L’idea prende avvio nell’azienda romana Etcware, dedicata allo sviluppo di prodotti tecnologici, con uno sguardo sempre attento, non solo all’innovazione, ma anche all’etica e alla cultura.
Il nome del progetto nasce dalla fusione dei termini ” mappa ” e ” broadcast ” che, insieme, ne rendono esplicita la finalità : costruire e diffondere storie geo-referenziate realizzando, così, uno storytelling legato ai luoghi e alle mappe. Gli itinerari proposti, infatti, costituiscono un vero e proprio racconto legato alla mappa e i visitatori, seguendoli, vengono guidati dal navigatore che indica loro la strada e tutti i luoghi ai quali sono collegate delle storie. Queste ultime, classificate semanticamente e, dunque, facilmente ritrovabili, sono contraddistinte da un QRcode che, quando inquadrato con il proprio smartphone, ne permette l’ascolto.
Ad un primo sguardo potrebbe sembrare un comune navigatore ma, rispetto agli altri ha un valore aggiunto: Mapcast mette la mappa al centro, poiché su di essa possono intrecciarsi storie e itinerari di autori diversi, dedicati a visitatori diversi. Ce lo conferma Alessandra Donnini, responsabile del progetto, che tiene a precisare che ” Mapcast è realmente un navigatore turistico, perché al suo interno ha un vero e proprio navigatore che, quando attivato, svolge i servizi di routing e indica la strada al visitatore ” . Solitamente, nei prodotti attualmente in commercio, ” quando l’utente deve cercare una strada, è obbligato ad uscire dall’app per accedere al navigatore di Google, per poi tornarci ” . A questo, continua Donnini, si deve aggiungere che con Mapcast ” è possibile anche visitare un itinerario senza attivare il navigatore: avvicinandosi ai luoghi, infatti, mette automaticamente in evidenza le storie, parlando al visitatore e proponendogli la fruizione di quella più vicina ” .
Open data e partecipazione
Ascoltare storie raccontate da esperti del settore e altri visitatori, dunque, nell’ottica di una
narrazione partecipata. Proprio quest’ultima, introduce uno dei temi più cari alla Donnini: quello degli open data, di cui la partecipazione è elemento essenziale, perché nel caso di Mapcast ” servono a definire le particolarità dei luoghi, strato fondamentale su cui le comunità possono costruire le proprie storie ” . E’ a questo punto che ci fa notare che ” gran parte del patrimonio culturale digitalizzato non è disponibile in modalità open ” . Infatti, la maggior parte delle mappe consultabili, in apparenza liberamente riutilizzabili, sono in realtà protette da restrizioni di natura legale o tecnica che impediscono di metterle a disposizioni per scopi creativi e produttivi. E’ quello che si legge a chiare lettere nell’homepage del sito di OpenStreetMap, progetto nato con il nobile scopo di creare e rendere disponibili dati cartografici, liberi e gratuiti a chiunque ne abbia bisogno. Mapcast è basata su questi dati.
La valorizzazione del territorio
In che modo questa app può contribuire alla valorizzazione del territorio? Quando poniamo questa domanda alla responsabile di Mapcast, la risposta ci arriva nell’immediato: “Ogni territorio è un serbatoio di diversità culturale perché contiene monumenti naturali e/o storici spesso poco conosciuti dalla stessa comunità che vive nell’area e dai visitatori: Mapcast è uno strumento che può essere usato da queste comunità per raccontarsi e raccontare agli altri le storie del territorio, per far rivivere emozioni che coinvolgono chi le ascolta, ma anche chi le prepara; è uno strumento utilizzabile per la raccolta e la co-creazione da parte di più autori e, quindi, permette la stratificazione di culture e identità diverse che condividono un luogo, nel rispetto di ognuna”.
Apparentemente ai turisti, l’app si scopre destinata, primariamente, ai residenti dei luoghi in cui è presente. “I primi utenti di Mapcast”, ci dice Alessandra Donnini, “sono i cittadini, che hanno a disposizione uno strumento per raccogliere le testimonianze dell’identità culturale e storica della comunità ; turisti e visitatori vengono in un secondo momento: trovano le storie della comunità , le ricette, le leggende raccolte in un processo di co-creazione sviluppando, così, un senso di appartenenza ai quei luoghi.
A riprova di questo, parte dell’offerta commerciale è rappresentata da Mapcast Zoom, un’applicazione identica a Mapcast, ma dedicata ad un luogo specifico (una città , un paese, un parco…) o a un argomento (ricette, leggende, chiese…). Come ci spiega Donnini “l’app viene rilasciata sui market con il nome e l’immagine digitale del cliente e quando si apre non si vedono tutte le storie pubblicate su Mapcast, ma solo quelle da lui predisposte”.
Un servizio di personalizzazione utile, per il quale la Etcware ha avuto richieste, non solo da aziende e commercianti locali, ma anche da associazioni, comitati di cittadini, enti di ricerca e in ultimo, ma non meno importante, da amministrazioni comunali perché, tiene a ribadire l’intervistata, “Mapcast non si configura come un prodotto chiavi in mano, ma come uno strumento di partecipazione e di collaborazione fra questo genere di soggetti”.
A fine intervista, Alessandra Donnini ci lascia svelandoci che il suo team è a lavoro per il rilascio di una nuova versione di Mapcast con ulteriori funzionalità e non negando di avere una roadmap di prodotto anche per ulteriori versioni. Non ci rimane, dunque, che scaricare l’app, in attesa dei nuovi, interessanti, sviluppi.
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