Da fantasmi urbani a beni comuni, verso una rigenerazione delle vecchie sale

Il cinema è un ' arte fondamentale, e gli spazi urbani ad esso dedicati sono luogo di una memoria storica e sociale irrinunciabile

Nel frattempo, una promessa mancata mette fine ad una delle più significative esperienze di gestione partecipata delle sale dismesse: la ” rigenerazione ” del Cinema America di Trastevere da parte di un gruppo di ragazzi under 24. Ripercorriamo insieme le ultime vicende chiedendo il parere di un esperto in materia, il professore dell’Università  La Sapienza Silvano Curcio, coautore di ” Fantasmi Urbani ” , splendido docufilm sui cinema dismessi di Roma realizzato nel 2013 con i suoi studenti di ” Gestione del processo edilizio ” .

La memoria incriminata: pars destruens

Presentata dagli assessori alla Cultura, al Commercio e all’Urbanistica – rispettivamente Giovanna Marinelli, Marta Leonori e Giovanni Caudo – agli operatori del settore il 29 gennaio scorso, la memoria di giunta contiene le linee guida programmatiche per un bando da pubblicare entro luglio, con oggetto l’invito a presentare proposte per la ” rigenerazione ” . Secondo la Marinelli, si tratta di una “operazione di rigenerazione urbana” che “soprattutto nelle zone periferiche porta un segnale molto forte sul piano culturale”. L’obiettivo principale dichiarato è quello di ” offrire alla città  spazi caratterizzati da un mix funzionale in termini di […] effettiva integrazione tra attività  culturali, residenza, sociali, servizi, commercio al dettaglio e artigianato di servizio ” . Suona qui il primo campanello d’allarme: a destare polemiche è l’inclusione di attività  a carattere residenziale (e ” in senso ampio ” , recita la memoria), prestando il fianco alle mire rent seeking dei soliti noti. Ma a suscitare le critiche maggiori è l’ammissione di proposte in deroga al Piano Regolatore, che prevede il mantenimento della funzione culturale per almeno il 50% della superficie complessiva (un vincolo peraltro già  ” allentato ” in passato dalla giunta Veltroni, che lo aveva ridotto di 35 punti percentuali).

Parola d’ordine: conoscenza

” Ritengo che queste linee guida non siano affatto in linea con la maturazione socio-politica della città . Non si vuole capire che la conoscenza è il primo requisito per governare ” . Silvano Curcio parla senza mezzi termini di ” ignoranza ” da parte dell’amministrazione, sottolineando il pericoloso nonsense di dettare programmi senza conoscere davvero la materia. Prioritario doveva infatti essere un vero censimento dei cinematografi, da un punto di vista non solo quantitativo ma qualitativo, ovvero una verifica delle possibili tutele per il valore storico-artistico delle singole sale. Caso emblematico, lo ricordiamo, è proprio il Cinema America, che grazie alla mobilitazione dei ragazzi è stato oggetto di due provvedimenti di tutela da parte del Mibact, uno sulla destinazione d’uso ed uno per il riconosciuto valore storico-artistico dei mosaici decorativi, sventando ogni possibilità  di riconversione a scopo commerciale dello stabile. ” Il tema della gestione dei beni comuni è esattamente questo ” aggiunge Curcio.

Pars costruens: le proposte di registi e attorihttps://www.facebook.com/piccolo.cinema.america/photos/pb.126300720857743.-2207520000.1425986888./418240491663763/?type=3&theater

Ettore Scola, Bernardo Bertolucci, Gabriele Salvatores, Carlo Verdone, Valerio Mastandrea, Paolo Sorrentino: non è il cartellone del Festival di Cannes, ma un esempio delle personalità  illustri del mondo del cinema che si stanno interessando alla vicenda. Insieme ai ragazzi del Piccolo America hanno elaborato le loro proposte, basate su un’idea diversa di ” rigenerazione ” , condivise anche da Curcio. Dopo la prima fase di censimento qualitativo delle sale, si propone di disincentivarne l’abbandono attraverso opportune misure fiscali, favorendo parallelamente la riapertura delle sale in quanto tali con la riduzione delle imposte comunali. La terza fase prevede la riconversione delle sale in complessi culturali polifunzionali, con il vincolo assoluto di rispettare le norme sancite dal Piano Regolatore, e con un iter che preveda il ricorso esplicito a percorsi partecipati con le realtà  territoriali. Per le nuove sale, si fa riferimento a casi virtuosi come quelli del Nuovo Sacher e del Cinema Roma, la cui programmazione è stata affidata rispettivamente a Nanni Moretti e Carlo Verdone, proponendo dunque il coinvolgimento di un autore, attore, critico o produttore in ciascun progetto. Secondo Curcio, a rendersi necessario ” è un salto nel concetto stesso di progettualità , nel momento in cui la logica privata deve recedere davanti alla dimensione dei beni comuni ” . Meglio parlare allora di percorsi ” metaprogettuali ” , che possano prevedere anche l’integrazione con funzioni diverse da quella originaria, purché compatibili con quella culturale, tenendo ben presente che non può esistere un unico modello prestabilito valido per tutte le sale.

…ma il cinema è un bene comune?

Le contro-proposte hanno ricevuto l’approvazione anche da parte di Stefano Rodotà , che in suo recente articolo si è richiamato esplicitamente al documento come legittima opposizione all’ ” accettazione dell’esistente ” , con una consapevolezza che sembra ancora mancare a qualche amministratore locale. ” L’inchiesta “Fantasmi urbani” voleva sensibilizzare esattamente su questo: il cinema è un’arte fondamentale, e gli spazi urbani ad esso dedicati sono luogo di una memoria storica e sociale irrinunciabile ” suggerisce ancora Curcio. Un intreccio di esperienze individuali che nella condivisione forgia e rafforza l’identità  collettiva: le sperimentazioni di gestione partecipata al Cinema America e al Cinema Impero, ” due best practice che andrebbero coccolate, altro che ignorate ” , sono lìa ricordarcelo.

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