L ' esperienza di Amsterdam dimostra che dobbiamo tutti imparare a guardare con occhi nuovi la vita quotidiana nei nostri quartieri, nelle scuole e nelle istituzioni, perché la percezione delle nostre città  che noi diamo per scontata potrebbe rivelarsi drammaticamente inadeguata

C’è una città  europea che ha affrontato prima delle altre l’emergere del radicalismo, della polarizzazione e del terrorismo. Con saggezza ed efficacia.
La città  è Amsterdam, la data dello spartiacque è il 2 novembre 2004, quando il regista Theo van Gogh mentre si recava al lavoro in bicicletta è stato assassinato da un giovane di origini marocchine nato e cresciuto in Olanda. Nella enorme tensione che ne è seguita, il tessuto sociale della città  sembrava in preda alla polarizzazione più cieca: il moltiplicarsi degli insulti nei riguardi degli immigrati, il vandalismo contro gli esercizi commerciali dei musulmani, le moschee incendiate, le minacce di morte al sindaco e ad un assessore di origine nord-africana.
Le reazioni politiche a questa situazione si sono mosse su un doppio binario.

I controlli

Da un lato, il governo nazionale ha stabilito che ogni singolo cittadino debba sempre essere fornito di un documento di identità , che i residenti stranieri devono passare un test di cittadinanza e che tutti gli immigrati debbono obbligatoriamente seguire dei corsi di apprendimento della lingua nazionale. Inoltre le forze di polizia sono state autorizzate a fermare per strada qualsiasi persona giudicata sospetta.

Guardare con occhi nuovi

Dall’altro lato, il sindaco e la giunta comunale di Amsterdam hanno avuto il coraggio di riconoscere pubblicamente di non avere   gli strumenti per fare una diagnosi e dare delle risposte. ” Dobbiamo tutti imparare a guardare con occhi nuovi la vita quotidiana nei nostri quartieri, nelle nostre scuole e istituzioni, perché se questo può accadere ad Amsterdam, vuol dire che la percezione di questa città  che abbiamo dato per scontata era totalmente inadeguata ” .
Quindi il punto di partenza è stato un invito a tutti i dipendenti della PA e dei servizi, a tutti gli operatori del sociale, a produrre delle descrizioni della vita quotidiana che mettano in rilievo aspetti prima trascurati. Un invito ad abbandonare la ” normale amministrazione ” e a prendere molto più sul serio i segnali di disagio da qualsiasi parte emergano.

Il contributo di un esperto

A facilitare sia teoricamente che praticamente questa rivoluzione i principali strumenti messi a disposizione sono stati tre. Primo: i lavori dell’esperto di ” conflictstudies ” Ervin Staub, noto per i suoi studi sui genocidi del XX secolo, dall’Olocausto, alla Jugoslavia, al Rwanda ecc. il cui libro più famoso è intitolato ” The roots of Evil ” (Le radici del male), e che ha anche dedicato anni di studi a fenomeni di perpetuazione della violenza nella vita urbana quotidiana e in particolare all’interno delle famiglie. Staub (che insegna negli Usa) è stato invitato in Olanda per un giro di incontri e conferenze e la discussione dei suoi articoli è divenuta ” luogo comune ” fra gli operatori sociali. Le sue analisi hanno contribuito in modo decisivo a delineare lo spartiacque nella elaborazione dei criteri di adeguatezza delle istituzioni democratiche in una società  complessa.

Prima: Amsterdam era considerata un prototipo di società  accogliente e tollerante verso ogni forma di diversità , in cui ognuno è libero di pensare come vuole e di fare quel che vuole, purché rimanga nei confini stabiliti dalleleggi e non rechi disturbo alla   vita degli altri. Il non plus ultra della vita civile e democratica.

Dopo: ci si rende conto che ad Amsterdam i vari gruppi sociali vivono fianco a fianco, ma con percezioni della società  diverse di cui è praticamente vietato occuparsi. La gente impara rapidamente che l’ignorarsi a vicenda, guardare da un’altra parte, è il modo più efficace per non incorrere in guai e malintesi. Nelle scuole e nelle istituzioni il ” come la gente si sente ” , le emozioni specialmente di diffidenza e disagio ed esclusione vengono interpretate non come segnali della necessità    di costruire assieme una società  nuova, più sfaccettata e ricca e accogliente, ma come indici di male adattamento e di inadeguatezza. In questo contesto chi è più in difficoltà  tende ad isolarsi e a interpretare come prevaricatrice e manipolatrice ogni offerta di aiuto.

