La novità più significativa del nuovo prontuario, pubblicato sul sito dell’Ufficio nazionale del servizio civile, è l’introduzione del numero chiuso di volontari impiegabili in ogni singolo progetto presentato. Non potranno essere più di cinquanta e questo perché “il vero destinatario del servizio civile – spiega Leonzio Borea, capo dell’Ufficio nazionale – è il volontario e non il fruitore del progetto. Ed è evidente che grandi numeri di volontari non sono compatibili con la disponibilità dell’ente a ospitarli, a farli lavorare in strutture adeguate ma, soprattutto, a formarli”.
Questa misura – riconosce Licio Palazzini, presidente di Arci servizio civile e della Consulta nazionale servizio civile – potrebbe porre fine ai cosiddetti “progetti-ombrello” (accade infatti che alcuni grandi enti presentino progetti che prevedono centinaia di posti per poi indirizzare i volontari verso organizzazioni più piccole e, in qualche caso, di dubbia qualità). Lo stesso Palazzini non nasconde, però, le sue perplessità sulla natura complessiva del prontuario: “avremmo preferito un altro approccio, all’interno di una riforma organica”.
“Un’operazione un po’ gattopardesca” è invece il giudizio espresso nei confronti del nuovo prontuario dagli enti lombardi (circa seicento) promotori dell’appello “Per la rinascita del servizio civile”. Anche questi enti chiedono a gran voce una riforma organica che, tra l’altro, restituisca il servizio civile al territorio e lasci alle regioni la valutazione di progetti.
Il prontuario, inoltre, introduce la possibilità di creare partenariati con enti non profit. “Auspichiamo – dice in proposito Borrea – collaborazioni con le università, soprattutto sul piano della formazione. Ma non c’è limitazione delle categorie".