Pratiche radicali di rigenerazione democratica a Woodstock, Città del Capo

Nel 2016 nella provincia del Capo occidentale, conosciuta in Sudafrica come Western Cape (in inglese, Wes-Kaap in afrikaans, Ntshona-Koloni in xhosa), un movimento sociale chiamato Reclaim the City (RTC) nasce da Ndifuna Ukutwazi (NU) un’organizzazione politica e un centro legale che fornisce strumenti di ricerca, advocacy e community organizing alle comunità locali per contrastare la riproduzione spaziale dell’Apartheid e promuovere la giustizia sociale, economica e razziale. Nel 2017 RTC organizza diverse azioni di protesta, tra le quali l’occupazione di un’ex-struttura ospedaliera a Woodstock, un quartiere alle porte di Città del Capo e in corso di completa gentrificazione. Lo stabile, abbandonato negli anni 90 è oggi conosciuto come Cissie Gool House (CGH).

Una strategia politica

La decisione di passare dalla difesa legale ad azioni di disobbedienza civile è stata parte fondamentale dell’elaborazione di una strategia politica che potesse fare la massima pressione dal basso per promuovere l’accountability istituzionale nei confronti delle comunità locali. Dalla fine dell’Apartheid (1994), infatti, “i governi locali ottennero nuovi poteri e responsabilità, in particolare garantendo servizi di base a tutti i residenti senza discriminazioni. Oggi i comuni sudafricani sono tenuti a garantire una fornitura equa e sostenibile di acqua, servizi igienici, energia, gestione dei rifiuti, strade, biblioteche, e una serie di altri servizi importanti, e di coinvolgere i residenti nelle decisioni che vengono prese” (RSA 1994; McDonald, Smith, 2004). Tuttavia, tali disposizioni non sono mai state completamente garantite e ad oggi sono ancora molte le vittime del regime in attesa di giustizia.  A ciò si somma la massiccia ingerenza del mercato che dal 1990 ha condotto lentamente alla gentrificazione delle aree interne urbane e alla successiva proliferazione di insediamenti periferici (Temporary Relocation Areas, TRA) per il “trasferimento temporaneo” dei residenti al fine di realizzare nuovi sviluppi abitativi privati.
Woodstock è una delle aree interne lentamente assorbite da questo processo, dove i più fragili (in gran misura eredi di un regime razziale durato quasi cinquant’anni) sono oggi il target principale di azioni di sfratto e marginalizzazione a causa dell’inarrestabile aumento dei prezzi e del costo della vita nel quartiere. Questi, tuttavia, non sono rimasti fermi a guardare ma hanno deciso di organizzarsi per dare voce ai propri diritti. È quindi all’interno di questa cornice che nasce Reclaim the City ed è qui che intendo presentare l’esperienza di resistenza, organizzazione e co-progettazione di Cissie Gool House, un laboratorio di esperimenti democratici che porta il nome di una celebre leader politica antiapartheid e attivista dei diritti umani in Sudafrica: Zainunnisa “Cissie” Gool (1897-1963). Questa storia è parte integrante del mio progetto di tesi magistrale in cooperazione internazionale condiviso con il forum di ricerca e di public engagement dell’Università degli Studi di Torino, Frida.

Cissie Gool House

La prima volta che ho sentito parlare di CGH è stato durante un’intervista online con uno dei leader del movimento di RTC. In quel periodo, stavo contattando diverse organizzazioni della società civile per la ricerca che stavo conducendo sul Community Organizing, una metodologia elaborata da Saul Alinsky (1909-1972) negli anni Trenta del 1900 che prevede un insieme di pratiche politiche e sociali volte a rafforzare i legami di fiducia tra i membri di una comunità al fine di creare potere e generare cambiamento.

“Io abito a Woodstock, in un ex-ospedale che si chiama Cissie Gool House. Faccio parte di Reclaim the City, ma indosso anche altre vesti come quella di Woodstock Residents’ Association e altre organizzazioni civiche che si sono alleate all’interno della nostra comunità.” (Intervistato #3 RTC Chapter leader e residente a CGH, 04-08-21).

Da questo incontro scaturirono molteplici domande: com’è organizzata Cissie Gool Hause? Quali pratiche del community organizing Reclaim The City ha adottato per rafforzare la capacità di azione della comunità locale? Con quali difficoltà e quali risultati?
Per cominciare, CGH ha il suo ingresso principale su Mountain Road. Il perimetro dello stabile è interamente circondato da recinzioni e si suddivide in quattro edifici principali. Uno di questi è soprannominato Azania (origini dal greco, significa Sud Africa) ed è stato il primo stabile occupato da un gruppo di studenti neri che successivamente si sono allontanati da RTC.
Oggi CGH è casa per circa 1000 persone ed è organizzata internamente in sette sezioni coordinate da 12 house leader e da 5 leader di distretto. Ogni settimana, diversi gruppi di lavoro e di monitoraggio, si incontrano per confrontarsi, organizzare attività, riunioni, ed eventi (Intervistato #6 artista e attivista nel quartiere, 11-01-2022). Generalmente, i residenti organizzano la propria vita intorno agli impegni quotidiani di convivenza, famiglia, lavoro e scuola. Chi ha tempo ed energia ulteriori resta attivo nel movimento e partecipa alle attività organizzate per forgiare legami relazionali e promuovere momenti di formazione indispensabili per progettare insieme nuove campagne di azione. La composizione variegata dei residenti nella struttura incarna interamente la frammentazione culturale e religiosa tipica del quartiere. Durante il regime, infatti, Woodstock era considerata “zona grigia”, un’area dove la diversità razziale poteva coabitare uno spazio di prossimità per agevolare il lavoro ed incrementare la produzione di profitto. Anche per questo motivo è stato necessario definire procedure disciplinari e regole comuni per la promozione di una convivenza pacifica all’interno della struttura.

