Negli ultimi anni il tema della mobilità sostenibile è stato sempre più al centro di dibattito su vari livelli: l’esigenza di conformarci a quello che è un trend europeo sempre più diffuso ha fatto sìche molte città attuassero sempre maggiori iniziative volte alla realizzazione di nuovi piani per la viabilità , costruzioni di piste ciclabile e campagne per la sensibilizzazione. Su questo impulso la Fiab (Federazione italiana Amici della Bicicletta) in collaborazione con il gruppo interparlamentare per la Mobilità Nuova ha organizzato un seminario, presso il Palazzo di Montecitorio a Roma, dal titolo ” La Ciclabilità in Europa: come rendere un paese ‘Bike Friendly’ ” . In questa occasione è stata avviata la prima discussione sulla proposta di legge che promuove la mobilità sostenibile: ” il 60% degli spostamenti su una distanza non superiore ai 5 km avviene in automobile, il 15% su una distanza di soltanto un km – commenta Antonio Decaro (Pd) – a partire da questi dati abbiamo pensato di creare una legge nazionale sulla mobilità ciclistica e una rete nazionale per le percorrenze ciclabili. Piano che tiene insieme le pianificazioni che Regioni ed enti locali, in particolare Province e Comuni, saranno obbligati a fare ” .
L’esportazione della Ciclabilità
” E’ arrivato il momento di dare risposte a quei sette milioni di cittadini che ogni giorno si spostano in bicicletta ” : commenta cosìla vicepresidente della Camera dei Deputati Marina Sereni la rinnovata partecipazione politica per temi cosìattuali e pressanti nello scenario nazionale ed europeo. Lo stesso sottosegretario ai trasporti Erasmo De Angelis ha precisato che ” è in atto una ciclo-rivoluzione che dimostra come i cittadini siano molto più avanti della politica, la quale dovrebbe assecondare questo grande cambiamento culturale, negli ultimi dieci anni sulle strade italiane ci sono stati sessantaduemila morti, pari alla popolazione di una città come Siena, e nei centri urbani metà delle vittime sono pedoni e ciclisti. Al Ministero si sta lavorando su un doppio binario: da un lato la riscrittura del decreto ministeriale 557 del 1998 sulle piste ciclabili, ripensate come infrastrutture al passo con i tempi; dall’altro la Riforma del Codice della Strada con un sostanziale snellimento e una semplificazione degli articoli, partendo dal presupposto che la bicicletta è il mezzo di trasporto urbano da valorizzare. Oggi, infatti, la bicicletta rappresenta la modernità ” .
Le ” due ruote ” della modernità
La bozza di legge quadro su cui vertono i lavori del gruppo interparlamentare per la Mobilità Nuova prevede la realizzazione di una rete di percorribilità ciclistica della lunghezza di almeno 20 km; un piano nazionale della ciclabilità che obblighi le Regioni e gli enti locali a costruire velostazioni per il deposito e la riparazione delle bici in tutte le stazioni ferroviarie e dei bus extraurbani; un sistema di identificazione nazionale gratuito e facoltativo che, in caso di furto, permetta di risalire al proprietario di una bici rubata. Inoltre tutti i Comuni saranno obbligati a inserire all’interno dei regolamenti edilizi l’obbligo, in caso di concessione edilizia per edifici residenziali e terziario-direzionali, di mettere a disposizione spazi o depositi per le bici. Sono ancora tante le proposte da analizzare e gli aspetti critici: quel che è certo è che l’Italia si trova ancora molto indietro rispetto agli altri paesi europei. La classifica stilata dal ” Copenhagenize Index ” , indicatore nella diffusione dell’utilizzo della bicicletta, sancisce la pesante assenza italiana nonché il primato della città di Amsterdam che si aggiudica il primo posto. Di certo però qualcosa si sta muovendo e forse anche l’Italia potrà finalmente dirsi ” un paese per bici ” .
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