinque per mille sosterrà volontariato e ricerca.


Colmare una lacuna


Con una serie di commi da aggiungere all’articolo 84 della Finanziaria 28, un emendamento depositato dal Governo in Commissione Bilancio del Senato prevede che per l’anno finanziario 28 una quota pari al 5 per mille Irpef sia destinata – a scelta del contribuente – per onlus, associazioni di promozione sociale, associazioni riconosciute senza scopo di lucro, nonché per finanziare enti di ricerca scientifica, università ed enti di ricerca sanitaria. Sono esclusi, però, Comuni e Fondazioni.
E’ un primo passo che colma una grave lacuna: quella di aver escluso per la seconda volta consecutiva una misura di sostegno al volontariato e alla ricerca ampiamente apprezzata dai contribuenti. Nell’attuale Ddl, infatti, era stato previsto soltanto uno stanziamento di 4 milioni, per evitare effetti negativi a quel limite di spesa di 25 milioni posto lo scorso anno, proprio con la manovra.

Rendere stabile l’istituto del 5 per mille


Nei prossimi giorni dovrebbero essere resi pubblici i testi degli emendamenti, che lunedì 22 ottobre sono approdati alla Commissione Bilancio del Senato per essere esaminati.
Lo sforzo che ora si chiede al Governo è quello di rendere finalmente stabile l’istituto del 5 per mille. Occorre però trovare le risorse necessarie. E qui il piatto piange e il giallo aumenta.
Sembra infatti che l’emendamento presentato dal Governo, a copertura dell’anno d’imposta 28, stanzi solo 1 milioni di euro.
Sembra. Perché ad oggi gli emendamenti presentati dal Governo alla Finanziaria non sono ancora stati resi pubblici, quindi non sono consultabili.

"Una presa in giro"


"Una presa in giro" è stato il commento più gettonato nel vasto arcipelago del non profit e tra i politici più sensibili al mondo del volontariato.
Come i senatori Luigi Bobba e Francesco Ferrante, autori di un altro emendamento sul 5 per mille (senza tetto), che hanno diffuso in proposito un durissimo comunicato.
"L’emendamento del governo sul 5 per mille è una presa in giro e non lo voteremo. Chiediamo che lo ritiri immediatamente e accolga quello depositato il 18 ottobre dalla maggioranza che più di 6 senatori del centrosinistra hanno sottoscritto".
Lo chiedono appunto i senatori dell’Ulivo, Luigi Bobba e Francesco Ferrante, primi firmatari con il presidente della Commissione Finanze, Giorgio Benvenuto, dell’emendamento sul 5 per mille che reintroduce nella Finanziaria per il 28 la possibilità per il contribuente di destinare il 5 per mille ad associazioni di promozione sociale o ad organizzazioni di volontariato sopprimendo il tetto del limite di spesa per l’anno 28 sui fondi da assegnare alla misura.
"Il governo appena una settimana fa aveva assicurato la reintroduzione della misura. Adesso si presenta in Senato con un emendamento alla Finanziaria per il 28 che prevede la reintroduzione della norma ma con un tetto di spesa di 1 milioni di euro. Riduce così il 5 per mille ad un misero un per mille e prende in giro non solo le associazioni di volontariato, di promozione sociale e la ricerca – che da quei proventi traggono ampio respiro per le loro attività – ma anche quel 7 per cento di contribuenti convinto di destinare molto di più a soggetti che, in vari campi, operano per la coesione sociale".
"Il 5 per mille, nel suo primo anno di vita, ha raccolto oltre 39 milioni. E’ realisticamente prevedibile – aggiungono i senatori dell’Ulivo – che arriverà a raccogliere almeno 5 milioni di euro e il tetto di 1 milioni che il governo vorrebbe imporre è quindi intollerabile".
"Chiediamo al governo di ritirare immediatamente il suo emendamento ‘farsa’ e di accogliere la proposta presentata da oltre 6 senatori dell’Unione che reintroduce seriamente il 5 per mille, senza alcuna previsione di tetto, e che dispone l’emanazione di un Decreto da parte del presidente del Consiglio di concerto con il ministro dell’Economia entro febbraio 28 per definire le modalità di richiesta e di assegnazione delle risorse, le liste dei soggetti destinatari e i tempi entro i quali devono essere svolte tutte le procedure".