La rete

Sul territorio, invece, CGH collabora con diverse associazioni civili e religiose. Tra queste spicca Woodstock Residents’ Association (WRA), di cui Andrea Couvert è uno dei leader principali impegnati nella co-progettazione di patti di collaborazione ispirati al regolamento di Labsus sui beni comuni urbani. Così nel 2019 è nato Cape Town Commoners, un progetto locale volto ad approfondire il tema dei commons attraverso l’esperienza di CGH e di altri casi nazionali ed internazionali promotori di processi di rigenerazione democratica come, ad esempio, i movimenti e le organizzazioni anti-apartheid (Zuern, 2011) e il confederalismo democratico in Rojava (Ocelan, 2011). Nel 2020, in particolare, Silke Helfrich e David Bollier due celebri attivisti, ricercatori e autori del libro “Free, fair and alive: The insurgent power of the commons” (2019) sono stati ospiti a CGH per presentare il loro lavoro e condividere la propria esperienza sui beni comuni.
I leader e i collaboratori di RTC sembrano quindi seguire una doppia strategia comune. Nel breve periodo si impegnano per costruire una risposta concreta ed immediata allo sfratto e alla marginalizzazione dei più vulnerabili. Nel lungo periodo, invece, si organizzano per resistere all’Apartheid spaziale rilanciando una cultura democratica “radicale”, cioè una cultura che non dia per scontata una struttura del potere verticale, ma che sia capace di rinvigorire la partecipazione attiva delle persone e che getti le basi per la costruzione di una società democratica responsabile, che garantisca ad ognuno, senza discriminazioni, i propri diritti costituzionali.

Un esempio prezioso

È proprio alla luce di questa strategia che CGH si mostra come un prezioso esempio di organizzazione comunitaria per la rigenerazione di potere e cambiamento. Lo strumento di protesta alla base dell’attuale processo di co-progettazione, infatti, non può essere concepito semplicemente come un’azione di dissenso comune. Al contrario, quest’ultimo si è rivelato essere l’originaria espressione della proposta di uno spazio “inventato” (Miraftab 2004, 2005) capace di ricostituire passo per passo il cuore della democrazia.
Certamente le difficoltà non mancano: dalla manutenzione delle infrastrutture, alle tensioni interne, fino al difficile tentativo di decostruire le narrazioni di criminalizzazione. Tuttavia, il potere che le persone muovono quando sono protagoniste democratiche delle proprie comunità si manifesta nella rigenerazione della partecipazione politica, nel sostegno alle istituzioni e nella promozione di regolamenti di coprogettazione, in grado di coltivare responsabilità condivise con i decisori politici. La democrazia diventa così una pratica quotidiana di ascolto, relazione e negoziazione ancor prima di una forma di governo, qualcosa di indispensabile per vivere le realtà complesse che oggi più che mai abitano i centri urbani dei nostri tempi.

Interrogativi sul futuro

A questo punto ulteriori domande sorgono spontanee: cosa ci dice CGH sullo stato di salute delle nostre democrazie? Come possiamo proteggerci dalla privatizzazione e dal disinteresse nei confronti dei bisogni dei cittadini e delle cittadine? Come possiamo rigenerare il potere delle nostre comunità e promuovere la cura per una coscienza critica collettiva?
Oggi le realtà europee ci insegnano che non basta l’assenza prolungata della guerra per costruire la pace e soprattutto che non è sufficiente garantire diritti democratici e giustizia economica e sociale senza l’organizzazione delle comunità locali e la partecipazione attiva della cittadinanza. Siamo ancora in tempo per invertire la rotta? Qualunque sia la risposta, Cissie Gool House rimane un esempio fondamentale sul quale riflettere.

Bibliografia

Alinsky S.D., 1946, Reveille for Radicals. New York. Vintage books.
Alinsky, S.D.,1971, Rules for Radicals: a practical primer for realistic radicals. New York. Vintage books.
Bollier D, Helfrich S, 2019, Free, Fair, and Alive, the insurgent power of the Commons. Gabriola (BC) Canada. New Society Publishers.
Chambers E., Cowan M., 2018, Roots for Radicals Organizing for power, action, and Justice. New York. Bloomsbury Academic.
McDonald D.A, Smith L., 2004, Privatizing Cape Town: From Apartheid to Neo-Liberalism in the Mother City, Urban Studies, Vol. 41, No. 8, pp. 1461–1484.
Miraftab F., 2004, Invited and Invented Spaces of Participation: Neoliberal Citizenship and Feminists’ Expanded Notion of Politics, Wagadu, Vol.1
Miraftab, F. and Wills S., 2005, “Insurgency and Spaces of Active Citizenship: The Story of Western Cape Anti-Eviction Campaign in South Africa.” Journal of Planning Education and Research Vol. 25 No.2 pp. 200-217.
Ocelan A., 2011, Democratic Confederalism. Transmedia Publishing Ltd. – London, Cologne. International Initiative Edition, International Initiative, “Freedom for Abdullah Ocalan – Peace in Kurdistan”. Cologne.
RSA (Republic of South Africa), 1994, Local Government Transition Act of 1993. Cape Town, Government Printer.
Swilling, M., Humphries, R., & Shubane, K., 1991, Apartheid city in transition. Oxford. Oxford University Press.
Zuern, 2011, The politics of necessity Community Organizing and Democracy in South Africa, New edition. Wisconsin. The University of Wisconsin.