A tre anni di distanza da Bologna, Labsus avverte l'esigenza di proporre un nuovo testo, un nuovo prototipo a cui i comuni possono far riferimento.

Da quando il comune di Bologna ha approvato il Regolamento per la collaborazione tra amministrazione e cittadini per la gestione condivisa dei beni comuni urbani sono passati tre anni in cui Labsus, che ha partecipato alla sua stesura, si è impegnato per la sua diffusione e conoscenza, dando così la possibilità concreta ad altri comuni di adottarlo e di adattalo alle loro realtà. E’ stato un passaggio fondamentale che ha consentito a centinaia di comuni di avere un punto di riferimento per le proprie elaborazioni.
Ora, però, Labsus avverte l’esigenza di proporre un nuovo testo, un nuovo prototipo a cui i comuni possono far riferimento. Il ricorso a questo nuovo regolamento-tipo si deve a diverse ragioni.

Un prototipo di Regolamento

La prima di queste è che questa volta ciò che Labsus propone è davvero un prototipo, un regolamento base minimale, che si può considerare l’ossatura di una struttura che poi ciascun comune può adattare e arricchire secondo sensibilità, realtà amministrativa e territoriale che vive. Quello, infatti, finora diffuso da Labsus era il regolamento di Bologna, che teneva conto di quella realtà e di quelle esigenze che non è detto vadano bene per tutti. In questi anni ci siamo sforzati di far capire questo punto, ma ciò non sempre è stato compreso, determinando così che anche piccolissimi comuni hanno adottato un regolamento di un comune medio grande come quello di Bologna. Con il nuovo regolamento-tipo, invece, Labsus offre davvero un testo minimale a disposizione di tutti e integrabile come ciascuno vuole secondo la propria realtà.

Una maggiore semplificazione

La seconda ragione che ci ha indotto a proporre il nuovo regolamento base è l’esigenza di semplificazione. Ci siamo resi conto che talvolta il regolamento si soffermava a proporre distinzioni che poi avevano scarsa utilità in termini di differenziazione della relativa disciplina. Basti pensare alla distinzione che molti regolamenti riportano tra patti per rapporti occasionali, per rapporti costanti e duraturi, per rigenerazione o per gestione condivisa di beni o spazi. Se è vero che è utile distinguere tra patti ordinari e patti complessi per le ricadute procedurali collegate, tutte le altre distinzioni hanno meno senso perché possono agevolmente trovare nell’atto negoziale del patto la loro soluzione adeguata. E’ solo uno degli esempi che vanno nella direzione della semplificazione, altri si possono trovare nell’eliminazione dei riferimenti alle specifiche politiche (giovanili, artistiche, ecc.), che non bisognano di essere citate espressamente per poter essere realizzate. Nell’intraprendere questo percorso di semplificazione, tuttavia, si fa presente che la semplificazione non può comunque superare una certa soglia minima che è data dal forte carattere innovativo del regolamento, per cui si sottolinea l’importanza che il regolamento continui a prevedere un elenco nutrito di principi e un dettagliato riferimento ai contenuti dei patti. Senza questi riferimenti si corre forte il rischio che gli interpreti del regolamento non comprendano esattamente le sue potenzialità.

Risolvere alcuni problemi di applicazione

La terza ragione che ci induce a proporre il nuovo prototipo è che nel corso delle applicazioni verificate sul territorio sono emersi alcuni problemi e alcune esigenze di correzione. Il caso più eclatante è quello di aver eliminato ogni riferimento alla disciplina sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che rischiava di far apparire i cittadini come equivalenti dei dipendenti pubblici. Analogamente sui profili della responsabilità si è preferito il rinvio alle norme generali dell’ordinamento e alle soluzioni specifiche adottate nei patti, senza che il regolamento irrigidisca ulteriormente questo profilo sensibile. Su altro piano si evidenzia l’eliminazione del riferimento dei patti all’attività amministrativa non autoritativa perché fonte di confusione e pericolosamente equivoca anche alla luce di nuovi istituti previsti dal codice dei contratti pubblici, da cui è bene tenere distante i patti di collaborazione. Infine, si segnala una più precisa definizione di cittadini attivi e quel collegamento con “il fare comunità” che aiuta meglio a distinguere le iniziative di questi da altre iniziative di rigenerazione, assolutamente legittime, ma distinte.

Un adeguamento alle legislazioni statali e regionali

Infine, alla base di questo nuovo regolamento c’è anche l’esigenza di tener conto degli interventi che in questi anni hanno fatto i legislatori, statali e regionali. Basti pensare all’impatto del baratto amministrativo o alle leggi regionali sulla rigenerazione urbana e altre iniziative ancora (gli atti di pianificazione delle Città metropolitane, i patti con le città del governo, ecc.). Tutte queste novità segnalano due cose: la prima è che dopo l’approvazione del regolamento le attenzioni per le città sono cresciute enormemente da parte di tutti i livelli di governo; la seconda è che quando interviene il legislatore gli spazi per il regolamento comunale tendono a ridimensionarsi o comunque sono astretti da maggiori vincoli. Anche per questo un regolamento base riesce meglio a resistere a questo tipo di interventi.

L’auspicio è che i comuni possano trovare nel regolamento tipo un concreto strumento utile ai propri bisogni, apprezzando così la nuova proposta di Labsus.

Scarica cliccando qui il nuovo prototipo di Regolamento
(aggiornato a gennaio 2022)



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