Chieri 11 luglio, Labsus presenta il lavoro sui Regolamenti per l'amministrazione condivisa

Il discorso sui commons coinvolge tutti, lo abbiamo visto a Chieri, dove si sono ritrovati uniti e vicini: istituzioni e cittadini, singoli o associati, attivi nella difesa dell'interesse generale

” I beni comuni non rientrano nelle categorie ideologiche del ‘900 ma ciò non toglie che siano politicamente significativi. I beni comuni non sono politicamente neutrali ” . E’ Gregorio Arena, presidente di Labsus, ad aprire l’incontro tornando a sottolineare il carattere politico del discorso sui commons, aspetto emerso prepotentemente nei giorni di Chieri. Il paradigma dei beni comuni rappresenta un’alternativa politica, oltre che sociale, culturale ed economica, un’alternativa alle attuali forme di democrazia, intrise di neoliberismo fino a negare sé stesse. Alternativa tanto più importante quanto più avvicina posizioni storicamente distanti tra loro.
labsus beni comuni chieriGregorio Arena ha aperto l’incontro ricordando come l’estraneità  dei beni comuni alle categorie ideologiche del ‘900 sia uno dei punti su cui i diversi approcci ai commons riescono ad incontrarsi. E’ vero: i comitati spontanei, i movimenti di riappropriazione e tutti i soggetti che hanno portato avanti le battaglie per i beni comuni nell’ultimo ventennio italiano, sono portatori di un diverso modo di fare politica, un modo che nasce dalla sfiducia nei meccanismi rappresentativi e si nutre dell’autonoma iniziativa dei cittadini.
Il discorso sui commons coinvolge tutti, lo abbiamo visto a Chieri, dove si sono ritrovati uniti e vicini: istituzioni e cittadini, singoli o associati, attivi nella difesa dell’interesse generale.

Labsus e i regolamenti comunali

L’incontro che ha visto protagonista Labsus ha ospitato, oltre al Prof. Arena, Pasquale Bonasora, Daniela Ciaffi (entrambi membri del direttivo di Labsus) e Fabio Ragonese. Ognuno dei relatori ha avuto modo di approfondire il carattere innovativo del paradigma focalizzandosi sui nuovi modelli di amministrazione condivisa, sugli strumenti partecipativi, sulle esperienze di rigenerazione dal basso e sull’importante ruolo dei funzionari nella messa in atto della rivoluzione amministrativa dolce di cui Labsus e i comuni che si stanno dotando del regolamento si fanno promotori.
labsus beni comuni chieriDaniela Ciaffi ha raccontato l’evoluzione delle politiche urbane sottolineando come ci sia stato negli ultimi anni un grande cambiamento anche terminologico, cambiamento che lascia emergere come il concetto stesso di comunità  sia sempre più inclusivo e contenga non solo più i singoli cittadini, i comitati e le associazioni ma anche gli stessi enti pubblici che negli abiti degli amministratori locali iniziano a porsi sullo stesso piano dei propri interlocutori privati realizzando il principio del ” to be equal to ” , principio paritario basato sulla sottrazione di potere autoritativo all’amministrazione e sull’avanzare di nuovo senso di responsabilità  da parte dei cittadini (guarda un estratto dell’intervento di Daniela Ciaffi).

Pasquale Bonasora ha invece portato a Chieri le importanti esperienze di rigenerazione dal basso del territorio pugliese mettendo in luce il valore che l’innovazione amministrativa può avere nel recupero di quelle aree che ” balzano agli onori della cronaca solo nei programmi elettorali, per essere poi puntualmente dimenticate ” . Sono le aree abbandonate e dismesse, i siti di archeologia industriale, quel vastissimo patrimonio abbandonato del nostro paese di cui l’ex tabacchificio della provincia di Taranto, l’ex caserma di Bari e l’ex Fadda non sono che esempi.

La riflessione di Rodotà  sui Regolamenti

Nei giorni di Chieri il tema legato ai regolamenti cittadini è emerso a più riprese. Durante l’incontro sull’esperienza della commissione Rodotà , tenutosi il 10 luglio nel Chiostro di S. Antonio, il presidente della commissione del 2007, accanto al referendum del 2011, alla stagione delle occupazioni e alla Costituente dei beni comuni, ha presentato i regolamenti come una delle tappe che ha dato seguito al lavoro della commissione. Egemonico, in questa fase, secondo Stefano Rodotà , il discorso sui regolamenti mette in luce la capacità  del diritto d’interpretare le istanze della contemporaneità  e di dare risposte ma, al contempo, fa emergere tutte le difficoltà  che il paradigma del comune ha nell’interfacciarsi con il settore pubblico. Rodotà  ha sottolineato, in particolare, come la parola d’ordine del discorso sui regolamenti sia ‘partecipazione’, una parola ricca di sfumature che bisogna imparare a cogliere e a realizzare nella sua piena accezione, che contempla un ripensamento di ciò che è pubblico ma che allo stesso tempo deve declinarsi includendo e legittimando forme di autogoverno.

La cura dei beni comuni produce sviluppo economico

labsus beni comuni chieriLa discussione si è, infine, arricchita dei contributi del pubblico che non ha mancato di far emergere le criticità  legate all’esercizio della sussidiarietà  e alla questione del reddito. ” Ci sono luoghi che se chiusi non producono nessun reddito, tenerli aperti anche grazie al volontariato, genera un effetto moltiplicatore ” . E’ il prof. Arena a dirimere i dubbi riprendendo il tema del recupero degli edifici abbandonati che devono essere trasformati in poli di sviluppo economico, capaci non solo di sostenersi economicamente ma di generare reddito e lavoro (guarda il video delle conclusioni di Gregorio Arena). Il tema degli edifici abbandonati sarà  uno dei temi approfonditi nella Scuola dei beni comuni promossa da Labsus, Euricse e Università  di Trento, alla sua prima edizione il prossimo autunno.
Anche la platea, dunque, attenta e partecipe ha contribuito in maniera proficua allo sviluppo della discussione costruendo insieme ai relatori un frammento di quel cammino verso l’affermazione del paradigma dei beni comuni.

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