Conclusa a Roma l'assemblea nazionale delle Odv

Un ruolo da protagonisti nella fase costituente

‘Autonomia’: non esiste intervento che non abbia menzionato questa parola. D’altronde l’assemblea nazionale del volontariato trae le sue origini proprio dalla necessità di costruire un soggetto unico, che rappresenti la pluralità di fronte alle istituzioni nazionali.

Da qui l’idea di riunirsi in rete: promotori dell’iniziativa del 4-5 dicembre sono stati il Coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato (Csvnet), la Conferenza permanente presidenti associazioni e federazioni nazionali di volontariato (Convol), il Forum terzo settore e la Consulta per il volontariato presso il forum.

"Un Paese di piccole associazioni"

L’incontro, che ha visto la partecipazione di varie organizzazioni del volontariato, è stato preceduto da un’udienza al Quirinale del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Il nostro non è solo un paese di piccole imprese –ha affermato il capo di stato in una delle parti più significative del suo intervento- è anche un paese di piccole associazioni di volontariato, perciò ancora più utile e meritoria è l’attività di coordinamento”. Gli articoli 2, 4 e 18 combinati fra loro sono la “culla costituzionale” del volontariato, che ha bisogno “di un contesto normativo favorevole”: le reti per esempio non sono riconosciute dalla legge, con tutte le conseguenze del caso.


E pluribus unum

Ecco allora che fra le priorità esposte nel documento conclusivo dell’assemblea si afferma: “E’ necessario promuovere e rafforzare forme di rappresentanza del volontariato unitarie e plurali, nella quale si valorizzino le diverse sensibilità, si riconoscano le organizzazioni di diverse dimensioni e dei differenti settori operativi”, nel quadro di una più ampia rappresentanza del terzo settore. Se si riconoscono i valori di gratuità e solidarietà, nel rispetto del principio della sussidiarietà, i rappresentanti delle Odv chiedono allora che si riconosca la soggettività del settore, rifiutando però che si attribuisca allo stesso volontariato “un ruolo di soggetto ancillare che risponda ai fallimenti dello Stato e del mercato”. Gli enti pubblici quindi dovrebbero impegnarsi ad individuare gli spazi in cui le reti associative possano partecipare alla creazione di politiche pubbliche, in rispetto dell’articolo 118 della Costituzione.

Un manifesto per l’Europa

Si guarda pertanto con preoccupazione “al processo di nuova centralizzazione delle politiche di welfare in Italia”, ignorando le istanze municipali e comunitarie: l’assemblea a questo proposito ha stabilito di adottare un manifesto per l’Ue (in allegato), in vista dell’anno europeo del volontariato nel 211. Il documento assume come elemento costitutivo la risoluzione del Parlamento europeo del 28 sul contributo del volontariato alla coesione economica e sociale. Si chiede dunque in sede Ue che vengano riconosciuti lo status, i requisiti minimi e la natura delle reti europee, rendendone obbligatoria la consultazione nelle politiche sociali, sanitarie, culturali, ambientali, della cittadinanza attiva e dello sviluppo sostenibile.

La relazione finale dell’assemblea costituirà la base per la realizzazione di un Libro verde, ultimato probabilmente per gennaio, che sarà finalizzato a coinvolgere tutte le organizzazioni del terzo settore: questo documento costituirà a sua volta il basamento su cui costruire delle proposte concrete per affrontarne tutti i problemi, attraverso la stesura di un Libro bianco.



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