Rapporto Italiadecide 2010

Unità  nella molteplicità : verso una maggiore integrazione dei diversi livelli di governo del paese

La prospettiva è quella di andare a ricercare i fondamenti dell’unità nazionale dal punto di vista delle politiche che tengono insieme il paese attraverso servizi, infrastrutture, sostegno all’economia e alle imprese. L’assunzione di una prospettiva di rete consente pertanto di conciliare il particolare con l’universale, in un momento di acceso dibattito sull’unità nazionale.

Le reti territoriali

L’idea di fondo della ricerca è che “l’unità nazionale serve a far funzionare meglio tutte le politiche
pubbliche sul territorio, e, reciprocamente, che far funzionare le politiche pubbliche sul territorio rafforza più di ogni altra cosa l’unità nazionale soprattutto per le politiche che, come le infrastrutture, distribuiscono sul territorio funzioni primarie destinate alla generalità dei cittadini”.

La prospettiva è molto chiara: l’Italia è tenuta insieme anche da una serie di “reti” che attraversano la penisola e che rimandano ai diversi settori d’intervento. In particolare, sono state individuate delle reti in otto settori strategici per la crescita civile ed economica del paese: le reti infrastrutturali e logistiche, le reti economico-finanziarie, le reti istituzionali, le reti della sanità, della scuola, dell’università e degli istituti culturali e le reti delle città.

Le tendenze in atto

Dal rapporto emerge una condizione critica dell’unità nazionale, ma anche una prospettiva di rilancio e trasformazione su nuove basi. Attualmente, come si legge nel rapporto, l’unità appare come la condizione cruciale per la competitività e la ripresa della crescita del paese.

La capacità di fare rete, attraverso l’adozione di strategie unificate nel campo della pubblica amministrazione, della sicurezza del territorio e nel sistema imprenditoriale, diviene il punto di forza del sistema Paese.

L’integrazione delle reti di diversa natura (della conoscenza, della produzione, della logistica) può essere portata avanti con successo in aree del paese dove non sono ancora sviluppate, creando delle collaborazioni virtuose con i poli di eccellenza del paese.

Le proposte per il futuro

Il rapporto non si limita all’analisi dell’esistente, ma avanza alcune proposte per il futuro. Al primo posto si collocano le grandi riforme politiche nazionali finalizzate al miglioramento del sistema politico amministrativo delle reti territoriali, a cui si affianca il passaggio dallo stato gerarchico allo stato che indirizza e controlla.

Ciò comporta anche una migliore interpretazione del Titolo V della Costituzione in modo da garantire l’attuazione degli obiettivi delle politiche nazionali vincolando e responsabilizzando tutti i livelli di Governo. “Da questo punto di vista – come si legge nel rapporto – la clausola probabilmente più innovativa è quella recata dall’articolo 118 Cost. riguardante la distribuzione delle competenze amministrative fra i diversi livelli di governo (comuni, province, città metropolitane, Regioni e Stato) sulla base dei criteri di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. Si tratta di criteri derivati dall’ordinamento comunitario e che impongono di ripartire le funzioni amministrative secondo moduli flessibili sulla base della dimensione degli interessi pubblici da amministrare” (p. 92).

Il richiamo non si limita alla sussidiarietà verticale, ma investe anche quella orizzontale, nel momento in cui si auspicano differenti combinazioni di pubblico e privato in settori strategici quali la cultura, la ricerca e l’università.