Il volume, curato da Vittorio Pelligra, raccoglie molteplici contributi di numerosi studiosi (in particolare economisti), sulle tematiche delle nuove categorie economiche, in particolare: fiducia, beni relazionali e capitale sociale, un humus che permette la migliore crescita delle imprese sociali.

Il fenomeno dell’impresa sociale viene letto nella prospettiva “della vulnerabilità e reciproca dipendenza” (V. PELLIGRA), dove questo soggetto nasce e si sviluppa, in molti casi, su iniziativa di una comunità, anche territoriale, di riferimento e che produce beni sociali con metodologie privatistiche, includendo nel processo lavorativo, anche soggetti “vulnerabili”.
Si sottolinea come questa inclusione di soggetti tradizionalmente “più deboli”, affianchi, all’inclusione lavorativa, anche degli effetti “collaterali” quali “la rigenerazione e la stima di sé” ed un sostanziale miglioramento della vita relazionale (V. PELLIGRA).
Si sottolinea come il “radicamento territoriale” dell’impresa sociale permette di percepire e rispondere con maggiore celerità e precisione ai bisogni della comunità di riferimento, anche collaborando con le Autonomie locali.
L’impresa sociale è dunque un soggetto portatore di una pluralità di effetti benefici all’interno della società (in senso lato), sia percepibili in via immediata dai beneficiari diretti, quali gli utenti ed i lavoratori, che in via mediata dal mercato, dallo Stato e dalla società civile dove: a) il primo diviene capace di rispondere in maniera plurale alle richieste di beni e servizi; b) il secondo vede positivamente colmati alcuni “spazi vuoti”, difficilmente occupabili in un contesto di sempre minori risorse economiche a disposizione dei servizi pubblici; c) la terza che vede crescere i suoi spazi di operatività con una ascesa della fiducia.

Attorno alle nuove categorie economiche rappresentate da fiducia, beni relazionali e capitale sociale ruotano i saggi di:

– Luigino Bruni – L’economia civile e la dimensione della gratuità – in cui si propone una visione della gratuità non relegata alla sfera dei rapporti privati, ma che deve permeare anche la sfera pubblica e, più ancora, la “sfera economica”. L’Autore propone un cammino “nella dimensione della gratuità” tentando di rispondere a questo interrogativo: “è possibile, come, quando e con quali effetti, tenere insieme la gratuità con gli incentivi e le dinamiche di mercato?”.

– Alessandra Smerilli – Impresa sociale e we-thinking – in cui emerge un percorso volto al ridimensionamento/azzeramento di scelte opportunistiche da parte dei lavoratori delle imprese sociali, attraverso la presenza del “senso di noi” che favorisce la crescita della dimensione della cooperazione all’interno del gruppo.

– Benedetto Gui e Vittorio Pellagra – Tra Scilla e Cariddi: motivazione dei lavoratori e politiche redistributive delle imprese sociali – in cui si affronta il tema della “selezione” ed “incentivazione” dei lavoratori attraverso la ricerca di un equilibrio tra l’erogazione di “paghe elevate”, idonee ad attrarre anche dipendenti non sufficientemente motivati e “paghe troppo basse” che rischiano di far sfuggire quei lavoratori fortemente qualificati che “non possono permettersi il lusso di essere pagati poco” .

– Carlo Borzaga e Sara Depedri – Relazioni interpersonali e soddisfazione per il lavoro: alcuni risultati empirici nel settore dei servizi sociali – in cui si analizzano i beni relazionali nel contesto lavorativo, verificando quale sia la loro importanza al fine di fidelizzare i lavoratori. Il percorso seguito dagli Autori permette di comprendere che il salario (quantomeno laddove questo abbia una sua soglia minima al di sotto della quale il lavoratore si orienterà a trovare un’altra occupazione) è una variabile non prevalente con riferimento alla soddisfazione sul lavoro, dove vi è una preponderanza della positiva dimensione relazionale.

– Giuseppe Argiolas – Esiste un processo di convergenza tra impresa sociale e impresa tradizionale? – in cui si ripercorrono lo sviluppo storico dell’impresa sociale e gli aspetti caratteristici dell’impresa “tradizionale”, proponendo una integrazione tra queste due dimensioni soggettive “ quale punto di convergenza manageriale laddove intendano realizzare un autentico e coerente impegno sociale”.

– Nicolò Bellanca – Limiti della reciprocità, limiti del potere – in cui il conflitto per il potere nei gruppi e nelle organizzazioni si analizza attraverso: a) il potere dei gruppi ristretti; b) dalle minoranze organizzate alle organizzazioni formali; c) meccanismi di indebolimento endogeno; d) meccanismi di rivalità con altre organizzioni.

– Luigino Bruni e Luca Zarri – La grande illusione. False relazioni e felicità nelle economie di mercato contemporanee – in cui si sottolinea che “una vita buona è una vita civile, che ha bisogno di rapporti umani profondi”, ma le società contemporanee sembrano afflitte dal consumo tutto sbilanciato verso beni pseudo-gratificatori, piuttosto che beni con un elevato potere gratificatrorio legati alla coltivazione di relazioni interpersonali genuine e sincere.

– Pierpaolo Donati – Capitale sociale, reti associazionali e beni relazionali – in cui si propone un approccio relazionale al capitale sociale, che, superando gli orientamenti lib-lab che lo trattano come elemento “strumentale”, lo valorizza come risorsa fondamentale.

– Fabio Sabatini – Capitale sociale, imprese sociali, spesa pubblica e benessere sociale in Italia – in cui, partendo da una panoramica sul dibattito attorno al concetto di capitale sociale, sulla sua influenza sui processi di sviluppo, sugli indicatori per la sua misurazione, si arriva all’esposizione dei risultati dell’analisi sulla relazione tra capitale sociale, imprese sociali e qualità dello sviluppo economico in Italia.