La giornata dei lavori si è articolata in due momenti di riflessione dedicati rispettivamente al tema dell’educazione alla cittadinanza e al confronto tra l’esperienza dei comuni tedeschi e italiani in tema di partecipazione civica e innovazione urbana. Per l’Italia ha partecipato il presidente di Labsus Gregorio Arena e il presidente dell’Anci Graziano Delrio mentre per la Germania erano presenti la direttrice del Dipartimento Comuni e Regioni della fondazione Bertelsmann Kirsten Witte, il direttore della fondazione Berlino Futura (Stiftung Zukunft Berlin) Volker Hassemer e il sindaco di Ratisbona e vicepresidente dell’associazione dei Comuni bavaresi (Bayerischer Stadtetag) Hans Schaidinger.
“Come si fa a far si che la crescita umana delle democrazie avanzate non sia dissipativa ma produca sviluppo e crescita? Quali sono le strategie nel contesto italiano e tedesco per mettere a regime il potenziale umano delle città ?”. A partire da questi interrogativi Mauro Magatti preside della Facoltà di sociologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha aperto e moderato la prima sessione del dibattito dedicata al tema dell’educazione alla cittadinanza.
Kirsten Witte: “Alleanza cittadini-amministrazioni”
Secondo la direttrice del Dipartimento Comuni e Regioni della fondazione Bertelsmann il compito principale dei comuni è quello di coinvolgere la cittadinanza promuovendo innovazione e sviluppo nelle città . “Gli effetti della crisi e della globalizzazione si fanno sentire soprattutto a livello locale. Molti comuni, soprattutto quelli della Germania del sud sono fortemente indebitati. Allora – prosegue la Witte – la sfida dei comuni, per uscire dalla crisi, è quella di stringere un ‘patto‘ con i cittadini coinvolgendoli di più nelle decisioni pubbliche”.
In Germania ci sono molti esempi di partecipazione e cittadinanza attiva come il caso delle fondazioni di cittadini. “I cittadini, in pratica, creano la fondazione con l’obiettivo di finanziare dei servizi che il comune non è più in grado di garantire. Un esempio su tutti è il caso del fondo di formazione di Lubecca: i cittadini infatti hanno messo a disposizione le proprie risorse per la costituzione di un fondo per la formazione delle fasce più svantaggiate della popolazione”, ha spiegato la direttrice della fondazione Bertelsmann.
In sostanza questo fondo funziona secondo un sistema democratico e trasparente che permette ai cittadini, che danno i finanziamenti, di partecipare alle decisioni dettando le regole. Inoltre, i cittadini hanno anche un potere di controllo sulle scuole che partecipano al progetto affinché vengano rispettate le norme stabilite insieme. “Questo non vuol dire però che lo Stato debba ritirarsi dalla sue funzioni e che tutto sia fatto dai cittadini”, precisa Kirsten Witte.
“Senz’altro la crisi può rappresentare una sfida per promuovere un nuovo modello di sviluppo”, rimarca Mauro Magatti. “In questo modo – prosegue – si possono usare al meglio le energie di cui sono portatori i cittadini”. Sul punto concorda anche il direttore della fondazione Berlino Futura Volker Hassemer.
Volker Hassemer: “La città è fatta dalla vitalità e dalle idee dei cittadini”
Non a caso Hassemer sottolinea il fatto che “i cittadini sono una risorsa importante per le città , sono la risorsa del cambiamento. “La città è fatta dalla vitalità dei cittadini – prosegue Hassemer – portatori di capacità e di idee. Sono i cittadini che rendono le città attraenti”.
E’ importante soprattutto dare il via ad un cambiamento culturale nelle nostre città . I cittadini non devono attivarsi per opporsi semplicemente al politico di turno ma perché avvertono la città come propria, si identificano in essa. Inoltre, secondo il direttore della fondazione tedesca “non basta migliorare l’arena politica per operare questo cambiamento culturale ma bisogna allargarla alla cittadinanza”.
Questo perché “la città non è dei cittadini che vi vivono da sempre, ma è un luogo in cui le persone sono disposte ad impegnarsi. E le città che non riescono a motivare i cittadini in questa direzione avranno solo problemi e difficoltà “, conclude Hassemer (vedi documento in allegato).
Gregorio Arena: “La cittadinanza attiva consente l’innovazione grazie alla combinazione inedita di fattori noti”
Ma cosa si intende per educazione alla cittadinanza? Prova a dare una risposta il presidente di Labsus Gregorio Arena. Nella sua relazione, intitolata appunto Educare alla cittadinanza (allegata), egli nota come si parli ormai da tempo di cittadinanze al plurale (ovvero: civile, sociale, amministrativa, europea, ecc.). Fra queste rientrano anche due nuove forme di cittadinanza: la cittadinanza attiva e quella partecipata, che si distinguono dalle altre forme di cittadinanza “perché non c’è semplicemente una delega ai rappresentanti eletti ma un vero e proprio impegno attivo nella polis”, precisa il presidente di Labsus. “Infatti – continua Arena – la democrazia partecipativa deve essere il rafforzamento di quella rappresentativa e non una sua sostituzione o replica”. La cittadinanza attiva già esiste, ed è sancita all’articolo 118 della Costituzione. E’ un tipo di cittadinanza che non richiede ai soggetti pubblici di astenersi dall’intervenire ma anzi il loro compito è quello di favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini (singoli o associati).