Cambia il metodo di calcolo


A cambiare, di fatto, è il metodo di calcolo. Se nella prima versione, quella pensata da Giulio Tremonti, ministro dell’Economia del governo Berlusconi, con il cinque per mille il contribuente sapeva esattamente quanto donava, con il tetto del governo la sua firma e il suo reddito serviranno solo a determinare quale quota dei 1 milioni di euro prenderà l’organizzazione non profit che vuole sostenere.
"Ci sentiamo presi in giro", protesta Antonio Mandelli, presidente della Fis-CdO, uno dei protagonisti del braccio di ferro con il governo per fare sopravvivere quella che il mondo dell’impresa sociale considera una importante forma di sovranità: l’unica imposta che il contribuente può decidere come impiegare. Per Mandelli serve "una stabilizzazione della normativa sul cinque per mille per ben due volte ignorata nel testo della Finanziaria e poi aggiunta in zona Cesarini sempre con la medesima giustificazione: una svista". Perché nella scorsa Finanziaria il cinque per mille non era stato rinnovato. Il governo disse che si era trattato di un errore e lo inserì di nuovo, con una soglia di 25 milioni di euro che poi fu elevata a 4 milioni. Anche quest’anno del cinque per mille non c’è traccia nel testo della Finanziaria varato dal governo. Poi è arrivata l’assicurazione del ministro della Solidarietà Ferrero che sarebbe stato confermato con uno stanziamento di 4 milioni.

No alla soglia dei 1 milioni


Di soglie il mondo del non profit non ne vuole sapere e vorrebbe che la scelta del se e del quanto denaro destinare a finalità sociali andasse solo ai contribuenti. Ma i 1 milioni di euro di soglia non se li aspettava nessuno. "Una simile riduzione mortificherebbe e umilierebbe la libertà di scelta dei contribuenti rendendo l’immagine dello Stato simile a quella dello sceriffo di Nottingham", protesta Guido Boldrin, direttore generale di Federazione dell’impresa sociale-Compagnia delle opere.

La posizione del Forum del Terzo settore


Dura anche la reazione del Forum del Terzo Settore, che in un comunicato stampa del 2 ottobre scorso ha definito "travagliata, infinita e a questo punto poco seria la storia del 5 x mille: dopo le beffe il danno?".
"Voci di corridoio – si legge nel comunicato – affermano che il Governo avrebbe presentato un emendamento di reintegro di tale norma per l’anno 28 mantenendo il tetto e ponendolo a soli 1 milioni di euro. Non è bastato che nel testo della Finanziaria approvato dal Consiglio dei Ministri il tetto per le scelte dei contribuenti di quest’anno fosse stato portato a 4 milioni (da noi peraltro giudicati ancora insufficienti) e che fosse stato fatto ‘un errore lessicale’ per cui la norma non era stata riproposta per il prossimo anno; che Ministri, primo fra tutti il Ministro Ferrero, sottosegretari e parlamentari si fossero affrettati a rassicurare sul fatto che tale errore sarebbe stato corretto; che le prime proiezioni parlassero di oltre un 7% (pari a quasi 2 milioni) di contribuenti che avrebbe scelto tale norma di sussidiarietà fiscale per il 27 e che oltre 6 senatori avessero presentato un emendamento di reintegro. Nulla di tutto ciò sembrerebbe esser stato sufficiente ed utile. Il Governo contraddice se stesso, con le parole e con i fatti? Noi continuiamo a voler credere di no".
"Speriamo fortemente – concludono le due portavoce del Forum del Terzo Settore, Maria Guidotti e Vilma Mazzocco – che le voci riportate siano infondate e che, quando gli emendamenti saranno pubblicamente disponibili, il 5 x mille venga riproposto senza alcun tetto".