L’associazione Dire Fare Cambiare promuove il cinema che si occupi, funzionando nelle migliori condizioni possibili, anche dell’impatto sull’ambiente e sulla società che lo circonda

Un duplice obiettivo: «la tutela del diritto alla cultura e alla bellezza» e poi «proporre, sostenere, promuovere una cultura sostenibile» in linea con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, quindi «occuparsi di persone, di economia, di risvolti sociali e ambientali». È quanto si propone il Manifesto per la cultura Bene Comune e Sostenibile, firmato da moltissimi/e artisti/e e organizzazioni sociali e culturali del nostro Paese, lanciato dall’associazione Dire Fare Cambiare, alla fine dello scorso anno.
Da lì è nata anche una piattaforma online, ossia «un punto di incontro e di ritrovo per tutti gli operatori del cinema sostenibile: produttori, fornitori, green manager, distributori, uffici stampa, sale cinematografiche e piattaforme». Per fare cosa? Offrire «un database gratuito e un osservatorio permanente utile a mappare film, fornitori certificati, produttori sostenibili e protocolli esistenti». Non solo: «vuole raccontare in tempo reale la trasformazione in atto nel mondo del cinema e dell’audiovisivo sul fronte ambientale». Sono sempre di più, infatti, le film commission che «hanno deciso di incentivare le produzioni sostenibili grazie all’applicazione di protocolli di sostenibilità e grazie anche a una nuova figura professionale: il green manager».
E allora si promuove l’adesione. Iscriversi al portale è gratuito e «vuol dire innanzitutto aver voglia di condividere», scrivono i promotori. Che aggiungono: «La strada fare è ancora tanta e siamo felici di condividerla con tutti e tutte voi».
«Le vecchie e impattanti abitudini possono essere sostituite da scelte consapevoli che portano anche un risparmio economico oltre che accesso a nuovi tipi di canali di finanziamento. Crediamo che sia importante creare un luogo seppur virtuale dedicato al mondo del cinema sostenibile e alle varie opportunità ad esso legato. Benvenuti/e a tutti/e». Incoraggiante inizio.

Una lettera aperta alle istituzioni

Nel frattempo, in attesa delle adesioni ulteriori, hanno scritto una lettera aperta al presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, al ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.
«L’industria cinematografica, e più in generale quella culturale, può e deve dare il proprio contributo alla più grande emergenza planetaria», scrivono, tra l’altro: «Nel nostro Paese esistono diversi protocolli per le produzioni audiovisive sostenibili, operatori culturali che si occupano della divulgazione/sensibilizzazione e formazione ma risultano ad oggi assenti i luoghi di confronto istituzionali e di scambio di best practice. Tutti questi operatori e addetti ai lavori agiscono autonomamente e singolarmente, ognuno con le proprie forze. Un cambio di paradigma si ottiene solo se il processo è partecipato, condiviso».
Tema, si sa, a noi di Labsus assai caro. Per questo i primi firmatari chiedono: «l’istituzione di un tavolo dedicato al cinema sostenibile, un tavolo a cui potranno sedersi i vari attori e protagonisti di questa nuova pagina del mondo del Cinema. È a nostro avviso fondamentale che un processo così delicato ed importante possa contare sull’apporto di un tavolo interministeriale capace davvero di accompagnare e sostenere gli operatori culturali impegnati in questo cambio di paradigma. Un tavolo capace di riconoscere ufficialmente i protocolli, compararli, misurarne l’efficacia e la ricaduta sui territori ma anche utile al coordinamento di questo nuovo settore professionale che necessita di una linea guida per poterne garantire uno sviluppo importante. Un tavolo che non può prescindere dal determinante contributo scientifico. Forti di quello che sta accadendo anche in Europa in questo senso, crediamo che sia giunto il momento di praticare la sostenibilità ambientale con una serie di azioni concrete e misurabili che possano rispondere a un’emergenza planetaria che riguarda tutto il genere umano».
«Siamo a Vostra disposizione», la conclusione interlocutoria e propositiva: «per dare il contributo a una causa che riguarda tutti e tutte: costruire un nuovo modello produttivo e distributivo in grado di proiettarsi nel futuro».

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Foto di copertina: Pixabay