“Si tratta di una nuova forma di libertà solidale e responsabile impegnata a trovare con le istituzioni soluzioni ai problemi della comunità , perché la sussidiarietà porta ad una alleanza per la cura dei beni comuni. Quello che fanno i cittadini – continua Arena – è molto più della cura dei beni comuni, è riempire di nuovi significati il concetto di democrazia mostrando nuovi modi di essere cittadini, arricchendo le istituzioni con le proprie idee e capacità “.
Educare alla cittadinanza significa, dunque, educare alla responsabilità e alla solidarietà verso la comunità , perché “tutti devono essere responsabili di tutti”. Ma è necessario anche far capire ai cittadini che impegnarsi per il bene comune conviene anche per soddisfare i propri interessi. “Perché dalla qualità delle scelte pubbliche e da quella dei beni comuni dipende la qualità della nostra vita. Bisogna puntare allora sul capitale sociale e sulla cura dei beni comuni per governare l’impoverimento che ci attende nei prossimi anni. Se diminuisce la ricchezza privata, infatti, bisogna aumentare quella condivisa, ovvero i beni comuni”, conclude Arena.
Graziano Delrio: “La partecipazione contro la crisi”
E’ il direttore dell’Istituto per l’economia e la finanza locale (Ifel) Pierciro Galeone ad introdurre e moderare il dibattito nella seconda parte della giornata dedicata al confronto tra l’esperienza dei comuni tedeschi e di quelli italiani in tema di partecipazione civica.
“La crisi può rappresentare il cambio di prospettiva verso un’ottica evocativa del patrimonio di energie dal basso. La partecipazione a livello comunale è molto variegata, i comuni sanno offrire opportunità alla partecipazione democratica”, afferma il presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio nel suo intervento. “La Repubblica – prosegue Delrio – è articolata in vari corpi che la compongono, per cui non si può risanare l’economia del Paese senza la collaborazione tra le parti. Se non esiste un buon governo della Repubblica che abbia la cultura della partecipazione, non esiste neanche un buon governo locale”.
I comuni italiani offrono tanti casi di buone prassi e di partecipazione come il caso del recupero di un edificio del Settecento a Reggio Emilia, la Reggia di Rivalta. Infatti il presidente dell’Anci spiega che quando i finanziamenti sono stati tagliati sono stati promossi momenti di incontro e di confronto con la popolazione locale per capire come rivitalizzare l’edificio e destinarlo a nuove funzioni. I cittadini si sono mostrati subito proattivi e desiderosi di riappropriarsi di quello spazio. Cosìl’edificio è diventato un luogo di incontro, in cui vengono organizzate diverse attività ricreative. “Questa – conclude Delrio – è la dimostrazione di come la crisi possa far cambiare prospettiva agli amministratori. La crisi può essere una grande opportunità a patto che ci sia considerazione e reputazione sociale per le forme di partecipazione e cittadinanza. Perché la comunità si costruisce con i gesti quotidiani“.
Hans Schaidinger: “Partecipare significa identificarsi nella città “
Il dibattito prosegue con l’esperienza dei comuni tedeschi illustrata dal sindaco di Ratisbona e vicepresidente dell’associazione dei comuni bavaresi (Bayerischer Stadtetag) Hans Schaidinger che ha posto l’accento sul concetto di identità . Secondo Schaidinger infatti la partecipazione è strettamente connessa alla ricerca di identità . Il cittadino si attiva per la propria città perché l’avverte come propria, si identifica in essa. La città racconta una storia, una storia fatta dai cittadini stessi. Per questo uno dei compiti di un sindaco è quello “di creare l’identità dei cittadini, perché l’identità è legata anche alla possibilità di far partecipare i cittadini”.
“Quando la partecipazione si discosta da questo principio – continua Schaidinger – diventa sempre più complessa”. Un esempio illustrato dal sindaco è il caso di una cattiva prassi, quella del progetto Stoccarda 21. Il piano prevedeva la partecipazione dei cittadini alla progettazione del nodo ferroviario della città , ma la farraginosità delle procedure da rispettare e norme cavillose hanno scoraggiato la partecipazione, dando la sensazione ai cittadini di non essere stati sufficientemente in grado di incidere sulle decisioni prese dagli amministratori.
“Allora – conclude il sindaco di Ratisbona – è necessario ricostruire prima di tutto il rapporto di fiducia tra cittadini e amministratori per il futuro delle nostre città riconoscendo che la partecipazione è comunque un processo complesso”.