Nel giorno dell'apertura del Palazzo, il commento del Presidente di Labsus

Il Palazzo del Quirinale: da istituzione lontana e fisicamente inaccessibile a bene comune accogliente, di cui tutti possiamo godere, ma di cui tutti siamo responsabili

Aprire il Quirinale ai cittadini non è come aprire un nuovo museo ai turisti. Con tanti musei che  abbiamo in Italia aprirne un altro, sia pure prestigiosissimo, non farebbe notizia. Invece colpisce  l’apertura al pubblico del Quirinale, tutti i i giorni per molte ore al giorno, perché è  come se in  questo modo il Palazzo per antonomasia cambiasse di colpo natura,  da istituzione lontana e  fisicamente inaccessibile a luogo accogliente, che potremo d’ora in poi visitare tutte le volte che  vorremo, ricevuti e accompagnati da altri cittadini come noi.

Il significato politico e pedagogico

L’apertura giornaliera del Quirinale e l’inedita modalità   di gestione delle visite hanno infatti  un  fortissimo significato politico e pedagogico.  Dal punto di vista politico l’apertura manda un messaggio in assoluta controtendenza rispetto al  drammatico deterioramento del rapporto fra cittadini e istituzioni, sempre più  disprezzate e sempre  più  estranee alla vita quotidiana di milioni di italiani. Il Presidente Mattarella evidentemente sa che  la comunicazione più  efficace è   ” un comportamento consapevole di essere comunicazione ” .
L’apertura del Palazzo finora praticamente inaccessibile situato sul colle più  alto della politica  italiana è  un comportamento che comunica in maniera più  credibile di mille discorsi come il  Presidente intenda il rapporto fra cittadini e istituzioni.  E forse nella decisione di aprire ai cittadini l’antico palazzo dei Papi e dei Re c’è anche una certa  idea di cosa significhi per Mattarella la disposizione dell’art. 87 della Costituzione, secondo la  quale il Presidente ” rappresenta l’unità   nazionale ” . Finora la nazione e la sua unità   si sono incarnate  in una persona. D’ora in poi  l’unità   nazionale si incarnerà   anche in un luogo fisico, concreto, il  palazzo dove vive l’uomo che ci rappresenta tutti e che quest’uomo ci ha aperto dicendoci con il  suo modo di fare pacato una cosa che finora nessuno ci aveva detto, cioè che  è anche casa nostra.

I cittadini sono i padroni di casa

Ma se il Quirinale è casa nostra,  è  giusto che siano dei cittadini, in quanto padroni di casa,  ad  accogliere gli altri cittadini e i turisti  che visiteranno questa nostra casa ritrovata. Se infatti invito  delle persone a casa mia, sono io che gli faccio visitare la casa, non altri.  Emerge qui il significato per cosìdire pedagogico della decisione di affidare l’accoglienza dei  visitatori a studenti universitari (che cosìacquistano crediti per la loro carriera accademica) ed agli  ormai collaudati  Volontari del Touring Club Italiano, che da tempo tengono aperti siti archeologici e  beni culturali che altrimenti sarebbero inaccessibili al turismo, con danno sia alla cultura sia  all’economia.
Non c’è  dubbio che i cittadini che accoglieranno i visitatori, per quanto appositamente formati,  non  potranno mai avere competenze in materia di storia dell’arte  paragonabili a quelle di coloro che  fanno le guide di professione. E quindi i visitatori girando per le meravigliose sale del palazzo forse  non riceveranno tutte le informazioni possibili sugli ambienti visitati.  Ma il Quirinale non viene aperto per aggiungere un altro museo al già  lungo elenco di beni culturali  che turisti disfatti dal caldo e dalla fatica si sentiranno in dovere di visitare. Viene aperto per dare a  tutti gli italiani la possibilità   di capire, identificandosi in uno stupendo lascito dei nostri antenati,  cosa voglia dire essere una nazione, sia pure per un lungo periodo una nazione senza Stato.

Bellezza e bene comune

Visitare il Quirinale dovrebbe essere  un’esperienza emozionante  come assistere alla sfilata del 2  giugno. Non importa se gli spettatori non sanno tutto sui reparti che stanno sfilando, importano il  senso di appartenenza ed i sentimenti che la sfilata suscita. I cittadini che visiteranno il Quirinale  accolti da altri cittadini dovranno provare  orgoglio per essere gli eredi di tanta bellezza  e senso di  appartenenza per il significato che quel palazzo ha avuto ed ha nella nostra storia. Gli studenti ed i  volontari del Touring questo soprattutto dovranno cercare di trasmettere, trasformando ogni visita in  un’occasione di educazione alla cittadinanza ed all’identità  nazionale.  D’altronde la loro stessa presenza in quelle sale ha  una valenza educativa, perché comunica con i  fatti la grande novità  che in questi ultimi dieci anni ha cambiato l’idea stessa di cittadinanza in Italia.
L’introduzione in Costituzione nel 2001 del principio di  sussidiarietà   ha infatti legittimato le  autonome iniziative dei cittadini che si attivano per la cura dei beni comuni materiali e immateriali  dei luoghi dove vivono. Ci sono oggi decine di migliaia di persone che nelle città  e nei paesi si  stanno prendendo cura di scuole, giardini pubblici, beni culturali, edifici abbandonati e cosìvia.  Beni formalmente pubblici, che diventano beni comuni nel momento in cui una comunità  decide di  prendersene cura.  Anche il Quirinale è un bene pubblico, di proprietà  dello Stato, naturalmente. Ma nelle ore della  giornata in cui dei cittadini se ne prenderanno cura per farlo conoscere ed apprezzare da altri cittadini  diventerà  anch’esso un bene comune, di cui tutti possiamo godere ma di cui tutti siamo  responsabili.

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Articolo tratto dal sito: www.touringclub.it