CivicWise propone un metodo collaborativo per costruire azioni locali supportate da una comunità  globale

Il primo circolo di CivicWise nasce a Londra nel 2015 e subito hanno cominciato ad affiliarsi persone da tutta Europa; sono nati i circoli di Parigi, Madrid, Barcelona, Valencia, Canarie e altri ancora come ad esempio quello di Milano, inaugurato quest’estate, primo circolo italiano. Come ci raccontano Pietro e Francesco  “CivicWise nasce da un’esigenza avvertita da molte persone che hanno lavorato per più di 10 anni nel campo della partecipazione e non condividono come questa viene gestita, poiché quasi sempre risulta essere condivisione di decisioni già  prese e non una creazione collettiva di soluzioni per la città “. Il significato della parola è semplice: civic richiama il concetto di appartenenza a una collettività  localizzata, e con wise (dall’inglese saggio) ci si riferisce alla capacità   “di poter produrre soluzioni che abbiano impatti collettivi nel senso più politico del termine, non tanto partitico, ma proprio di una collettività  che si riconosce come attore nel proprio territorio anche politicamente”.  Si tratta quindi di dare vita e mettere in rete progetti relazionati con la cittadinanza, intesa come collettività  politica capace di produrre impatti sul proprio territorio.

Think Global Act Local: la comunità  globale a supporto delle azioni locali

Tra gli obiettivi principali vi è quello di unire e mettere in relazione esperienze e conoscenze dai diversi territori al fine di costituire un global knowledge con il quale confrontarsi per la messa in opera di azioni locali. Un approccio che richiama il Glocalismo e la filosofia ‘think global, act local’, ovvero proporre soluzioni inserite nelle specificità  dei contesti territoriali ma che non siano chiuse in anacronistiche forme di iperlocalismo. “Il punto di forza dell’azione locale sono i circoli; nel momento in cui si crea un circolo la community globale si attiva per aiutare e supportare lo sviluppo dei vari progetti, siano essi locali, teorici, di ricerca, ecc. Il punto di forza e di congiunzione tra la community locale e quella globale è favorita da internet, senza il quale non potremmo fare quello che facciamo, la comunicazione stessa sarebbe molto più lenta. Poi ci sono due appuntamenti annuali che abbiamo chiamato Glocal Camp: sono dei raduni dell’intera comunità  di CivicWise dove vengono vengono costruiti momenti di confronto e dibattito sulle varie questioni emerse nei mesi precedenti e dove vengono proposte nuove linee guide per affrontare i mesi successivi”.

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CivicWise si presentata come una distributed community, con circoli e persone provenienti da vari Paesi. Si fonda su una ‘peer governance’, ovvero un modello di governance tra pari, che sia orizzontale e i cui ruoli siano sempre intercambiabili. Ma come funziona? “Di fatto la stiamo sperimentando e ci stiamo dando gli strumenti per riuscire a fare tutte le valutazioni in maniera coerente. Le decisioni sono sempre collettive e vengono prese con strumenti ad hoc, poiché abbiamo un’organizzazione orizzontale, se ne discute insieme anche con i feedback della comunità  globale. Ad esempio non prendiamo nessuna decisione per votazione, piuttosto usiamo il sistema di feedback negativo, un processo difficile che riusciamo a fare perché siamo tutti implicati nel voler costruire questo percorso. Condividendo il sistema con cui prendi le decisioni riesci ad avere una governance tra pari e realmente distribuita”.

Una governance tra pari per un sistema decisionale condiviso e orizzontale

Un altro esempio Pietro e Francesco ce lo fanno spiegandoci come è nato il circolo di Milano: “dovevamo cominciare un circolo ex novo, quindi la cosa più naturale è stata quella di fare una call all’interno di CivicWise per contattare gli ultimi circoli nati e proporre una riunione su come sono stati montati i circoli. Ognuno ha portato la propria esperienza, cosìabbiamo cominciato ad avere un sistema condiviso su quell’argomento specifico e anche a costruire un protocollo per chi vuole costruire un nuovo circolo. In questo modo la decisione su come aprire il circolo di Milano non è stata presa da chi stava a Milano, ma è stato il risultato di un processo di scambio e confronto con altri circoli, ad esempio quello delle Canarie o quello di Barcelona. Con il caso specifico di Milano, si è presa una decisione più generale su come aprire un circolo attraverso un sistema condiviso”.

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Anche il metodo proposto è il risultato di un processo orizzontale di scambio e confronto. Si tratta del Civic Design Method, una metodologia di lavoro che propone 10 fasi, dall’apertura di un progetto, che coincide con la sua messa in rete per condividerlo e ricevere feedback dalla comunità  globale, fino alla sua messa in opera con la successiva misurazione degli impatti. Il Civic Design Method nasce dalla condivisione di esperienze: “non ci siamo inventati granché, è un metodo aperto ed è un sistema circolare per cui ogni punto contiene tutti gli altri punti. Il lavoro che è stato fatto i primi sei mesi è stato sperimentare a lavorare insieme costruendo la nostra comunità , ovvero il primo progetto che vogliamo fare è costruire la comunità  di CiviWise, per cui si è lavorato sul metodo, sui ruoli, sulle relazioni sperimentando tutto noi in prima persona”.

Nella seconda parte dell’intervista che pubblicheremo a breve scopriremo come si accede alla community e quali sono i differenti ruoli che si possono rivestire al suo interno, vedremo il caso della Civic Factory di Valencia e alcune esperienze del network italiano. Infine saranno presentati il volume Civic Practices e il corso online di Civic Design che partirà  a gennaio, per la prima volta anche in italiano.

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