Votare il proprio candidato usando l'iPhone. Non è fantascienza

La speranza è di poter sopperire al progressivo calo dei tassi di affluenza.

Se l’idea vi sembra fantascientifica, è pur vero che notevoli sono gli sviluppi del voto elettronico. Ovvero del’utilizzo, nelle elezioni o nei referendum, “di mezzi elettronici almeno nella fase di voto”. Facendo la fatidica X nei modi più disparati: in postazioni (kiosk), al telefono, con schede perforate o sistemi a scansione ottica. E, ovviamente, anche via internet, prendendo il nome di i-voting.

A saperne parecchio di i-voting sono i cittadini dell’Estonia che, proprio lo scorso fine settimana, hanno votato alle elezioni locali esprimendo le proprie preferenze anche online. Non è la prima volta che la giovane Repubblica baltica ha i-votato: sperimentato nell’ottobre 25 con le elezioni amministrative locali, l’i-voting è stato poi riutilizzato nel 27, rendendo il Paese il primo al mondo ad attuare una tale iniziativa.

Nonostante gli entusiasmi, alle elezioni dello scorso weekend hanno votato via internet 14.415 persone, ovvero solo 9,5% degli aventi diritti di voto. Ma, se la percentuale sembra ridotta, bisogna pur ricordare che in termini assoluti c’è stato un miglioramento, rispetto al 27 (3.275 i-voti) e al 25 (9.317). Il voto elettronico esiste anche nell’Europa continentale: ad esempio, in Irlanda; ma anche in Svizzera, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo, con sperimentazioni senza valore legale.

E anche in Italia: prevalentemente sviluppato a livello locale, con valore sperimentale. Il pioniere dell’e-voting tricolore? Amelia, Comune dell’Umbria che nel 1997 ha dato il via alla sperimentazione, utilizzando la tecnologia touchscreen. A seguirlo, San Benedetto del Tronto nelle regionali del 2. E poi, i comuni sardi di Guamaggiore, Ortaceus, Serri ed Escolca. E ancora, Novate Mezzola, in provincia di Sondrio, e Trento.

I vantaggi dell’e-voting? Uno è certamente “la rapidità dello scrutinio”, sottolinea Letizia Caporusso, dottoranda all’Università di Trento. Ma anche “la speranza di poter sopperire al progressivo calo dei tassi di affluenza […] e garantire la partecipazione di gruppi sociali che altrimenti resterebbero esclusi dalle votazioni, in particolare i residenti all’estero”.

E, se non ne vanno sottovalutati i limiti – come problematiche di sicurezza, costi e scarso coinvolgimento popolare –, è indubbio che il voto elettronico, grazie ai pionieri baltici, apre un interessante dibattito. Arrivato anche a Hollywood che, con “L’uomo dell’anno”, elegge a Presidente USA un Robin Williams che, per una disfunzione nei computer, riceve più e-votes del suo avversario. Ma poi si redime, e si dimette. Forse è questa, la vera fantascienza.

Questo articolo è apparso originariamente su ninjamarketing.it