A Roma il cinema incontra la sostenibilità  ambientale

Ecosostenibilità , attenzione per il sociale, progettazione partecipata, nuove tecnologie social rappresentano ormai aspetti con i quali anche il cinema deve confrontarsi

Un tempo i registi, i pittori, gli intellettuali, i poeti oltre a saper leggere la realtà  avevano la capacità  di anticipare certe tendenze, di fiutare in che direzione si stava dirigendo la Storia, di porsi come avanguardia, anche visionaria in alcuni casi, facendo raggiungere al “comune sentire” vette inesplorate.

Queste capacità  e questo coraggio sono quasi scomparsi; senza voler generalizzare sono troppo poche le opere artistiche che negli ultimi anni sono riuscite a leggere la società  magari cogliendo quegli aspetti potenzialmente dirompenti. La sostenibilità  ambientale è ormai diventata una tematica di attualità  ma fu il movimento ambientalista degli anni ‘6 a portarla all’attenzione dell’opinione pubblica. I beni comuni potrebbero seguire un percorso simile? Per il momento il detonatore è stato attivato.

Occupandoci di cinema, la recente vittoria del documentario “Sacro GRA” al Festival di Venezia ci lascia comunque fiduciosi che sia ancora possibile offrire al grande pubblico delle lenti non omologate per osservare la realtà .

Il Festival

L’importanza di momenti come il Green Movie Film Fest risiede nell’opportunità  di poter riflettere sul rapporto uomo-ambiente, di stimolare e sensibilizzare il pubblico e di coinvolgere la filiera produttiva cinematografica in pratiche ecosostenibili. Green Movie desidera rendere partecipi e stimolare filmaker, produttori e distributori cinematografici ad una maggiore diffusione delle tematiche e pratiche socio-ambientali.

L’evento ospita testimoni d’eccezione e propone la visione di film, retrospettive, omaggi a grandi autori, dibattiti, momenti di riflessione e incontro con le altre realtà  dell’arte green. In programma lungometraggi, film d’animazione, documentari e cortometraggi.

Dal sito ufficiale del progetto si legge: “Ambiente rubato e ambiente riconquistato, come spazio fisico ma anche spirituale: questa la chiave di lettura del GMFF. Le pellicole selezionate, infatti, tracciano un inconsueto percorso che prende le mosse dalle opere di denuncia e dalla testimonianza di uomini e donne coraggiose impegnate nella difesa dei propri territori per arrivare alla proposta di nuovi modelli di vita sostenibili o all’ipotesi di terribili scenari futuri”.

Il programma

La giornata di apertura inizia alle 16.00 con il film diretto da Gus Van Sant “Promised Land” con Matt Damon e Frances McDormand. Una denuncia coraggiosa contro la sempre più diffusa tecnica della fratturazione idraulica o fracking per l’estrazione del gas dal sottosuolo.

La programmazione prosegue con due documentari: “Yasuni, el buen vivir” e “El gigante”; due storie in parallelo di lotta contro le multinazionali per la difesa del territorio rispettivamente nella riserva di Yasunìnell’Amazzonia ecuadoriana e in Colombia.

A chiudere la prima giornata il pluripremiato debutto alla regia di Luigi Lo Cascio: “La città  ideale”.

La rassegna si conclude domenica 15 settembre, la cui programmazione prevede la proiezione di cortometraggi del progetto di comunicazione ambientale “Una storia in comune” e del documentario “A few brave people”. Quest’ultimo ha richiesto tre anni di riprese ed è la cronaca della lotta della gente della regione del Mar Nero per proteggere i fiumi e gli habitat naturali dal piano governativo che prevede la costruzione di decine di centrali idroelettriche in quelle valli e la cessione a privati dello sfruttamento delle risorse idriche.

“L’Ultimo pastore” di Marco Bonfanti invece racconta la storia dell’ultimo pastore nomade di una metropoli, Milano, che con la sola forza della fantasia riesce a realizzare il suo sogno. Una fiaba contemporanea che offre uno sguardo leggero sui limiti della nostra società .

Social cinema

Ecosostenibilità , attenzione per il sociale, progettazione partecipata, nuove tecnologie social rappresentano ormai aspetti con i quali anche il cinema deve confrontarsi.

La Rai ad esempio ha presentato a Venezia “Melt a plot“, il nuovo gioco per fare cinema in internet: uno spazio di creatività  collaborativa, un social game in cui i giocatori concepiscono, sceneggiano e creano un film, scegliendo anche gli attori, le musiche, le location, i costumi. Anche se il progetto farà  inorridire i cineasti tradizionali, il cinema da qualche tempo sta entrando in contatto con l’universo social non solo per quanto riguarda la sceneggiatura, la regia ed il montaggio ma a partire dal modo di concepire e produrre un film. Un approccio che merita di essere sperimentato anche se il timore di una carenza sotto il profilo della qualità  è palpabile.

Sfiorando anche il tema del finanziamento tramite crowdfunding segnaliamo il caso Dylan Dog, uno dei fumetti italiani più amati degli ultimi trent’anni. Sull’indagatore dell’incubo, ideato da Sclavi, nel 2010 è stato girato un film di produzione americana che ha deluso profondamente i lettori bonelliani. “Dylan Dog – Vittima degli eventi” nasce infatti all’idea di restituire dignità  al personaggio attraverso il sostegno della comunità  di appassionati. I promotori dell’iniziativa hanno sfruttato una piattaforma digitale per reperire i fondi necessari per la realizzazione di un lungometraggio a basso costo ambientato a Roma (al momento sono stati raccolti circa 15mila euro dei 30mila totali); non ci saranno guadagni da parte dei creatori essendo un progetto no profit. Le donazioni vengono effettuate dagli stessi fan, che a seconda della somma donata riceveranno un semplice “grazie” nei titoli di coda, oppure la possibilità  di avere booklet esclusivi, dvd in blu-ray del film, fino ad arrivare alla giornata sul set con il cast al completo.

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