Le relazioni di Lucarelli, Mattei, Ginsborg e le sintesi dei tavoli tematici

"I beni comuni non sono una categoria merceologica, non è possibile elencarli, fanno parte della sfera dell ' essere e non dell ' avere e si conquistano giorno dopo giorno"

In attesa di un resoconto dettagliato vi proponiamo i video degli interventi di alcuni protagonisti della giornata.
Il Forum è stato aperto dalle introduzioni del direttore del quotidiano “Il Manifesto” Norma Rangeri e di Alberto Lucarelli, in un teatro Politeama gremito.

Intervento dell’assessore ai Beni comuni Alberto Lucarelli (VIDEO)

Abbiamo l’ambizione di trasformare il decentramento amministrativo in democrazia locale e di reagire contro coloro che vogliono trasformare la democrazia locale in un simulacro” esordisce in questo modo l’assessore Lucarelli che poi prosegue: “I Comuni devono trovare su temi di interesse generale un piattaforma di valori condivisi e di proposte politiche precise da portare avanti anche attraverso il conflitto su scala nazionale e locale…democrazia locale che sia in grado di trasformare in azione politico – amministrativa gli indirizzi politici che sono quotidianamente determinati dal basso.

Le linee di azione convergono tutte verso una valorizzazione profonda dei beni comuni…in questo senso la questione dei beni comuni non si può limitare ad energia, acqua, territorio ed aria, ma coinvolge tutte quelle materie, quei valori e quei principi materiali ed immateriali connessi al tema del legame sociale; la difesa e la gestione dei beni comuni necessitano della riconquista di spazi pubblici e democratici fondati sulla qualità  dei rapporti e non sulla quantità  dell’accumulo, cosa che il regime proprietario ancorché pubblico non ha saputo garantire.
Beni comuni sono quegli spazi nei quali si è manifestata negli ultimi anni una miriade di azioni dal basso, di micro conflitti, di processi aggregativi spontanei, beni che servono immediatamente alla collettività  piuttosto che alla amministrazione pubblica, beni funzionali alla tutela dei diritti fondamentali.
I beni comuni non sono una categoria merceologica, non è possibile elencarli, fanno parte della sfera dell’essere e non dell’avere e si conquistano giorno dopo giorno.

Lucarelli continua elencando una serie di “pratiche, da subito realizzabili, vicine ed accessibili ai cittadini ma rivoluzionarie perché radicali nella critica all’attuale modello economico” ed invitando gli amministratori locali ad aderire alla Rete dei Comuni per i beni comuni.
L’intervento si conclude con un appello: “Occorre far presente in maniera netta e chiara che la norma attuativa del federalismo fiscale, cosìcome è congeniata, non consente di finanziare i mezzi essenziali delle prestazioni concernenti i diritti sociali, né consente di finanziare le funzioni principali dei Comuni, cosìcome è previsto dalla Costituzione, in questo modo il welfare diventa un lusso, regredendo a forme autoritarie antecedenti allo stato sociale.
Il federalismo demaniale cosìcome è congeniato e configurato rappresenta la condizione per uno smembramento mercantile dello spazio pubblico attraverso progressive e feroci procedure di alienazione del demanio che nascondono veri e propri processi di privatizzazione e un continuo e progressivo saccheggio dei beni comuni“.

Il dibattito si è poi sviluppato intorno a quattro tavoli tematici, nella cornice del Maschio Angioino.
Il tavolo “Beni comuni, partecipazione e servizi pubblici” è stato coordinato dal prof. Ugo Mattei, autore del libro “Beni comuni. Un manifesto“, che ha aperto la discussione.

Qui potrete vedere per intero l’intervento di Mattei, che rilancia il progetto di uno Statuto europeo dei beni comuni ed offre una visione dei beni comuni particolarmente concreta e protesa all’azione quotidiana.

La relazione di Mattei è stata poi seguita dagli interventi di Gianfranco Bettin, Paul Ginsborg, Nicoletta Pirotta e Massimo Rossi.
In particolare vorremmo riproporvi la riflessione dello storico inglese Ginsborg (che potrete ascoltare in video sul nostro canale youtube), che si focalizza sulle modalità  più o meno produttive di partecipazione attiva della cittadinanza.

Successivamente la discussione è stata aperta ai partecipanti iscritti al tavolo, che hanno arricchito il confronto attraverso proposte, testimonianze dirette di buone pratiche, ma anche esponendo i loro dubbi e le loro perplessità  nei confronti delle amministrazioni locali che non intendono sviluppare dei reali spazi e dei canali di democrazia partecipativa.

Relazioni riassuntive dei quattro tavoli tematici

L’evento è proseguito al teatro Politeama, dove i quattro assessori della giunta napoletana che hanno coordinato i rispettivi tavoli tematici hanno presentato un documento riassuntivo delle relative discussioni; nel dettaglio il vicesindaco e assessore all’Ambiente Tommaso Sodano per “Ambiente e nuovi modelli urbani”, l’assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo per “Economia del territorio e degli enti locali”, l’assessore alle Politche sociali Sergio D’Angelo per “Politiche del welfare, diritti, politiche dei migranti e del lavoro” e l’assessore Lucarelli per “Beni comuni, partecipazione e servizi pubblici”.

Questo il video degli interventi.

Al termine delle relazioni i partecipanti al Forum hanno ascoltato con trasporto Antonio Di Luca, operaio della Fiat di Melfi membro della Fiom, che ha parlato di lavoro come bene comune, ha citato Hannah Arendt facendo riferimento ai “grigi burocrati del male” che costringono i lavoratori a non denunciare gli infortuni e si è commosso nel descrivere alla platea le condizioni di lavoro dei suoi compagni di fabbrica.

La giornata si è conclusa con gli interventi finali rispettivamente del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, del governatore della Puglia Nichi Vendola, del sindaco di Bari Michele Emiliano e del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, tutti uniti nell’opposizione alle norme sul patto di stabilità  “che riducono il welfare ad un lusso” e ai “processi di privatizzazione e saccheggio dei beni comuni“, sotto accusa anche il decreto Monti bis sulle liberalizzazioni che “reintroducono la privatizzazione dei servizi pubblici locali violando la volontà  referendaria“.