Un’amministrazione ” di missione ”

Da qui gli altri due strumenti messi a disposizione del cambiamento. La creazione di un ” Centro di analisi e di iniziativa sull’estremismo politico e il conflitto ” composto da un gruppo di   funzionari noti per aver saputo affrontare e risolvere situazioni di emergenza e dotati di notevoli poteri e mezzi economici (dovendo rispondere direttamente al sindaco) col compito di favorire e coordinare tutte le iniziative ritenute più opportune di innovazione dell’operato della PA.

In strada per ascoltare

E (terzo) una rete di funzionari e operatori col compito di ” lasciare i palazzi e andare per le strade ” per individuare le ” buone pratiche ” già  in atto che promuovono spazi di incontro e mutuo apprendimento e favorire il loro apprezzamento sociale e rafforzamento, nonché il dialogo con le istituzioni che vanno sburocratizzate. A tutti gli operatori si è chiesto di segnalare a una speciale equipe i casi di ragazzi ” in difficoltà  ” , che tendono a chiudersi in se stessi e con i quali le scuole e istituzioni faticano a comunicare, in modo che una sorta di ” grandi fratelli ” possano avvicinarli,   stabilire un contatto per capire quali sono i loro interessi e sogni e come aiutare a perseguirli.

Politiche specifiche per problemi specifici

Molte discussioni ha suscitato la decisione del ” Centro di analisi e iniziativa sull’estremismo politico e il conflitto ” di dedicare una particolare attenzione alla valorizzazione delle leadership naturali in ambienti musulmani   coinvolgendole nella diagnosi e gestione dei rapporti con le frange più isolate e fondamentaliste delle loro culture di origine. Dentro l’amministrazione la posizione prevalente era infatti: ” Se assicuriamo a queste persone una casa e un lavoro, l’integrazione verrà  di conseguenza. Politiche specifiche per singole culture, etnie e religioni, sono pericolose, conducono a ragionare per stereotipi ” . Invece ha prevalso l’idea che le divergenze relative alle identità  culturali ed etniche hanno una loro relativa autonomia e vanno messe sul tappeto e affrontate come tali.

Rendere visibile la svolta

Accanto a questa svolta nel modo di operare quotidiano della amministrazione, sono state sviluppate una serie di iniziative più clamorose, adatte a segnalare il cambiamento del clima morale e intellettuale e a rendere visibile la svolta politica a livello più generale. Per esempio, il movimento/campagna ” WijAmsterdammers ” ( ” Noi Amsterdam-esi ” ) in cui cittadini di tutte le età , generi e colori affermano i valori civili e sociali condivisi e si impegnano a difenderli e farli valere. Per esempio: ” Le olimpiadi di municipio ” , in cui i vari municipi in cui Amsterdam si articola, mettono in campo i propri giovani in gare sportive e giochi competitivi di grande successo. E una miriade di iniziative analoghe.

A quanto parte funziona…

Infine: nel 2006 il partito socialdemocratico ha ottenuto la riconferma e assieme ai verdi la stragrande maggioranza dei seggi, cosa che ha consentito al programma qui delineato di consolidarsi nei quattro anni seguenti. Questo ha permesso ad Amsterdam di diventare un punto di riferimento per le politiche contro la radicalizzazione, la polarizzazione e il terrorismo a livello europeo.   E’ vero che anche in Olanda si è venuto nel frattempo affermando un partito populista di destra estrema, ma è anche vero che dal 2004 in poi, nonostante l’alta percentuale di cittadini provenienti da quasi tutti i paesi del mondo, non ci sono più stati attentati terroristici. E ad Amsterdam, come chiunque può constatare,la bicicletta rimane il mezzo di trasporto più diffuso e amato.

Riferimenti:  

http://www.humanityinaction.org/knowledgebase/371-we-are-all-amsterdammers-accounting-for-diversity-and-inclusion-in-dutch-schools

David Laws e John Forester: Conflict ,Improvisation and Governance. Street level practices in Urban Democracy.Routledge, 2016 , in particolarecapitolo 11 : ON Radicalization and social cohesion: the city of Amsterdam’s responses to the murder of Theo van Gogh, seen through the eyes of Marian Visser and JorisRijbroek pp 197-224