"La sussidiarietà  consente che le decisioni essenziali per la vita della comunità  siano assunte dagli stessi soggetti che ne subiranno gli effetti, competendo alle istituzioni di coordinare le iniziative alla luce del bene comune"

Nel primo saggio proposto, che costituisce l’introduzione al Convegno, l’Autore richiama alla memoria la figura di Tiziano Tessitori e il suo fondamentale apporto nell’Assemblea costituente a favore del decentramento amministrativo e dell’autonomia regionale. Un disegno autonomistico che necessariamente coinvolge il principio di sussidiarietà. Franzese delinea quindi il processo di positivizzazione del principio stesso, individuandone la "ragion d’essere nell’attitudine del singolo a regolare la propria condotta nel confronto dialettico con gli altri soggetti" Lo Stato sussidiario rompe il paradigma bipolare tra pubblico e privato, mettendo il singolo in grado di "autoamministrarsi". Seppure lo stesso fenomento di autoamministrazione non coglie il proprium della sussidiarietà, poichè si esercita sulla scorta di una predeterminazione di fini, elaborati dagli organi di indirizzo politico.
E’ proprio l’autonoma individuazione degli obiettivi intorno a cui si aggega il corpo sociale che consente ai singoli di "realizzare le proprie potenzialità", svincolandosi dalle "pretese assolutistiche dello Stato moderno".

Nel secondo saggio che si propone Lucio Franzese analizza il volume di Francesco Gentile, "Filosofia del diritto". L’Autore prende le mosse dalla nozione di legge intesa come "sussidio a un ordine preesistente" e critica l’approccio eccessivamente formalistico del pensiero giuridico moderno. Ad un’attenta analisi, infatti, la sussidiarietà può considerarsi la "ragion d’essere delle istituzioni", in quanto posta al servizio dell’uomo "per aiutarlo a relazionarsi tenendo presente le esigenze globali del consorzio umano".
Nella configurazione sussidiaria delle istituzioni svolge un ruolo centrale l’autodisciplina individuale.
Proprio nel superamento della prospettiva legalistica e formalista si può cogliere la sussidiarietà, scevra dalla lettura che la vuole mero principio di allocazione del potere, bensì capace di portare "una nuova concezione del singolo, la concezione del singolo come persona, cioè soggetto morale capace di discernere il bene dal male e di comportarsi di conseguenza".
In questa nuova prospettiva solo se si presuppone l’idoneità del singolo ad autoregolarsi è possibile concepire come sussidiarie le istituzioni.



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