L’organizzazione non-governativa CISV, si è impegnata in partenariato con Paralleli, Altermondes, Fesfop e La Voix du Paysan ed è riuscita a dar vita ad un interessante progetto di citizen journalism realizzato interamente da una redazione di cento ragazzi provenienti da Torino, Parigi, Lounga (Senegal) e Ouahigouya (Burkina Fasu). L’iniziativa nasce per permettere direttamente ai ragazzi protagonisti dei processi d’integrazione che coinvolgono le realtà urbane del nostro secolo di raccontare e raccontarsi mostrando allo stesso tempo una realtà molto diversa da quella che passa attraverso il filtro dei media nazionali.
I segni dell’integrazione
Il reportage “Segni Urbani” affronta l’immigrazione come un processo dinamico e accentua il fatto che solo dopo qualche tempo dal momento dell’arrivo in un nuovo paese ci si sente parte di quel panorama, e ciò a volte traspare proprio tramite segni tangibili della presenza dei nuovi arrivati. I segni urbani ci dicono molte cose su come procede l’integrazione interculturale e anche su quanto sia efficace la risposta della politica sul territorio.
I ragazzi di JRM hanno scelto di parlare di Torino la città in cui vivono, concentrandosi sui quartieri di Porta Palazzo e San Salvario da sempre luoghi d’arrivo delle diverse ondate migratorie, che una volta avevano origine nell’Italia meridionale, mentre oggi partono soprattutto dall’Asia, Africa, e più recentemente dall’Est Europa (nella foto a sinistra la cover del reportage).
Quartieri multietnici
In questi quartieri la presenza di giovani e meno giovani che provengono dai diversi angoli del globo si fa subito notare, basta dare un’occhiata ai diversi negozi e alle attività imprenditoriali che sorgono nelle strade. Troviamo ristoranti, supermercati, phone center, negozi d’abbigliamento e bar che ormai fanno tendenza. Ma capita che sentimenti di rabbia e indignazione per come vanno le cose abbiano la meglio e le prime testimoni sono le mura della città che raccolgono “grida” di esasperazione e malcontento contro le politiche miopi che troppo spesso vengono perseguite senza pensare a quali siano le vere esigenze dell’altro.
I ragazzi di JRM hanno provato a farci aprire gli occhi chiedendoci di notare i segni che i nostri concittadini lasciano intorno a noi. Probabilmente riusciremo a capire molte più cose e magari proveremo anche a metterci in moto perché il processo d’integrazione diventi adulto, maturo e solido come sta accadendo a Torino.