Quale futuro per la democrazia Europea?

Anno europeo dei cittadini, Labsus partecipa all'incontro a Roma

Hanno partecipato al seminario: Pier Virgilio Dastoli, Presidente Consiglio Italiano del Movimento Europeo (Cime), Antonella Valmorbida, Direttore Association of Local Democracy Agencies (Alda), Giovanni Moro, Presidente Fondazione per la Cittadinanza Attiva (Fondaca), Ian Ssali, Rappresentante Rete G2. Ha coordinato i lavori Maria Cristina Marchetti, Caporedattore Labsus Sezione “Società “.

Il seminario rientra nelle attività  di promozione dell’Anno europeo dei cittadini, messe in atto dall’Alleanza italiana alla quale Labsus ha aderito, coordinando un gruppo di lavoro sul tema: prossimità  e sussidiarietà .

Pierluigi Dastoli ha sottolineato il rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa nel Trattato di Lisbona. Ha ricordato come il principio della democrazia partecipativa non sia presente nelle costituzioni europee se non in quella portoghese e nell’art. 118 della Costituzione italiana, comma 4, che però non è propriamente riconducibile alla democrazia partecipativa, ma al riconoscimento del ruolo dei cittadini attivi.

Ciò che è accaduto negli ultimi anni, ha ricordato Dastoli, ha rafforzato o indebolito alla democrazia rappresentativa? La democrazia non si esaurisce nella democrazia rappresentativa e da questo punto di vista nasce il tema della democrazia partecipativa. I due termini, la cittadinanza e la democrazia non sono separati l’uno dall’altro: “c’è democrazia soltanto nella misura in cui i cittadini hanno un potere”.

Dastoli ha ricordato anche che l’Anno europeo dei cittadini coincide anche con l’anno della raccolta delle firme delle prime Iniziative dei cittadini europei, istituto di democrazia partecipativa previsto dall’art. 11, paragrafo 4 del Trattato di Lisbona.

Ha inoltre ricordato che la Commissione europea è tra i firmatari della Convenzione di Aarhus che prevede che i cittadini siano consultati sui temi di loro interesse, prime fra tutte quelle ambientali.  

Antonella Valmorbida ha ricordato il processo che ha condotto a dedicare il 213 all’Anno europeo dei cittadini, la cui idea di fondo è quella di preparare al voto per il Parlamento europeo del prossimo anno, cercando di sanare la disaffezione nei confronti dell’Unione europea da parte dei cittadini. In questo contesto si è creata, pur senza difficoltà  e ambiguità  da parte della Commissione un’Alleanza italiana ed europea, per elaborare delle raccomandazioni alle istituzioni europee.

“La situazione attuale infatti – ha sottolineato la relatrice – non è difficile, ma esplosiva rispetto al progetto europeo”. L’euroscetticismo non evidenzia solo una disaffezione nei confronti del progetto europeo, ma una insoddisfazione circa i suoi sviluppi.

Giovanni Moro ha proposto alla riflessione una serie di temi cruciali per la democrazia europea: 1) la confusione e l’incertezza sui cittadini, dominante nell’Anno europeo dei cittadini; 2) cosa si intende per cittadinanza europea; 3) cosa si intende per democrazia partecipativa.

Si confrontano posizioni molto astratte sulla cittadinanza europea, che non si confrontano con la realtà  dei cittadini europei. “Una cittadinanza non è mai fatta solo di diritti: una cittadinanza è fatta di diritti, di appartenenza e di partecipazione”. La cittadinanza europea riflette queste tre dimensioni.

Ha poi evidenziato i limiti della democrazia partecipativa in Europa che, attraverso la prassi della consultazione, è voluta e organizzata dalla Commissione. Ha invece rivendicato la particolarità  dell’art. 118, comma 4 della Costituzione italiana che, al contrario, non dice che le istituzioni organizzano la partecipazione, ma che quando i cittadini svolgono delle attività  nell’interesse generale, svolgono un compito costituzionale e spetta alle amministrazioni favorire la loro attività .

Ian Ssali infine ha chiuso i lavori evidenziando il rapporto tra cittadinanza europea e le diverse modalità  con le quali le seconde generazioni ottengono la cittadinanza all’interno degli Stati membri. Anche in questo campo, l’Italia deve fare molti passi avanti e l’anno europeo dei cittadini potrebbe costituire il momento più adatto per avviare una riforma della legge sulla cittadinanza