Mettere al centro le relazioni creando contesti, luoghi e attività ; è venire incontro all ' isolamento, alla vulnerabilità  sociale, alla solitudine

Teatro Signorelli,  una fitta pioggia, l’inizio di uno dei più grandi amori del cinema: è quello tra Guido e Dora nel celebre film La vita è bella del 1997. Lo scenario è quello di un Comune della Val di Chiana aretina: Cortona. Lontano dal set, il Comune della provincia di Arezzo, si trasforma in una ” città  possibile ” , fitta di relazioni e associazioni, un laboratorio di responsabilità  sociale condivisa. Sono ben 72 gli indicatori che ne hanno permesso l’ingresso nel circuito internazionale delle Cittaslow: la cerimonia ufficiale si è svolta l’8 dicembre 2016 presso la sala del Consiglio Comunale in presenza del sindaco Francesca Basanieri. Cortona diventa, così, ” città  del buon vivere ” : il riconoscimento ha durata triennale rinnovabile ed è conferito in seguito ad attenta valutazione di specifici criteri di ammissibilità , riguardanti politiche energetiche e ambientali, infrastrutturali, politiche per la qualità  urbana, agricole, turistiche, artigianali, politiche per l’ospitalità , la consapevolezza e la formazione, coesione sociale e partenariati.

L’elogio della lentezza

Non si parla semplicemente di bellezza e beni culturali, ma si incentra sui livelli di qualità  di vita di tutti noi, significa avere la possibilità  di godere di prodotti e servizi che permettono di vivere in modo più semplice e piacevole. Questo è un altro passo di Cortona verso il futuro ” : con queste parole il sindaco, Francesca Basanieri, ha definito il raggiungimento di un traguardo importante. Il movimento Cittaslow, come si legge sul sito  dell’associazione, ” è nato nel 1999 dall’intuizione di Paolo Saturnini, allora sindaco di Greve in Chianti, fatta propria dai sindaci delle città  di Bra Francesco Guida, di Orvieto Stefano Cimicchi e di Positano Domenico Marrone e accolta da Carlin Petrini, presidente di Slow Food ” . E’ l’elogio della lentezza, dunque, la cui rete si estende sino agli USA, Francia, Polonia, Danimarca, Australia, Portogallo, Germania e in tanti altri paesi: l’obiettivo è il medesimo, plasmare una società  ecosostenibile, i cui ritmi si possano adattare alla vita dell’uomo ed al recupero delle vecchie relazioni, una risposta allo ” sviluppo squilibrato ” in favore di una fruizione semplice della città . E tanti sono, in tal senso, gli obiettivi raggiunti dal comune aretino e con orgoglio celebrati in occasione dell’evento dell’8 dicembre.

La città  possibile

Mettere al centro le relazioni creando contesti, luoghi e attività ; è venire incontro all’isolamento, alla vulnerabilità  sociale, alla solitudine ” : cosìsi legge nel quadro fornitoci da Giuseppina Stellitano, responsabile dell’Ufficio Servizi Sociali di Cortona. Da diversi anni, infatti, il comune aretino, attraverso la sua amministrazione, svolge un’attiva promozione di iniziative finalizzate al benessere della cittadinanza: nel 2001 è stato istituito dalla Giunta comunale il Laboratorio della Città  Possibile, incentrato sui principi dello ” sviluppo sostenibile, della partecipazione attiva ed educazione alla cittadinanza, del rafforzamento di stili di vita che permettano il Ben-essere delle persone e in particolare dei giovani ” . Anni ricchi di attività  per giovani e anziani: angoli biblioteche e collaborazioni con le scuole al fine di promuovere la lettura e fondandosi sul coinvolgimento dei ragazzi, dai più grandi ai più piccoli.   E’ il 2006 quando il presidente nazionale dell’UNICEF nomina Cortona ” Città  Amica delle bambine e dei bambini ” . E così, ancora, dalle iniziative legate allo sport alle attività  volte a favorire l’inclusione e, ancora, i tanti patti per la cura dei beni materiali e immateriali. Un progetto che si è costruito passo dopo passo e che mira verso un’ulteriore eccellenza, attraverso la fondamentale cooperazione tra cittadinanza e amministrazione. Del resto, scrive Pier Giorgio Oliveti, direttore Cittaslow, ” gli amministratori delle Cittaslow non dimenticano mai che al di sopra delle alte tecnologie, senz’altro necessarie, c’è sempre l’uomo, il cittadino consapevole che è orgoglioso di partecipare ad un progetto di società  un po’ più slow, certo, ma che però sa riconciliare le vecchie generazioni con le nuove ” .

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