Reggio Emilia, un patrimonio da mettere in rete

Non disperdere le esperienze e coltivare il dialogo: con quest'obiettivo Labsus ha seguito l'iniziativa di Reggio Emilia

Potrebbe essere un titolo, dicevamo, se solo la stampa si decidesse a richiamare l’attenzione sugli incredibili laboratori di democrazia e innovazione sparsi sul territorio, e non solo sulla semplificazione mediatica della pubblica amministrazione inefficiente e dei ‘fannulloni’. A Reggio Emilia sono state presentate decine di casi di soluzioni innovative trovate ‘sul campo’ attraverso la collaborazione dei cittadini con l’amministrazione.

Sulle pagine di questo sito, cerchiamo di documentare ogni giorno le esperienze di “amministrazione condivisa” che percorrono l’Italia. Anche in questo periodo di apparente ripiegamento nel privato. I casi ci insegnano che dove i problemi toccano la quotidianità e la sfera delle loro competenze, i cittadini si attivano, si mettono in rete, cercano nuove forme di cooperazione con tutti i soggetti del territorio.

Le giornate reggiane mostrano anche che le amministrazioni locali – regionali, comunali, municipali – sono spesso disponibili a coinvolgere i cittadini attraverso processi partecipativi, o ad “attivarli” nello spirito della sussidiarietà orizzontale. E non perché la pubblica amministrazione sul territorio sia “migliore”, quanto perché, nella maggior vicinanza ai problemi, ha forse colto in anticipo la sua impossibilità a rispondere a tutte le domande di una società complessa, e la necessità di valorizzare il patrimonio di risorse della cittadinanza.

I lavori di Reggio Emilia hanno dato spazio non tanto e non solo ad analisi teoriche, quanto soprattutto a discussioni irrituali, fortemente pragmatiche, nelle quali si è incarnata la volontà di scambio di idee ed esperienze tra cittadini e amministrazioni e tra diverse esperienze locali. Un bisogno di “fare rete”, che è forse l’eredità più importante di questa iniziativa, quella che le amministrazioni devono dimostrarsi in grado di cogliere.

Labsus ha collaborato alla realizzazione dell’iniziativa sia sul versante scientifico, sia nell’animazione delle tre sessioni di lavoro sulla sussidiarietà orizzontale. Dove, peraltro, si è visto quanto difficile sia far emergere realtà effettivamente informate al principio costituzionale, che spesso sono portate avanti da gruppi informali e spontanei. Più ricca la casistica relativa agli esperimenti di democrazia partecipativa. Ma non è detto, dunque, che questa asimmetria rispetti la realtà.

Abbiamo anche cercato di documentare i lavori, per fornire a chi è stato presente un supporto alla memoria, e a chi è stato assente, un quadro – seppur parziale – della ricchezza dell’iniziativa. Questo numero speciale di neparlaLabsus nasce appunto per raccogliere i contributi relativi alla tre giorni reggiana e per cercare di dare visibilità a un’altra Italia: l’Italia dei beni comuni della quale si prendono cura, insieme, amministratori e cittadini. Un’Italia che, nonostante se ne parli assai poco, esiste già.