Una risorsa per la governance e lo sviluppo sostenibile

L'intelligenza territoriale mette in risalto lo stretto legame esistente tra produzione di conoscenza e azione territoriale

Si tratta dell’ultima conferenza del progetto CAENTI (Coordination Action of the European Network of Territorial Intelligence) finanziato dall’Unione europea, al quale hanno aderito università, centri di ricerca e associazioni territoriali di Francia, Spagna, Belgio, Ungheria, Romania, Italia, Slovenia e, unico attore extra-europeo, Taiwan.

I diversi partner della rete, sia del mondo accademico che delle realtà territoriali, mediante un’analisi dei casi specifici del proprio territorio, hanno cercato di conferire una dimensione europea a metodologie, strumenti e protocolli di ricerca sull’intelligenza territoriale.

L’intelligenza territoriale è considerata come soggetto di sviluppo da cui dipendono, per tanti aspetti le sorti del territorio e il benessere delle persone. Essa porta ciascun cittadino ad accrescere quella cultura dell’ambiente inteso come bene collettivo, nonché a considerare il proprio territorio come parte integrante della vita sociale. Si promuove così quella coesione tra risorse disponibili del territorio e la conservazione e protezione di beni costituiti dal suo patrimonio.

Sviluppare l’intelligenza territoriale significa, quindi, non solo raccogliere informazioni e dati sui diversi processi e fenomeni attivi sul territorio, ma anche utilizzare appositi strumenti per la loro analisi e diffusione. Ciò nell’ottica di far accrescere il livello di know-how delle persone e delle organizzazioni presenti sul territorio e utilizzare questo know-how nella ricerca di strategie per la governance territoriale e lo sviluppo competitivo.

Nonostante l’importanza dell’intelligenza territoriale, ad oggi occorre lavorare ancora, almeno in Italia, per trasformare l’intelligenza territoriale in un reale strumento di supporto, che possa indirizzare le scelte politiche, comprese quelle comunitarie. Ancora non è sufficientemente sviluppata nei cittadini quella cultura dell’ambiente inteso come bene collettivo, dal quale dipende il bene individuale.

Solo quando il cittadino avrà la consapevolezza che la conservazione del territorio equivale alla conservazione del proprio benessere, si svilupperà una compartecipazione, una cooperazione, una condivisione di problemi e bisogni.